Meditablog

“Melchi, sono stata molto assente dai blog amici perchè impegnata a vivere. Stasera, un po’ di respiro a disposizione…”   
 Solo lo stralcio di un commento che la cara Vera (http://cinnamomumverum.splinder.com) ha lasciato in un mio post. Non è la prima volta che Vera pone su due poli antitetici vita  e blog, come se fossero due entità a se stanti. Sia chiaro: non è una critica verso l’amica bloggara, però il suo commento mi ha fatto scattare la molla del dubbio, che da tempo cigola nel mio cervello: il blog costituirebbe una sorta di utero materno dove rifugiarsi dalle brutture della vita, un luogo, anzi il luogo in cui lo scrivente sublima le frustrazioni del quotidiano. Allo schiaffo preso per strada la carezza, alla lacrima il sorriso, alla rabbia la dolcezza di chi ti legge, ai non-ascolti cui siamo sottoposti, come il Battista nel deserto, la parola che batte il ferro della durezza di chi ti ignora, indifferente alla tua vicenda umana e sociale. Insomma l’esperienza del blog può essere pensata e vissuta come alternativa alla vita vissuta, fonte di non- soddisfazione, di solitudine, di routine, di non-senso? O la pienezza di vita può diventare scrittura che si impone prepotente? La mia esperienza bloggara è breve, posso dire tuttavia che il blog, attualmente, è parte della mia vita e non la sostituisce e non ne è un surrogato. O mi illudo? Chissà. MEL
Pubblico il commento di Gipsy. Grazie per le riflessioni.

Questo per me è un problema spinosissimo.

Vorrei darti ragione, Mel, ma non riesco. Devo ammettere che se avessi una vita sociale sfavillante comunicherei le mie esperienze e le mie sensazioni alle persone – in carne ed ossa – che mi vivono d’attorno, invece che chiudermi in casa davanti a un pc, cercando amici virtuali ed anche la rassicurante consapevolezza di poter essere giudicata solo parzialmente (per quello che esibisco e non per quello che nascondo).

Inoltre il blog è comunque un diario, e soddisfa la voglia di scrivere. Ma per quanto mi riguarda, per quanto io ami scrivere, riesco a farlo solo in momenti di insoddisfazione o di malinconia. Scrivo per esternare i miei malumori e cercare nella scrittura – condivisa o meno – conforto: ritengo che le gioie, in quanto tali, non hanno bisogno di essere verbalizzate, perchè si esprimono da sole nel nostro atto di viverle, con le persone con le quali le viviamo.

Ho ritrovato in un mio vecchio post (26 marzo 2004) la seguente frase: “al tempo incredulo dell’allegria e della follia scrivere non aveva senso: l’importante era vivere”. Simile, come vedi, alla frase di Vera, che mi aveva colpito e che condivido.

Ma anche un dolore forte e recente può bloccarmi la scrittura. Dallo stesso post: “quando sto bene, e quando sto troppo male, non riesco a scrivere. Per scrivere ho bisogno dell’incertezza, del dubbio, dell’instabilità, oppure della malinconia di un dolore rielaborato e consapevole” infatti: “….subito dopo l’abbandono, scrivere era impossibile: oltre il buio della disperazione,un’incredulità di tipo opposto bloccava i miei pensieri, paralizzati in un gomitolo che dovevo districare, se volevo liberarli”.

Puoi trovare il post per intero nel mio blog. Volevo linkartelo, ma mi sembra di capire che non si può inserire un link nei commenti. Gipsy(http://boatsagainstthecurrent.splinder.com)

40 pensieri su “Meditablog

  1. Per me il blog è un passatempo e di certo non è ragione di vita. (credo ormai si sia capito).. non sento nemmeno la voglia prepotente di scrivere. E’ un hobby come ne ho molti altri..
    Comunque sia io cerco di essere molto attenta e se non ho tempo per andare a trovare gli amici vuol dire che non ne vado a trovare nessuno.. non ho preferiti da priovilegiare… ma sono permalosa 🙂
    Buonanotte Mel..

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  2. Credo che nel momento in cui si rende pubblico un pezzo di noi, con i diarii, in realtà si passa da un profilo di realtà ad uno virtuale non con tagli netti, ma lasciandovisi scivolare lentamente, e vale anche il percorso inverso. Diventa, se mi ricordo bene il significato del termine, una osmosi.
    Nello stesso momento in cui la tua garbatissima interlocutrice opera il taglio ma te lo comunica con questo mezzo, dimostra in realtà esattamente il contrario di quello che asserisce. Excusatio non petita?

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  3. @Masso, mi sfugge il senso di “Nello stesso momento in cui la tua garbatissima interlocutrice opera il taglio ma te lo comunica con questo mezzo, dimostra in realtà esattamente il contrario di quello che asserisce”. Sarà l’incipiente primavera, ma oggi son duro di comprendonio!
    Concordo sull’osmosi. 🙂

    @Alidada, grazie! Ho eliminato quel commento e non ho mai aperto quel sito criptato.

    @Alessandro, amara la tua riflessione. In molti casi può essere come tu affermi, ma il mio slancio è in positivo. Ho bisogno di credere e illudermi e illudermi a credere e credere per illudermi. Oggi amo le ripetizioni! 🙂

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  4. Dipende. Dipende dal tipo del blog e da chi lo scrive. Lapalissiano.
    Escludiamo blog come “ragione di vita”, questo è malato, a meno che non si sia soli e confinati davanti ad una tastiera e ad uno schermo.
    Il blog, oggi dopo quasi un anno di bloggaggine -mio primo post venerdì, 12 agosto 2005-, posso dirlo: è vita, vera, autentica.
    Autentica, come la nostra amicizia e consuetudine, pur senza tocco di pelle e di pupille.
    Vero è anche che quando vita attiva “esterna al digitale” ti porta lontano da schermo e tastiera, senti lo stacco, tra qui -sedia/computer/parole/figurine- e lì -gambe/pelle/movimento.
    Vero è che il blog potrebbe rischiare di diventare cuccia buona o valve entro chiudere la nostra ostrica.
    Dipende da noi.
    Per me nel blog c’è vita vera mia, emozione vera mia, relazioni interpersonali vere, mie e vostre.

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  5. In effetti, la mia sintesi non era delle più efficaci.
    Intendevo dire che quando Vera (cui chiedo scusa se l’ho fraintesa) dice che non era sul blog perchè “impegnata a vivere”, ma lo dice su un blog, automaticamente riconosce al mezzo stesso un ruolo, comunque, nella sua esistenza.
    In fin dei conti, in tanti si sparisce per un po’ senza cercare, giustamente, giustificazioni.
    Ovviamente, presumo che lei intenda la differenza nell’uso del blog come mezzo e non come fine (cosa che giustificherebbe in pieno i tuoi dubbi).
    Questo, a prescindere dalla sua reale volontà, perchè è ovvio che in questo momento tutti noi staremmo meglio coi piedi sotto il tavolo ed i calici alzati, anziche stare qui a leggerci/scriverci.
    Questo, ripeto, senza conoscere lei ed il suo pensiero in generale, le sue motivazioni sul tenere un diario pubblico.

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  6. avevo notato questo tipo di commento nel tuo blog e mi aveva in qualche modo colpito.. credo cmq che per ‘vivere’ intenda semplicemente l’essere impegnata e il non aver tempo a disposizione per commentare o postare. tutto qui.
    sull’esperienza blog sono ancora un neonato quindi non mi sento di dir nulla. so solo che per me è un piacevole divertimento…
    ciao Mel
    Nasrudin

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  7. Credo che i motivi che spingano ad aprire un blog siano dei più disparati e non escludo che per qualcuno possa avere significato di rivalsa o di rifugio: certamente per i più è un passatempo che per me si è fatto via via più divertente e stimolante nella ricerca degli abbinamenti tra gli elementi figurativi e linguistici dei miei post.
    Rimane ovvio che impegni lavorativi, familiari o personali possano anche allontanare dal blog temporaneamente, proprio perchè il suo significato di passatempo lo relega tra le prime cose da mettere in disparte, e quindi la mia interpretazione di quanto detto dall’amica Cinnamomum è da riferirsi a questo e non ad altre congetture che mi paiono un po’ amichevolmente ardite….
    Ciao Melki,sempre stimolante e pungente nei tuoi post!

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  8. @Ragazzi, grazie! Siete stati illuminanti. Come sempre mai azzardarsi ad avere l’ultima parola, almeno da soli; insieme è meglio, si possono comprendere in modo più approfondito le ragioni di ciò che scriviamo e pensiamo.

    @Grazie Masso per essere tornato a chiarire i miei dubbi, che si sono dissolti.

    @Nasrudin, tra neonati… 🙂

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  9. Questo per me è un problema spinosissimo.

    Vorrei darti ragione, Mel, ma non riesco. Devo ammettere che se avessi una vita sociale sfavillante comunicherei le mie esperienze e le mie sensazioni alle persone – in carne ed ossa – che mi vivono d’attorno, invece che chiudermi in casa davanti a un pc, cercando amici virtuali ed anche la rassicurante consapevolezza di poter essere giudicata solo parzialmente (per quello che esibisco e non per quello che nascondo).

    Inoltre il blog è comunque un diario, e soddisfa la voglia di scrivere. Ma per quanto mi riguarda, per quanto io ami scrivere, riesco a farlo solo in momenti di insoddisfazione o di malinconia. Scrivo per esternare i miei malumori e cercare nella scrittura – condivisa o meno – conforto: ritengo che le gioie, in quanto tali, non hanno bisogno di essere verbalizzate, perchè si esprimono da sole nel nostro atto di viverle, con le persone con le quali le viviamo.

    Ho ritrovato in un mio vecchio post (26 marzo 2004) la seguente frase: “al tempo incredulo dell’allegria e della follia scrivere non aveva senso: l’importante era vivere”. Simile, come vedi, alla frase di Vera, che mi aveva colpito e che condivido.

    Ma anche un dolore forte e recente può bloccarmi la scrittura. Dallo stesso post: “quando sto bene, e quando sto troppo male, non riesco a scrivere. Per scrivere ho bisogno dell’incertezza, del dubbio, dell’instabilità, oppure della malinconia di un dolore rielaborato e consapevole” infatti: “….subito dopo l’abbandono, scrivere era impossibile: oltre il buio della disperazione,un’incredulità di tipo opposto bloccava i miei pensieri, paralizzati in un gomitolo che dovevo districare, se volevo liberarli”.

    Puoi trovare il post per intero nel mio blog. Volevo linkartelo, ma mi sembra di capire che non si può inserire un link nei commenti.

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  10. il blog è un pezzo di me e della mia vita, forse ha una sua vita autonoma, mi ama, mi odia, non so, ma non riesco a lasciarlo

    A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora

    acresce gioia a tutti fin’amanti,

    e vanno insieme a li giardini alora

    che gli auscelletti fanno dolzi canti;

    la franca gente tutta s’inamora,

    e di servir ciascun tragges’inanti,

    ed ogni damigella in gioia dimora;

    e me, n’abondan marrimenti e pianti.

    Ca lo mio padre m’ha messa ‘n errore,

    e tenemi sovente in forte doglia:

    donar mi vole a mia forza segnore,

    ed io di ciò non ho disìo né voglia,

    e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ore;

    però non mi ralegra fior né foglia.

    Compiuta Donzella, XII secolo

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    ImagoRomae

    666coseproibite

    Ipereye

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  11. Mel, poni quesiti di potente riflessione.
    Dubito ci sia un blogger ( soprattutto se antico ) che non abbia vissuto momenti di dubbio: vado via o rimango?
    Forse per via dei miei tre anni compiuti in Splinder questo dilemma mi si ripropone ciclicamente e non per i motivi che adducono le tue amiche.
    Io ho voluto un blog impersonale, nonostante sia di carattere passionale come ti sarai accorto.
    Agli inizi non era così e lo usavo qausi a mò di diario.
    Tuttavia una cosa la condivido: ora che professionalmente sono appagata non sento il pungolo di esternare molto.
    Forse si sarà notato.
    Ti ringrazio di aver sollecitato l’attenzione di tanti che leggono questa realtà.
    Un abbraccio ( senza virus)

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  12. @Marzia, grazie intanto per la foto!
    Mi auguro di non aver dato l’impressione di voler chiudere battenti, anzi proprio non mi sfiora l’idea. Il blog, attualmente, fa parte di me; l’unico pericolo è che non prevalga sulla vita fuori dallo schermo. Noi esseri umani siamo sentimenti, professione, spesa al supermarket, shopping, lacrime, sorrisi… e anche blog.Insieme, osmoticamente si può continuare, parallelamente. Ma il dubbio emerge sempre.
    🙂

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  13. Ciao carissimo Mel,come si suol dire,questo post capita a fagiulo,sono presente su Splinder da due anni,ho avuto 3 blog compreso l’ultimo,ho provato tutta la gamma di sentimenti che sono stati descritti ,ho scritto per rabbia per amore ,per solitudine,non mi sono vergognata di scrivere qualsiasi cosa la mia mente abbia concepito,ho ricercato opere d’arte da postare,ho voluto condividere i miei stati d’animo,ho vissuto anche tra queste pagine i miei sentimenti gioendo o commuovendomi per vicende altrui,ho dato un volto ed un identità personale a tutti coloro che ho frequentemente letto,anche questa è vita che ti dà l’imput per continuare a mantenere vivo l’interesse.Quante cose ho scoperto sul blog che ignoravo,quante poesie mi hai fatto “ripassare”Prof(te ne sono grata),quanti commenti mi hanno fatto riflettere su ciò che avevo scritto,rivedendoli sotto un’altra luce….
    Quanti argomenti accadutici abbiamo discusso portando ognuno la propria testimonianza…….questa è vita Signori.
    Mi scuso per la prolissa esposizione Mel,
    ma so di essere in casa di un amico la cui ospitalità è proverbiale.
    Un abbraccio.
    gohome

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  14. Per quanto mi riguarda non vedo differenza alcuna tra la mia vita reale ed il blog.
    Nel senso che sono me stessa a contatto con il mondo e sono sempre me stessa nella realtà virtuale.
    Ho una vita di relazione piena ed il blog rappresenta – almeno per me- un modo per dialogare con altri amici…sempre veri e non virtuali.
    Non trovo nessun tipo di differenza nell’approccio.
    Il blog è Comunicazione vera senza fronzoli e senza maschere ed offre il modo per allargare le proprie conoscenze.
    Tutto qui! Buona giornata

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  15. Poiché questa è una vera-virtual conversazione, eccomi con la mia esperienza.
    Ho una vita piena e ricca (l’invidia degli dei mi risparmi) e ho aperto il mio prmo blog più di tre anni fa.
    Il blog non è un sostituo né un surrogato della vita reale, ma un modo di vivere con sistemi diversi. Caro Mel, non possiamo vederci nè annusarci né toccarci né senrtire le nostre voci, ma lo scambio dei pensieri, delle idee, delle scoperte vale forse meno perché avviene in assenza di fisicità?
    Ho imparato moltissime cose da tanti blog, mi sono arrivate suggestioni che poi ho elaborato nella cosiddetta vita reale, mi sono anche arrabbiata (pochissimo, però). Tutte cose che no avrei avuto senza il web, tutte cose che nulla hanno tolto alla mia vita quotidiana, anzi.
    Ti abbraccio. harmonia

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  16. Ho dimenticato una cosa: l’incoraggiamento e il sostegno di amiche e amici nei momenti più bui della notte politica o lo scambio di dolcezze e meraviglie.
    OT. Posso invitarti alla festa di capodanno in ‘convivium’?. Sorriso+ciao! h.

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  17. Vero, ad un certo punto il blog mette paura e si vuole scappare, o almeno se ne ha la tentazione.
    A me è succeso prestissimo. Ho avuto paura:
    -che mi “prendesse” troppo;
    -del successo, delle tante persone che lo frequentavano;
    -della scoperta di troppi blog/diari, grondanti autoreferenzialità, seduzioni, piagnistei;
    -di alcuni scontri fra ospiti, di incomprensioni, di prese di posizione pregiudiziali.
    Poi no. Poi subentra la maturità bloggara, il piacere del percorso uroborico tra blog e blog, tra ospiti ed amici.
    Poi ho scoperto la selezione naturale: da me (come da altri) non vengono (o non rimangono) un certo tipo di persone, le affinità elettive legano alcuni e tengono lontani altri.
    Il blog è un mezzo di comunicazione, uno spazio interattivo ricco di linguaggi e metalinguaggi, un luogo d’incontri.
    C’è un mio post TOCCARSI in qualche modo in tema con l’argomento, un post lungo di commenti, ricco di contrasti e, persino, di passioni.
    E poi c’è quest’altro post:martedì, 07 febbraio 2006 “Sul volersi bene nei blog. Amicizia e amore tra realtà e virtualità”.
    e poi:lunedì, 12 dicembre 2005. “Cose da blog. Strani amanti. Dove si finisce di parlare anche di innocenza, follia, artisti…”
    Credo che su ogni blog si apra, prima poi, una discussione di questo tipo.
    La discussione varia secondo il blog e gli ospiti ed ognuno giunge alla sue conclusioni, con arricchimento.
    Come avviene nei blog, quelli “giusti”, come questo. ; )

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  18. @Maria, sempre mi fai arrossire… e sottolineo il verbo finale alla sicula per farti sentire il suono della tua terra, della mia terra, madre, in ogni tempo, di “fimmine” vere, di vere “fimmine”.
    🙂

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  19. ho letto con interesse questo post, come altri post su questo tema presenti in questi giorni sui vari blog, e i commenti…mi sono ritrovata in molte riflessioni…grazie per questi momenti di riflessione.
    un sorriso
    veradafne

    ( o:T: hai letto sul blog di Fiorile in data 23 marzo 2006?
    http://www.spazioesposto.splinder.com
    o su http://www.incercadiutopie.splinder.com di Mirella, qualche post fa…se hai tempo..e ce ne sono anche altri…)

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  20. Scrive Vera, l’inconsapevole (ma avvisata) ispiratrice. Io intendevo semplicemente dire questo: NEL BLOG CI SONO PAROLE, NELLA VITA FATTI. Questa, carissimi, al di là di tanti giri di parole, è ciò che penso io. Cara MAria, tu dici cose giuste ma io sono profondamente convinta che nel blog non si attui una vita reale, ma solo uno degli aspetti o molti aspetti della vita reale della persona, che, di fatto NON SIGNIFICA vita al 100%.
    Gipsy, invece, la pensa un po’ come il grandissimo Kafka, che diceva che senza la spinta del dolore non avrebbe mai scritto.
    Un saluto a tutti voi, Vera
    😉
    P.S. Neppure a me è chiaro ciò che vuol dire Masso57 (e non per la frase latina)

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  21. Comunque la mia frase la spiega benissimo, in parole povere, anche Nasrudin, che anche se è neonato ha un buon intuito 😉
    “credo cmq che per ‘vivere’ intenda semplicemente l’essere impegnata e il non aver tempo a disposizione per commentare o postare. tutto qui.”.
    Che belle, però, queste tante riflessioni! Grazie, Mel ( anche se mi hai fraintesa alla grande! Blog utero? Mi vien da sorridere….)
    Ciaoooo, Vera

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  22. Blog utero? : Vera, è una mia definizione, tu non c’entri nulla! Sei stata solo la mia musa, il contenuto del post segue i miei contorti pensieri! 🙂
    Ottimo w-end a tutti, fraintesi e non, offesi e lusingati! Ah ah ah ah ! 🙂

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  23. Mi preoccuperei tantissimo se il blog diventasse un surrogato della mia vita. Preferisco vederlo come un “prodotto”, una sua appendice. Dopotutto che senso avrebbe condurre una vita (virtuale) alternativa alla vita vissuta? Anche a me come gipsyqueen viene d dire: se avessi meglio da fare non starei sul blog. Nel momento in cui avrò meglio da fare (quindi implicitamente so già che è meglio ciò che è reale e non il virtuale) ciao ciao alla bloggosfera! 🙂

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