Nanni Moretti è riuscito, ieri sera, a tenermi incollato per ben due ore sulla poltrona senza che soffrissi delle solite smanie che mi affliggono al cine(aria calda e asfittica, i profumi violenti delle signore… e dei narcisi, onomatopee da sgranocchiamento).
Chi si aspetta dal film “Il caimano” la rivendicazione, politica e personale, del “proprio essere di sinistra” dalle fauci del cavaliere potrebbe rimanere fortemente deluso; convergono, infatti, nell’architettura filmica almeno tre quadri: la vicenda umana e professionale del protagonista( il magistrale Orlando), regista in cerca del film “giusto”, cui si intreccia il progetto di una giovane e brava regista in erba, l’autodiegesi del film stesso, l’exemplum economico-politico-sociale del caimano che scende in campo. Per l’intreccio delle tre fabule il film non guadagna in coesione scenica, ma solo semantica. La coerenza del film è, invece, affidata ai protagonisti del microcosmo Italia, di cui Moretti si fa magistrale architetto.
L’ultimo fa da sfondo e da motore narrativo agli altri, costituisce una sorta di macrocosmo dell’Italia degli ultimi anni in cui si muovono i piccoli, grandi personaggi dell’Italia reale, dell’Italia che cambia la sua fisionomia sociale, che pulsa nei sentimenti di un padre che gioca a fare veramente il padre, mentre affronta, con dignità, ma non senza attacchi di isterismo, l’epilogo di un matrimonio naufragato; è un’Italia dalle aspirazioni genuine, di chi si impegna quotidianamente per realizzare con dignità il proprio progetto di vita, che sia sentimentale o professionale, che sia un sogno o un’aberrazione delle proprie aspirazioni, di chi non necessita di “C’è posta per te” per gridare il propri sentimenti o dei culi e delle tette delle letterine per esercitare le proprie fantasie erotiche. Il caimano non è sterile critica politica verso il cavaliere, è anche questo, è parodia, sarcasmo, ma è fondamentalmente un rimprovero del regista a tanta cultura parolaia della sinistra italiana, impegnata più ad evidenziare i trapianti non riusciti del papà del biscione o le sue sparate nel parlamento europeo che a realizzare fattivamente un’opposizione alternativa attraverso l’impegno quotidiano e indefesso. A ragione, perciò, non si può considerare il film di Moretti “politicamente schierato”, perché ad una lettura attenta non sfugge a nessuno che gli schiaffi della critica fanno arrossire le guance dell’uno e dell’altro schieramento, perché di schieramenti si tratta, poco di visioni del mondo. Se poi qualcuno intenderà strumentalizzare il film a fini propagandistici, avrà aggiunto proseliti al seguito, ma perso in autenticità di sentimenti e in dignità.
(La foto è tratta da regno animale e ritrae un caimano nano)