
Mancava il display con le lucine di natale a sormontare, a guisa d’aureola, il capo del preside e dei collaboratori.
Si è votato oggi pomeriggio, in collegio dei docenti, per l’approvazione dei progetti extracurricolari, che spolpano più di un terzo dei fondi messi a disposizione della scuola.
Votare i progetti è come essere in parlamento in questi giorni.
Ben tre aggiornamenti della seduta, perché, quando c’è da spartirsi la torta del denaro pubblico, tutti ipoglicemici diventiamo.
A impreziosire gli interventi contribuiscono poi i rancori personali, le copie sbiadite delle ideologie, qualche motivazione psicologica, l’invidia tipica della guerra tra i poveri.
Che poi è così povera?
C’è chi intasca, a fine anno, migliaia di euro e almeno un viaggetto dignitoso se lo può accaparrare; chi si paga una parte del mutuo annuale, chi la scuola privata ai figlioli, perché, da un’indagine da me personalmente condotta, più di un terzo dei colleghi destina i bimbi a scuole private religiose.
I genitori, però, miei colleghi, insegnano nella scuola pubblica.
Che coerenza!
Tutte le proposte, nonostante l’ostracismo e l’ostruzionismo, sono passate tra l’astensione massiccia dei crumiri, l’opposizione dichiarata e il voto accordato per stanchezza.
Anch’io ho recitato la mia parte, intervenendo per ben quattro volte a perorare la causa della vecchia pedagogia, la quale da tempo ha ceduto la poltrona a psicologia(leggasi psicologismo), bisogno(termine orribile), contrattazione, prestazione d’opera esterna…etc…
Ne emerge un quadro pietoso, grottesco e a tratti disumano, allietato soltanto dalle acrobazie di quei colleghi che non sanno tenere in mano e avvicinare alla bocca il microfono a gelato.