Odisseo, Dante e De Chirico

«La partenza [per De Chirico] è un distacco traumatico, con riferimenti biografici (da Volos, cioè dalla sua città natale, partirono gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro), ma anche con un destino di viaggi e delusioni, avventure e depressioni, fino ad una probabile
conquista…Un nuovo arrivo e subito dopo una nuova partenza: resta quello di Odisseo il mito centrale per De Chirico, l’uomo che ricerca se stesso attraverso la peregrinazione e la perdita di tutto, tranne che della memoria»
M. FAGIOLO DELL’ARCO, Pensare per immagini, in “I classici dell’arte – il
Novecento – De Chirico”, Rizzoli 2004
G. DE CHIRICO, L’angoscia della partenza, 1913

Ma i ragazzi sanno che l’interpretazione di Odisseo, non solo da parte di De Chirico ma di tutti noi, passa attraverso la lettura di Dante Alighieri nel canto XXVI?
Nel testo omerico lo scopo di Odisseo è tornare in patria!
Altro che viaggi e avventure! Solo una necessità.
Si continua a scimmiottare Odisseo/Ulisse come mito dell’instancabile, curioso e ardito viaggiatore. E Dante, il grande Dante, ne è “colpevole”.
Molte trasmissioni televisive e ampi settori del marketing usano questa copia sbiadita di Ulisse.

“…nè dolcezza di figlio, nè la pietà
del vecchio padre, nè ‘l debito amore
lo qual dovea Penelope far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’ ‘i ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore…”(Inf. XXVI 94-99)

“…Ma ei(Odisseo) non brama che veder dai tetti
sbalzar della sua dolce Itaca il fumo
e poi chiuder per sempre al giorno i lumi”(Odissea I 85-87 ,trad. di I. Pindemonte)
Solo un esempio.

8 pensieri su “Odisseo, Dante e De Chirico

  1. Mel!!! Che scherzi sono!!! Ti ho cercato in tutta la blogsfera! Altro che Ulisse!

    E’ davvero curioso che di certi personaggi passi un’opinione distorta. Anche Tennyson lo vedeva come l’eroe romantico, inquieto (“I cannot rest from travel”) per la sete di conoscenza (“to follow knowledge like a sinking star”) destinato a cercare sempre senza arrendersi mai (“to strive, to seek, to find, and not to yield”), e insoddisfatto di una moglie ormai vecchia! (“match’d with an aged wife”).

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  2. in effetti hai ragione, Lui se ne sarebbe tornato subito a casa, però ciò che ha valore non è il desiderio ma quanto si fa veramente e il nostro Odisseo ne ha vissute di avventure e da quel furbacchione che era se l’è cavata alla grande!
    E allora fu così che divenne il mito del viaggio!
    Un saluto affettuoso

    Giulia

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  3. allora ci sei! Sembrava fossi sparito per altri lidi e blog chiuso.
    Il nuovo nome del blog è tutto un programma…e piacevole direi, con tanti risvolti interpretativi, quasi una nuova progettualità nella tua vita. Cavaliere errante? e verso quale cittadella?:-)
    bello il post e il tema di Ulisse…
    un sorriso
    veradafne

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  4. Stavo per mandarti un messaggio privato, poi ho seguito la scia e sono qui ad ammorbarti.
    _____
    Sui danni creati da Dante sulla figura di Ulisse hai perfettamente ragione: ma se tutta l’Odissea altro non è se non il canto del ritorno, la sua filigrana è il “nostos”….
    Hai fatto benissimo a ricordarlo.

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  5. Ci sono tanti libri dentro un libro, di più di tanti quando il libro è grande, di più ancora quando quel libro l’hanno letto in tanti lungo il corso di tanti tanti anni.
    Ulissi omerici e ulissi danteschi a cui si aggiungono i miei ed i tuo, o cavaliere della cittadella.
    La pubblicità utilizza l’Odisseo appartenente all’immaginario collettivo, lo stereopito, da dove giunga non importa, quanto sia autentico nemmeno, importa cosa alla gente dice.
    Ulisse non può simboleggiare la famiglia quando (suo malgrado?) s’è fatto una maga o una fanciulla ad ogni approdo (per quanto forzato).
    Penelope tessitrice e disfatrice di tela è il simbolo della fedeltà coniugale, della casa.

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