“Processo a me stessa” , autori Panella-Oxa-Miori, celebra la poesia del Limite tra esseri umani. Ognuno di noi, nella relazione con l’altro che sta davanti, è al contempo limite e terra. Si può credere di essere per l’altro terra d’approdo, del suo desiderio, della passione, dell’affetto, della tenerezza; l’altro può crederti terra. Si è, però, limite. Impossibile un contatto osmotico, sebbene l’istinto ci porti a divorare chi amiamo.
Limite diventa quel seno acerbo che si scopre nella sua nudità esistenziale come scoglio appuntito e che credevamo terra; limite è la propria nudità fisica, mentre chi ti abbraccia si illude che non ci sia altra pelle e può, ingannandosi, possederti. Crede di averti come se indossasse un suo vestito. La nudità, fonomenica e noumenica, assume la forma di un quesito insolubile, di un processo a se stessi che balla ad ogni passo di vita, geme il godimento e gode il pianto. In questo gioco bello, di nudità false a confronto, costruiamo i nostri sentimenti e siamo pronti a giurarci, per sincerarci che siano veri, li stendiamo sul filo della ragione, mentre sventolano su quello del cuore, li soffochiamo nel tentativo di afferrarli, credendo ancora che siano sentimenti. Ognuno è limite e terra, sabbia e mare nell’infinità del tempo: ignorando l’orma dell’amore, lasciamo un vuoto di felicità.
Di impatto. Il testo, i suoni. Inadeguati alle giurie sanremesi abituate ad altro. Dapprima ho “sofferto” per l’esclusione di Anna Oxa dalla gara. Orgoglio di un fan ferito. Poi ho capito. Legittima e comprensibile.
Da ore, nei ritagli di tempo, l’ascolto, avendo già acquistato il cd “La musica è niente se non hai vissuto”, raccolta di un live 2005 con due inediti, appunto “Processo a me stessa” e l’omonima che dà il titolo all’album. Così mi piace denominarlo. Ma non voglio illustrare il cd, dovendolo metabolizzare, né perorare la causa di Anna. Lascio ciò agli articoli di più illustri recensori.
Dopo la tristezza, l’emozione dell’ascolto, i brividi di tutto me stesso. La foto è tratta dal cd.
Riporto le prime strofe.
«Spuntava la primizia dei tuoi seni / come in mare due punte di scoglio / li hai messi nelle mani di chi afferra / concessi come l’uva nella bocca. Tu sei il limite di chi cerca la terra / tu sei il limite di chi ti tocca / tu sei l’antipatica e la bella / sei quasi nuda ossia vestita quasi / ma spogliata diventi un quesito / per chi ti abbraccia come un suo vestito / e "non ho niente" dici "non ho niente" / tutti pensano che non hai niente addosso / dici "vero ma quel che posso / il mio sentimento niente addosso" / Tu sei il tuo processo ad ogni passo / ad ogni passo come se ballassi. Tu sei la confessione ad ogni canto / e geme il godimento e gode il pianto».