Mi giunge gradita da 1pensiero(http://1pensiero.splinder.com) una mail, che raccoglie alcune note disciplinari scritte da docenti di scuola superiore sui registri di classe. Non so quale sia la situazione comportamentale nelle scuole dove insegnano tanti blogger, ma siamo alla deriva! Ringrazio 1pensiero, perché con le chicche speditemi mi fornisce l’occasione per tracciare, a modo mio, un’analisi amara del fenomeno “maleducazione” nelle scuole italiane.
Aumenta a dismisura la maleducazione selvaggia tra gli alunni e degli alunni. Ad essa corrisponde un disgustoso lavativismo dei colleghi: nessun docente si permette più di redarguire alunni appartenenti a classi anche non “proprie”.
Se le marachelle sono commesse dai propri, si ricorre alla nota disciplinare. Per me estrema ratio. Sì, estrema, poiché in certi casi mi sembra una soluzione senza risultato concreto. E poi mi ritengo fortunato; tranne un solo anno, ho sempre avuto perle di ragazzi!
 Una delle piaghe della scuola italiana è il garantismo nei confronti dei comportamenti poco corretti e talvolta maleducati dei ragazzi. Un garantismo, ahimé, imputabile anche a una certa moda socio-psico-politica dagli anni ’70 in poi ( frutto del Sessantotto) e all’ingresso della psicologia nelle scuole, utile per un verso, dannosa per l’altro. I cocchi hanno sempre ragione, anche quando ti sparano un peto in faccia! Come leggerete!
Conniventi i dirigenti scolastici e una certa commissione di garanzia, che se la fa sotto appena si tratta di convocare i genitori per informarli dei fattacci accaduti! Cosa propongo? Il ritorno al rigore e il rispetto delle regole: nota e sospensione! È vero che il provvedimento del Consiglio di classe deve tendere alla “riabilitazione” del maleducato, ma intanto vige l’obbligo della “punizione”. Sapete qual è l’ultima trovata dei dirigenti ex-presidi? L’alunno allontanato per più giorni dalla scuola subirebbe una sorta di mutilazione del suo diritto allo studio! Quindi incostituzionale! Meglio di così la frittata non poteva essere rigirata! E le magagne continuano. Il Consiglio ha, invece, l’obbligo civile e morale di assumersi  in pieno la responsabilità delle proprie scelte educative e didattiche. Anche di una sospensione! O i decreti delegati funzionano solo quando c’è da perdere tempo nelle assemblee d’istituto, notoriamente ore di fannulloneria con la marca da bollo? Anche a costo di ricorrere in tribunale, bisogna scegliere, schierarsi! Bene, lo confesso: sono un tiranno e i miei alunni mica se lo sognerebbero di mancarmi di rispetto! O stanno alle regole o stanno alle regole. Certo alcuni colleghi mi guardano con l’occhio bieco(sì, perché è capitato di vociare contro di loro e davanti a loro), il Dirigente è a conoscenza(e così il Vice che la pensa esattamente come me), e alcuni alunni, non “miei”, mi guardano incuriositi, soprattutto quando hanno assaggiato la mia voce nelle sporadiche ore di supplenza! Io non leggo il giornale durante l’ora settimanale di supplenza: entro, grido(se è il caso), metto in ordine i banchi, e, quando c’è silenzio, lascio a loro la scelta dell’argomento da affrontare(attinente alle mie discipline di insegnamento). Non me la sento di rubare un’ora allo Stato, inteso come cosa pubblica, frutto delle tasse dei miei concittadini. Lo so, sono odioso e antipatico. E se nel corridoio, al cambio dell’ora, ci sono conciliaboli, li faccio rintanare nelle classi( Mi diverte tutto ciò). Chi mi conosce di persona o mi ama o mi detesta!
 Ed ora le chicche mandatemi da 1pensiero; ad alcune di esse un mio commento in nero.
 
 "L’alunno… durante l’ora di educazione fisica insegue le compagne di classe sventolando in aria lo scopino del water". Meglio che l’altro scopino!

"L’alunno …  durante la lezione di educazione fisica usa la pertica come simbolo fallico".

L’alunno soffre… evidentemente di pen…uria!

"Si espelle dall’aula l’alunna … perchè ha ossessivamente offeso la compagna … chiamandola WeekEnd"

"L’alunna … fa sfoggio della sua biancheria intima lanciandola sul registro del professore"

SENZA PAROLE!

"La classe nonostante i continui richiami del professore continua imperterrita durante le ore di italiano a emanare flatulenze senza che i colpevoli si dichiarino e l’aria ormai è resa irrespirabile da tali esalazioni. Si prega di fare nota ai genitori di tale maleducazione"

E il professore non ha fatto in tempo ad indossare la maschera anti-gas!

"Gli alunni incendiano volontariamente le porte dei bagni femminili per costringere le ragazze ad utilizzare il bagno maschile"
Ingegnosi!

 
 
 
 
L’insegnante di latino:
"L’alunno è entrato in aula, dopo essere stato per 20 minuti al bagno, aprendo la porta con un calcio; ha fatto una capriola e ha puntato un’immaginaria pistola verso l’insegnante dicendo "ti dichiaro in arresto nonnina!"
Braccia rubate alla mala!
 

"L’alunno giustifica l’assenza del giorno precedente scrivendo "credevo fosse domenica"

Esempio lodevole di tempo proustiano!

"Le alunne … chiudono in bagno una loro compagna perché ritenuta da loro "cesso"

"Gli alunni … e … durante l’ora di italiano compiono irrispettosi esperimenti di balistica usando proiettili di carta e saliva (stoppini) contro il ritratto dell’Onorevole Presidente della Repubblica Ciampi. Si giustificano dicendo di necessitare di un bersaglio”

Da denuncia!

"L’alunno … sprovvisto di fazzoletti si sente autorizzato a strappare una pagina della Divina Commedia per soffiarsi il naso"

Senza parole!

"L’alunno… non svolge i compiti e alla domanda "Per quale motivo?" risponde: "Io c’ho una vita da vivere"

Mica è fesso!

"Gli alunni … e … simulano un omicidio in classe, il primo si è steso a terra, il secondo disegna la sagoma"
Troppi R I S !

"L’alunno … ha fatto l’ennesima scena muta dicendo che risponderà solo in presenza del suo avvocato"

Simpatico, però!

Ora di religione: "Si segnala mancanza del Crocifisso, occultato dalla classe, al suo posto cartello recante le parole – torno subito-"

Blasfemo!

"L’alunno M. (Egiziano ndr.), continua a ripetere la parola "cazzo", poiché R. l’ha convinto che significhi "dito"
Esempio di convenzionalità del linguaggio verbale!

"Gli alunni … e … alle ore 10 e 25 escono dall’armadio"

Chiamate la neurodeliri!

 
 

35 pensieri su “

  1. ma se poi una ti lancia le mutande sul registro la puoi almeno sculacciare?
    :DDDD

    un abbraccio

    Costantinos Kavafis

    “Andai”

    Non conobbi legami. Allo sbaraglio, andai.
    A godimenti, ora reali e ora
    turbinanti nell’anima,
    andai, dentro la notte illuminata.
    Mi abbeverai dei più gagliardi vini,
    quali bevono i prodi del piacere.

    vicino piazza navona, image by iperio

    ci terrei che leggessi la mia intervista su VitadaBlogger
    e magari lasciassi un commento…

    seguimi anche su

    ImagoRomae

    666coseproibite

    Ipereye

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  2. Mel…..ricordo che un giorno,in terza media,eravamo tutti in piedi sui banchi col giradischi acceso,avevamo lezione d’inglese e di solito ascoltavamo dischi dei Beatles etc.per poi tradurli e commentarli,ma il Prof non arrivava,ma arrivò il Preside che attirato dal chiasso proveniente dall’aula,si volle rendere conto personalmente e come entrò io intimai un” Attenti”,ero io la capoclasse.
    Fummo graziati perchè nonostante tutto
    avevamo rispettato le regole(presenza di spirito)ma poi si vendicò con me qualche tempo dopo(bonariamente),mentre eravamo in aula magna per assistere ad un concerto,mi chiamò al microfono esordendo con queste parole:”Visto che sei tanto brava a dirigere la classe,vediamo come te la cavi a dirigere un orchestra”.
    Andai sul podio e lo feci,tutto finì con l’applauso e la risata del Preside.
    Buon fine settimana Mel.
    gohome

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  3. Credo che anche a scuola il rispetto delle regole sia la cosa fondamentale. Perchè se c’è aria di impunità, a quel punto tutto salta per aria. Regole chiare, applicabili (ci sono certi regolamenti di istituto che neppure il battaglione San Marco potrebbe far rispettare…), poi in sequenza:
    1.informazione
    2.dissuasione
    3.sanzione, quando necessario.

    E senza guardare nessuno in faccia, perchè le regole non ammettono previlegi, ma una loro intelligente formazione ed applicazione.

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  4. Ringrazio anche te per la visita al blog Mel
    E’ una consuetudine che profuma di antico e di sacro possedere un fazzoletto,
    sarà per questo che, come dicevi ,lo possiedono anziani e sacerdoti?
    “simbolo potente di trasmissione di affetti” e sentimenti.
    custode discreto a cui affidare gioie e dolori
    I sentimenti per fortuna restano immutabili ed eterni…dimorano silenziosi in ogni cuore come sementi in attesa della fioritura.
    un saluto caro
    Sil

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  5. Ahahahah! treoppo forti! Sul piano del comportamento demeriteranno sicuramente ma su quello della fantasia e dell’umorismo io darei loro la medaglia al valore civile…ehheh. Sono una migliore dell’altra! ^___^
    Comunque per parlare seriamente, posso assicurarti che anche nella scuola elementare ormai vige questo lassismo e permessivismo. Io mi ricordo la severità del mio maestro, ormai si tollera si tollera sennò chi li regge i genitori? Uffi!

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  6. Mel!!! Di nuovo argomento spinosissimo!!! Ma tu sei un provocatore!

    Sono morta dal ridere con queste note geniali e i tuoi commenti divertentissimi! 😀

    Io sono esasperata ed inferocita (come sai bene dai miei post) per il lassismo imperante che in CERTE scuole (ma sempre più numerose) fa sì che si svolgano lezioni in un clima da stadio o che si manchi di rispetto all’insegnante come se fosse una cosa assolutamente normale. E’ questa NORMALITA’ che rende la cosa di difficile risoluzione.

    Le difficoltà che le autorità competenti (competenti?) stanno disseminando sulla nostra strada, per renderci sempre più difficile il nostro mestiere, si basano anche su alcune modifiche terminologiche. Ad esempio, la parola disciplina è stata fatta sparire. O diciamo che è stata modificata. Oggi le discipline sono quelle che un tempo venivano chiamate materie di studio: la matematica, il latino. Ma “disciplina” nel senso di saper stare seduti in un banco, di portare rispetto ai docenti e al prossimo in generale, di non urlare come se si fosse al bar, e la sua mancanza (il fare tutte queste cose, e altre peggiori) sono stati sostituite dall’uso di termini come “attenzione” “motivazione”,“disagio”, al fine di eliminare colpe (e responsabilità) degli studenti e trasferirle sugli insegnanti.

    Vediamo così come il ragazzo che sbeffeggia l’insegnante e lo manda affanculo, quello che canta canzoni oscene a voce alta durante la verifica, e potrei continuare all’infinito, non sono altro che il prodotto di insegnanti cialtroni che non sanno “motivare” gli studenti, che non sanno “tenere desta l’attenzione”, che non “capiscono il loro disagio”.

    In questa ottica, la nota non serve proprio a nulla, è motivo di vanto per l’alunno (nella mia scuola si favoleggia di uno, poi bocciato e trasferitosi altrove, che l’anno scorso ne ha collezionate centoventitrè, e tutti lo ricordano come una specie di eroe) e motivo di frustrazione per l’insegnante che non ha saputo, con la sua presenza che da sola dovrebbe conferire timore e rispetto, evitare la causa che l’ha provocata.

    Per tornare alla nostra “incapacità a motivare” sembra non interessare a nessuno il fatto che a monte della “motivazione” c’è il senso del dovere.

    Ovvero: se un insegnante ha poco carisma, non si è autorizzati a trattarlo come fosse uno sfigato. Se è noioso, non per questo si ha il diritto a mettere in atto frizzi e lazzi di ogni genere quando parla. Se le cose da capire sono numerose e difficili, non si improvvisa un tiro al bersaglio con tutti gli oggetti che capitano in mano. O meglio: tutti noi abbiamo fatto cose simili, ma si era ben consci che erano trasgressioni che sarebbero state – giustamente – punite.

    E invece no, non più. Le punizioni dall'”alto” non sono messe in atto, e l’insegnante, oltre a perdere per questo di credibilità, viene messo sotto accusa, per non essere stato “capace di farsi ascoltare e rispettare”.

    Il senso del dovere viene sostituito dal principio del piacere: se l’insegnante non riesce, a costo di arrampicarsi sugli specchi, a rendere piacevole ciò che spiega, ciò che richiede, e se stesso, si MERITA di diventare bersaglio di ogni cafonata possibile da parte degli alunni.

    Ma non è tollerando ogni trasgressione che si prepara gli alunni ad andare incontro al loro futuro, così come non è rimuovendo gli ostacoli che si insegna a superarli. La vita è piena di situazioni noiose, che richiedono di essere affrontate comunque. Di situazioni difficili, che necessitano impegno. Di persone sfigate o poco gradevoli, che meritano in ogni caso rispetto. E di cose che devono essere fatte, o non fatte, ci piaccia o no.

    Perché si DEVE e basta, perché sono la vita e la convivenza civile che lo richiedono.

    Ciao Mel, di nuovo vittima della mia grafomania.

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  7. Mel sacrosanta analisi che vede questo “garantismo nei confronti dei comportamenti poco corretti e talvolta maleducati dei ragazzi.” figlio si primo letto del ’68..
    Ahi serva Italia di dolore ostello!

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  8. @Iperio, Iperio… sempre monello!

    @Gohome, splendida testimonianza! Grazie.

    @Masso, a volte una classe può essere lo specchio della società attuale: esistono le regole, ma per non essere rispettate! Se già qualcuno in alto… non le rispetta!

    @Latenda, anch’io ho riso e di cuore! Ma “in camera caritatis” è possibile farlo.

    @Gipsy, concordo con te : il dovere è dovere, invece vogliono far passare che non c’è dovere senza piacere a scuola! Come si fa a motivare un quindicenne affetto da tempesta ormonale, apparentemente presente, ma con i fumetti erotici che vagolano intorno al suo capo? Nella sua immaginazione? E la quindicenne innamorata del compagno di banco? E il quattordicenne che vuole fare il muratore, come i suoi compaesani, per guadagnare e uscire con la ragazza? che dà pugni sui muri perchè i genitori lo costringono a frequentare il liceo? E così via. Esiste una motivazione interiore che ha le sue ragioni!

    @Marzia, proprio serva ‘sta Italia!
    🙂

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  9. Mel, alcuni di quegli studenti hanno veramente il senso dell’humor. Ammettiamolo. E non sono per niente stupidi, tutt’altro. Apprezzo la sincerità di chi ha scritto nella giustificazione “credevo fosse domenica”, è successo anche a me, mi sono svegliata e non sono andata a scuola, per me era il mio giorno libero, invece no.
    Nella giusticafizione (richiesta di permesso) ho scritto la verità.
    Un’altra volta non sono andata ad un consiglio, l’avevo rimosso: ho presentato giustificazione sincera.

    Ma tornando a noi. Io mi domando quale autorevolezza abbiano quei docenti se i loro studenti si comportano in tal guisa.
    Durante le mie lezioni c’è anche spazio di confronto scherzoso, si sorride e si ride, ma si lavora con pieno rispetto delle regole, soprattutto delle persone e del lavoro comune.
    Anch’io riprendo alunni non miei negli spazi comuni. Anch’io durante le supplenze svolgo lezioni/discussioni, su argomenti vari, non solo inerenti alle mie discipine.
    Una volta ho messo una nota ad una professoressa, l’ho dovuto fare e mi è piaciuto proprio tanto farlo.
    Molti studenti, pur autorizzati dalla presidenza a dare informazioni in classi diverse dalle loro, entravano in aula senza bussare e senza chiedere permesso a me a riferire alla classe. Puntualmente li facevo uscire dall’aula fino a quando il rito non fosse ben computo:
    bussare
    attendere il mio “avanti”
    attendere che io avessi finito di parlare -se non potevo interrompere il discorso con la classe-,
    salutare
    chiedere il permesso a riferire
    ottenerlo
    riferire
    salutare me e la classe.
    Bene, dopo qualche tempo di performance del genere non c’era alunno della scuola che, almeno nelle mie aule e laboratori, non seguisse questa semplice, corretta, educata procedura.
    Avviene che:
    Mentre io sono in aula entra in classe un’adulta, una docente con funzione di bibliotecaria, non saluta, non mi chiede autorizzazione, si rivolge direttamente alla classe, dice quello che deve dire e se ne va, ovviamente senza salutare, mentre io la guardo per tutto il tempo allibita e gli studenti, giustamente, mi guardano pensando “ora che farà? ora come la mette?”
    Io commento: comportamento di grossolana maleducazione, immondo.
    Quindi apro il registro, scrivo una nota alla prof, la leggo alla classe, faccio chiamare il bidello e lo prego di consegnare il registro al preside.
    Un applauso spontaneo da tutta la classe.
    Mel, noi lo sappiamo, le note non servono, basta farsi rispettare, rispettando l’intelligenza degli alunni.
    Se qualche mio alunno manca gravemente -arriva in ritardo in classe, o non svolge un compito affidato, o semplicemente continua a disturbare malgrado mio sguardo fulminante- lo allontano dall’aula.
    Normalmente si scusano per scritto, nei casi più gravi li riammetto solo se accompagnati dai genitori, con scuse loro e dei genitori.
    Vi assicuro che nelle mie classi non vige il terrore, c’è aria distesa, c’è spazio per il pensiero e per il sorriso.
    Dipende da noi. I giovani distinguono spontaneamente, direi epidermicamente, l’autorevolezza dall’autoritarismo, il prestigio reale dal prestigio del semplice ruolo.
    Se non abbiamo autorevolezza e prestigio, se non siamo coerenti, se non sappiamo dire no, se non sappiamo ottenere rispetto…non c’è nota che possa sortire effetto, anzi può rendere solo ridicolo il docente.

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  10. @Maria cara, dall’autorevolezza dipende il tipo di relazione che gli alunni instaurano con noi. Nessun dubbio. Rimane che gran parte dei giovani è maleducata! Una cosa è partecipare insieme ai momenti di ilarità, riso, sorriso, divertimento, un’altra è mancare di rispetto non tanto e non solo perchè uno è docente(chissenefrega!), ma perchè è persona. 🙂

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  11. post che fa rifletttere, molto.
    concordo pienamente con la conclusione del commento di mariaprivi, senza dubbi. Senza tralasciare fermezza e autorevolezza. e tutti i NO che seguono, magari, concordati prima. E poi bisogna essere “fortunati” come dici tu:-)
    Però mi viene spontaneo chiedere..ma quanto è grande quell’armadio? un armadio così capiente in un’aula? ma dove?:-))
    un sorriso sorridente
    veradafne

    ( casualità: si parla di punizioni anche su http://www.canzonipoesie.splinder.com ma lì altra storia..)

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  12. Mi sono fermata a pensare leggendo questo post. Mi trovo nelle parole di Maria, l’adulto gioca un ruolo fondamentale.
    Penso, e ne sono fermamente convinta, che l’autorevolezza sia necessaria, a partire da subito, dalla scuola dell’infanzia ancor prima che dalla primaria; ma ancora prima l’educazione o meglio il rispetto verso l’altro si “impara” in famiglia.
    Sono stanca Mel di sentire mamme che si lamentano in continuazione dei loro bambini (e ti parlo di piccoli intorno ai nove anni) perchè non sanno cosa fare, come intervenire per arginare fenomeni che preoccupano.

    un abbraccio e buon we

    Blue

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  13. Sarà che io non sono insegnate ma in queste frasi chi ci rimette, secondo me, non è l’alunno ma la credibilità degli adulti. Per quel che ricordo le bravate in classe le abbiamo fatte tutti… ma c’erano insegnati che non avevano neppure bisogno di gridare per farsi rispettare.

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  14. ahaha ,,, Mel sai che quel blog è diventato un fenomeno di costume tanto da essere proprio oggi in qualsiasi telegiornale nelle ultime notizie ?
    .. e ci credo che sei senza parole quando l’alunna ti lascia l’intimo sul registro !!! (scherzo veh !:)

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  15. @Mata, con i propri alunni non si grida, non necessit, basta uno sguardo; nelle classi in cui rappresenteresti un tappabuchi(per le continue assenze dei colleghi) è necessario gridare, poichè nè ti conoscono come docente, nè ti riconoscono come docente della loro classe. Ciò conferma che i ragazzi sono maleducati doppiamente, perchè con i propri insegnanti non osano, ma con il nuovo che entra in classe, come si suol dire, tastano il polso, per capire se possono fare attività da pub o studiare seriamente. Ciò, infine, conferma l’inadeguatezza dei genitori ad insegnare l’educazione ai figli, perchè o si è educati o si è maleducati; non c’è l’interruttore da azionare. Ai tempi della scuola arrossivo solo al pensiero che i miei potessero rimproverarmi per aver mancato di rispetto ai docenti! E da bambino mi beccai un sonoro schiaffo davanti alla maestra, perchè a mia volta aveva schiaffeggiato un mio compagno!
    Che poi esistano docenti che scaldano le sedie(soprattutto donne, che usano il lavoro di docentesse per arrotondare lo stipendio del marito) per demotivazione o altro… è storia nota. Come in ogni angolo d’Italia e in ogni tipo di lavoro.

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  16. E bravo Mel, un bel post provocatorio/divertente!
    Cio che mi piace e che non sei per niente affranto da quello che vedi tra i banchi di scuola, non scuoti la testa, ma i maleducati li affronti a muso duro. Complimenti!

    Bè l’eduazione si fa anche tra i banchi di scuola, visto che i bambini e i ragazzi ci passano un bel pò di ore .
    Le famiglie lavorano, e gli insegnanti hanno una gran bella responsabilità.
    L’autorevolezza non si compra al supermercato col 3×2.
    L’anno scorso in 1 elementare, nella scuola di mia figlia 3 bambini si son calati le braghe alle spalle della maestra. La classe era in delirio, l’insegnante non si è accorta di nulla.
    Certo i piccoletti sono provocatori. Ma gli insegnanti un paio di occhi aperti alle volte…
    Ma le sospensioni servono a qualcosa?
    E’ la scuola che depone le armi, e finito il congedo, torna tutto come prima.
    Altro che sospensione, la bocciatura ci vuole.
    Un saluto.

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  17. Dissento Mel, dissento. Conosco tanti, troppi, colleghi uomini che scaldano le sedie!
    Che la scuola sia ancora troppo al femminile dipende da molti fattori, i principali:
    stipendi bassi,
    scarso valore del ruolo,
    costume.
    Solo una parte dei maschi insegnanti, stretta minoranza assoluta -ai consigli di classe sembra di stare dal parucchiere-, forse è veramente motivata.
    La demotivazione dei docenti prescinde dal sesso.
    Che poi molte delle docenti siano delle cretine superficiali non ci piove e non ci piove nemmeno sui docenti uomini altrettanto cretini e superficiali, ma generalmente comunque boriosi presuntuosi.
    Mel, diciamocelo, hanno gli alunni che si meritano e che bene o male hanno formato.
    Ma ti rendi conto chi c’è dietro la scrittura di quelle note? Ometti e donnette senza senso del ridicolo, senza un briciolo di prestigio che, proprio con quelle note, segnano e fermano sulla carta il loro fallimento di persone, prima che di docenti.
    Il clima della classe, lo spazio di lavoro e di confronto LO DEVE CREARE IL DOCENTE con gli alunni che ha, educati o maleducati che siano. Almeno sul piano disciplinare ci vuol poco ad educare, e senza bisogno di inutili e ridicole note.
    Maddai!

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  18. Riporto l’ultima nota di mio figlio, più o meno a memoria:
    L’alunno si china sotto il banco della compagna per guardargli la biancheria intima,quando richiamato risponde con testuali parole:è lei che mi provoca,deve imparare che quando mette la gonna si sta sedute con le gambe chiuse.

    Per non riportare avvenimenti che non si possono commentare sui comportamenti degli insegnanti.
    Insegnante di informatica che invece di far lezione passa tutto i tempo davanti al fax perché aspetta un documento (che non riguarda la sculto l’insegnamento) mentre i ragazzi si sbottonano.
    Insegnante di sostegno che invece di far sostegno al ragazzo fa sostegno all’insegnante di educazione fisica,va beh che non è malaccio ma insomma!!!e potrei andare avanti per ore intere poi cosa vogliamo chiedere ai ragazzi?

    Leggo che qualcuno dice che l’educazione è anche fra i banchi di scuola,si è vero ma non solo.
    L’educazione deve venire dalla famiglia,la famiglia non può delegare questo compito la scuola può solo consolidare delle basi ma non rivestire il ruolo famigliare
    Non ci sono scusanti che reggono,nemmeno impegni di lavoro i figli nel momento che nascono devono essere seguiti troppo comodo dare poi colpe alle istituzioni per liberarsi la coscienza…

    Anche se ammetto che le scuole oggi attraversano un periodo di decadenza grande decadenza
    E le istituzioni che fanno? Nulla

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  19. @Maria, è vero, i docenti maschi demotivati esistono, eccome!Ogni tanto il mio maschilismo viene fuori, chiedo venia alle colleghe!
    Concordo sulla nostra responsabilità in relazione al clima della classe, ma mi augurerei più senso del rispetto della persona a prescindere dal ruolo e dalla funzione. E i giovani, come gli adulti, difettano. Ieri, a ricreazione, l’ennesima prova: un gruppo di “veline” di prima usciva da una prima correndo come gazzelle in calore e mi ha letteralmente investito, mentre uscivo dall’ascensore. Ti lascio immaginare la mia reazione. E loro? Neanche han chiesto “scusa.
    Invece un mio collega, nel bel mezzo di un dialogo tra me e una docentessa, piomba improvviso e ci interrompe per una “minchiata”. Gran maleducato! Al che me ne sono andato senza dire nulla; non avevo le forze, ieri, per sprecare energie con un energumeno di siffatta specie.
    🙂

    @Soffio, grazie della tua testimonianza! Scatenatello il pargolo!

    @Lamaron, dici bene! Provocatore. Ed io ho scelto di insegnare anche per “provocare”; le mie lezioni sono una continua provocazione, nel senso che i miei alunni sono “vocati” a porsi problemi, a far scaturire dubbi, a cercare possibili soluzioni, ad agire per migliorare, a sperare nel cambiamento, a lottare, a schierarsi. Schiaccio la loro tendenza alla sonnolenza dell'”essere”.
    🙂

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  20. Mel “il senso della persona e l’educazione” appartengono all’intorno. Il nostro compito, uno dei nostri mestieri, è di cercare di inculcarlo agli studenti. Lo facciamo in pochissimi, eppure i risultati si vedono, riusciamo ad ottenerli questi risultati, malgrado colleghi grevi, che costtuiscono, loro stessi, pessimi esempi.
    Non possiamo stigmatizzare i giovani, possiamo solo cercre di renderli migliori, aspiranti veline comprese.

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  21. soffio.
    E le istituzioni che fanno? Nulla

    Le istituzioni non possono insegnare l’educazione, i docenti non possono essere licenziati. Prendiamo tutti lo stesso stipendio e facciamo tutti la “stessa carriera”, che si lavori bene o no.
    Quando Berlinguer ha cercato di creare distinguo, lo hanno affossato.

    E allora?

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  22. Buongiorno Mel
    come spesso capita nel leggere i tuoi post torno felicemente indietro nel tempo a ricordare quando in quei banchi di scuola c’ero anche io, è un argomento spinoso quello del mancato rispetto verso i prof. perchè è vero che molti ragazzi non hanno nessuna disciplina ma ci sono anche molti insegnanti che non solo non la insegnano ma come rimarchi anche tu scaldano solo la sedia, ho avuto molti insegnanti che erano oltre che insegnanti liberi professionisti con un uff proprio come ad es. il prof di francese che era avvocato o il prof di ragioneria commercialista, non ho mai imparato il francese perchè nelle sue ore doveva preparare le arringhe e ci diceva di fare ciò che volevamo senza romperle i c……i si usava proprio quel termine, la ragioneria era da capire e l’ho appresa perchè mi piaceva molto e ci ho dato sotto con i libri da sola perchè il prof nel tempo della sua ora spesso si portava il lavoro del suo ufficio, non ho mai preso una nota e una volta che sciopermmo un piano intero perchè ci pioveva dentro le aule il preside ci sospese ed ero terrorizzata dal dirlo ai miei perchè la prima punizione mi sarebbe arrivata da loro, oggigiorno sono i genitori che spesso troppo accondiscendenti con i figli rimproverano i prof che li fanno studiare troppo e danno molti compiti a casa, ho delle amiche con i figli alle superiori e le ho sentite spesso inveire verso i prof che nel fine settimana danno troppi compiti a casa costringendoli a seguire i figli anzichè andare a divertirsi, penso cmq che tra alunni e prof debba esistere rispetto gli uni verso gli altri ma non necessariamente timore di rivolgersi al prof, mi hanno divertito molto le note che pubblichi è spesso dietro tanta effervescenza ci sono disagi di molti ragazzi che esplodono in questo modo o solo egocentrismo per essere in qualche modo messi al centro dell’attenzione, non sò perchè ma non ti ci vedo in una figura di prof che incute timore ma solo in una persona che attravverso il dialogo si conquista il rispetto degli alunni, buona domenica con affetto lia

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  23. @maria: dissento sul rievocare Berlinguer che (mi addolora dirlo, essendo di sinistra) ) è per me il “peggio” ministro che abbiamo avuto, lo ritengo il primo responsabile dell’affossamento della dignità dei docenti.

    Ha cercato di creare un distinguo tra gli insegnanti, ma come? Con un quizzone a crocette (e questo passi) e con una lezione nella propria classe svolta davanti ad una commissione educatrice! Roba che se il prof non “passava” l’esame per diventare di serie A, perdeva per sempre ogni credibilità di fronte al mondo intero! Ma si è mai visto un avvocato davanti a una commissione che esamina o guidica la sua arringa? O un chirurgo esaminato e giudicato mentre sta operando?

    Il problema dei colleghi che scaldano la sedia (piaga, ahimè, presente in tutti i lavori) è tutto sommato molto meno grave della dignità zero che oggi viene attribuita alla professione insegnante, e anzi è da essa direttamente prodotta.

    (anch’io ogni tanto, di fronte a qualcosa che mi richiede un impegno eccessivo, presa per i fondelli, non protetta dall’ istituzione scuola e con compensi irrisori, mi ritrovo a dire: ma chi me lo fa fare?…)

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  24. cose successe nel tuo liceo quando vi insegnavo anch’io (testimone tal fraggetta).

    un alunno parlando della preside dice “quella vecchia gallina mi ha rotto le scatole”. lo sente il più idiota dei proff. e fa una nota sul registro: “si ammonisce l’alunno mario rossi per aver dato della vecchia gallina alla preside.
    da quel giorno tutti noi proff. parlando della preside dicevamo: “oggi c’è la gallina? è arrivata la gallina?”

    questa l’ho combinata io:
    un giorno incazzato con i miei alunni urlo: “il primo che fa rumore prende uno!” un malcapitato si soffia il naso in quel momento e io urlando ancor di più dico “tu, uno!!!” e glieo scrivo sul registro. il poveraccio non sa che dire, gli altri non sanno se ridere o piangere. per quel giorno andò così ma alla festa di maturità mi hanno preso in giro per tutta la sera.

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  25. @Berlinguer, lasciamolo stare! Peggio della Moratti! E che dire di un certo D’Onufri(mi pare) del primo governo B.(se non erro) che abolì le riparazioni a Settembre? E oggi? I corsi di recupero? Recupero di chi? Di noi docenti? O dei giovani? Ma questa è altra storia! La Mastrocola ha lasciato una testimonianza grandiosa dello sfacelo della figura del docente; l’aureola è caduta(vorrebbero farci credere) e vorrebbero che mettessimo le luci psichedeliche sulla testa! 🙂

    @Ciccioprof, quale piacere la tua presenza! Ho compreso a quale gallina ti riferisci, ma è andata via fortunatamente ed io non ho avuto il piacere di conoscerla, se non attraverso i racconti dei colleghi superstiti alle sue follie! Eppure qualcuno la rimpiange ancora. Punti di vista!
    Ma tu, come sempre, tremendo: un 1 per una onomatopea rino! Ecco poi perchè si son vendicati, prendendoti in giro.
    🙂

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  26. Non c’è speranza per la classe insegnante.
    Abbiamo sempre scuse, non c’è un ministro che sia andato bene.
    Le riparazioni a settembre dicevate tutti che erano inutili, e quando le hanno tolte…
    Chi scalda la sedia è giustificato dal basso stipendio.
    Chi è ignorante non può comunque diventare un docente di serie b.
    Allora va bene così, continuiamo a prendercela con i ministri, con le istituzioni e con gi studenti.
    Il male è altrove, noi abbiamo tutte le giustificazioni.
    Io prendo distanza da questo modo di pensare e di porsi.

    “Il problema dei colleghi che scaldano la sedia (piaga, ahimè, presente in tutti i lavori) è tutto sommato molto meno grave della dignità zero che oggi viene attribuita alla professione insegnante, e anzi è da essa direttamente prodotta.”

    Va bene così. Non a me.

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  27. Il mio intervento era di mamma che dal di fuori assiste a certe cose.
    Concordo con te nell’affermare “dignità zero che oggi viene attribuita alla professione insegnante” al di là di coloro che scaldano le sedie (purtroppo troppi in tutti i lavori) porto enorme rispetto per chi lo svolge con dignità ad amore.L’insegnante per l’alunno è spesso una figura di riferimento che ricorderà per tutto il suo percorso scolastico e lavorativo.
    Quando affermo l’istituzione cosa fa intendevo proprio nulla
    Nessuno che sia Berlinguer o un pinco pallino qualsiasi si attiva per riconoscere meriti a chi li ha
    Purtroppo la scuola e l’insegnamento oggi è abbandonata un po’ a se gli insegnanti mal retribuiti e poco motivati.
    Ma concordo ancor di più con te quando affermi che il male è altrove,(basta colpe a studenti,istituzioni ec ecc )purtroppo sta nell’animo umano trovare giustificazioni per i propri comportamenti a volte errati.
    L’amore per l’insegnamento aiuta ma fino a che punto gratifica?
    Ammirata da tutti voi…

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  28. Caro Amico,
    comprendo l’amarezza nei tuoi pensieri, soprattutto per chi come te, lavora con
    coscienza e sentimento. condivido e riconosco come veri molti dei tuoi giudizi
    rivolti a questa ‘sQuola’ e che si possono estendere alla comunità a cui
    apparteniamo. poche persone credono nella professione che svolgono, piuttosto
    credono al ‘posto’ istituzionale da ostentare per avere una collocazione
    pseudo-dignitosa nella società. circa la ‘maleducazione’ che citi, con
    prudenza, dico che spesso si tratta di  genuine manifestazioni goliardiche,
    assai motivate inconsciamente proprio in quell’età scolastica, forse per far
    ‘colpo’ sugli altri. sai che pensavo mentre ti leggevo? pensavo… ma qual è il
    ruolo fondamentale che la Scuola dovrebbe assumere? alimentare la conoscenza,
    spiegare e rendere comprensibili molti ‘meccanismi’ naturali che appartengono al
    genere umano, preparare alla vita nel rispetto di ogni esistenza (vedi anche il piccolo
    Tommaso
    ), accrescere la capacità di comunicazione, ed altro ancora. tra
    discenti e docenti, come anche nella vita di ogni giorno fuori dalla scuola, le
    relazioni di ogni genere sono affidate appunto alla Comunicazione. e per questo
    usiamo il linguaggio. talvolta, può succedere che il linguaggio posto in essere
    tra parte  emittente e ricevente non sia il più idoneo. tuttavia, un tipo
    di linguaggio che utilizziamo e che poco approfondiamo è quello emozionale
    che a differenza di quello comune ha la capacità di ‘parlare’ in codice
    all’inconscio per suggerire le scelte migliori per noi: ma nessuno (genitori,
    istituzioni, società) in passato o nel presente, si è preso la briga per
    soffermare la nostra attenzione su come imparare a riconoscere e/o controllare i
    pensieri emozionali. molte delle nostre azioni provengono proprio dal pensiero
    inconscio, ovvero emozionale. il linguaggio emozionale è il più efficace e
    unico linguaggio universale, oltre ogni bandiera, che la razza umana abbia
    creato. esso è la ‘somma’ armoniosa del linguaggio verbale – più o meno
    suggestivo -, di quello non-verbale attuato attraverso il
    corpo, i gesti, il tono della voce, ecc., e che insieme richiamano in superficie
    esperienze interiori e sensoriali, i sentimenti. per esempio, attraverso il
    linguaggio emozionale sperimentiamo l’Amore (per la conoscenza, per la natura),
    l’affetto, l’amicizia, ma anche la cattiveria, la gelosia, l’ira, e via
    discorrendo.
    con questo intendo dire che, forse, non è sempre necessario essere
    eccessivamente ‘diretti’ con i nostri interlocutori; talvolta, possiamo farci
    comprendere semplicemente parlando al Cuore delle persone. ideologia
    irrealizzabile?! forse sarà difficile, ma non impossibile!… non credi?

    grazie
    per tutto… anche se un po in ritardo…
    Bel giorno…

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  29. Eppoi quando la scuola funziona, quando ragazzi appassionati che si impegnano sono formati da insegnanti premi nobel, e diventano ricercatori di prim’ordine…
    L’AMERICA CE LI PORTA VIA.
    E i nostri politici stanno a guardare.
    E anche noi.

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