Giova

L’acqua e il vento
mulinano
forsennati.
Rari,
gli occhi d’azzurro
illuminano
il grigiore diffuso,
mentre l’erba
verdeggia ancora.
Spicca fra la speranza
il vinaccio dei fichi d’india
e il ruggine dei cachi
dai tronchi spogli;
penzolano le ultime foglie giallastre
rimaste sole
come spaventapasseri.
Vanamente si inzuppano
di gocciole che,
precipitando giù dal cielo,
costantemente,
zigzagano l’aria.
Manca, forse tardivo, l’effluvio
di ceppi bruciati che intride
i nasi novembrini.
Giova il profumo caldo,
accogliente,
della minestra
di verdure e lenticchie,
che abbottona
ogni spiraglio di gelo.
Rimugino una visita improvvisa;
chissà se all’ospite,
capitato per caso,
sarebbe gradita
una ciotola                                               
di zuppa
o un’asfittica bustina di the
da immergere                                                              
in una tazza.
Saggiamente ogni imposta
è stata sigillata, di modo che,                                      
però, penetri
l’acciaio dell’aria
e non fugga uno zufolo,
ormai stantio,
di profumo d’amore.                         
 
Mel                                                           
giallo e cachi 
(La foto è mia; i cachi son stati colti ieri.)

19 pensieri su “Giova

  1. mi giova davvero questo scritto – pardon poesia – perchè l’accoglienza stilografata si riconduce al progredire della stagione, con lo stesso passo assorto, con la medesima voglia di far le cose con calma, al fine di restituirle il migliore risultato, quello corrispondente al profumo dell’ultima strofa.

    … almeno così l’ho vista (e gradita)

    buona domenica 🙂

    ps. sto “preparando un cagnolino” non mio.

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  2. Questa poesia regala un senso di calore acogliente intriso dei mille colori autunnali.
    In un primo momento ho pensato di lasciarti un arcobaleno – un arcobaleno con ancora le ultime gocce di pioggia – come commento.
    Bella, si. Molto.

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  3. c’è anche ironia. E mi piace.
    Sai che non amo chi scrive poesie sui blog.
    Ma qui trovo vari Mel che conosco: quello che usa parole desuete, e l’altro capace di gioco (ma le parole desuete sono anch’esse gioco, suppongo), mentre fra tutti c’è un Mel segreto di cui nulla dico, qualcosa intuisco e di cui lui accenna solo quando qualcosa sfugge.
    Allora mi gusto: “forse tardivo, l’effluvio
    di ceppi bruciati che intride
    i nasi novembrini” e “un’asfittica bustina di the”.
    nasi novembrini è grande. Grande.

    Lo zufolo di profumo d’amore cos’è?
    Suono o movimento d’aria? Leggevo zufolo pensando zefiro.
    maria

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  4. “Coso”.
    Divertente. Il D’Annunzio superiper autoreferenziale si starà rivoltando a sentisi chiamare “coso”. E gli sta bene.
    Il polito cranio del vate sarà offuscato da cosaggine.
    maria
    (Mel. Ti piace D’Annunzio?)

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  5. Leggendola così, d’impulso, mi piace il fatto che sia una poesia sensuale: sembra di vedere, di sentire, di toccare, di annusare ciò di cui parli. E un’altra impressione immediata è il rapporto dentro/fuori. Solo che non è in contrasto perché sì, è invitante la zuppa ma anche l’erba verdeggiante e i frutti autunnali. E poi il profumo d’amore è “stantio”… perciò mi viene voglia di aprire la finestra anziché di trattenerlo.
    Sì, mi piace! Però non mi piace molto il titolo! 🙂

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  6. Maria, sì, c’è anche gioco, gioco con le parole, con la tradizione poetica che mi piace scimmiottare.
    Appositamente ho scelto “zufolo”, volendo indicare per metonimia il suono che esce dallo strumento; il suono(da immaginare come note in fuga…) a sua volta è associato per analogia al “venticello” di stantio che tenta di fuggire. Un vento-zefiro strano, perchè non soffia dall’esterno all’interno, ma viceversa.
    Il “Giova” è una reminiscenza classica; basta Orazio delle “Odi”?
    Invece è lontana da D’Annunzio mille miglia, un autore di cui conosco poco, pertanto non me la sento di liquidaarlo come “coso”. Per approfondire D’Annunzio occorrerebbero anni, ma mi respinge la sola idea. Di lui apprezzo qualche squarcio in prosa.
    Un’ultima notazione… lo stantio si riferisce alla zuppa che, dopo poche ore, connota col suo profumo la stanza da pranzo. Però, però… ha anche un altro senso, associato ad amore.
    Siete tremendi! Con i vostri commenti mi avete spinto a fare autocritica.Ludicamente. Di ciò vi ringrazio.
    🙂

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  7. zufolo/zefiro, mi sta bene.
    Allora: lo zufolo/zefiro della zuppa che ha profumo d’amore e sa di stantio non deve fuggire dalla stanza.
    Ma la zuppa perché mai profuma d’amore -pur avendo odore di stantio?
    a) Perché cucinata con amore. Ma non consumata tutta ed è Grave per chi l’ha cucinata che non la si sia finita tutta.
    b) perchè mangiata insieme ad una persona amata. Quando? In un passato prossimo o remoto.
    c) perché offerta con amore all’eventuale ospite, se questo rifiutasse l’asfittica bustina di the.

    E poi si parla di ospitalità siciliana.
    m

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  8. Miei cari, il “coso” era volutamente ironico, voleva solo esprimere un distacco dalla personalità di Mel al quale si potrebbe attribuire di tutto tranne che velleità dannunziane o superomistiche. Ribadisco l’analogia con la sensualità panica della Pioggia si sa che gli autori sono i peggiori critici di se stessi eheh 😉

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  9. @Maria, tu mi intrighi con i tuoi commenti, solletichi la parte più intima di me stesso. Lo dico con piacere. Bene, bene.
    A) Cucinata con amore.
    C) Esattamente.
    B)…
    Che capacità di analisi! Altro che strizzacervelli! 🙂

    @Marcello, splendidamente brillante nella risposta. Chiaro, chiarissimo!
    🙂

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  10. #In effetti, Flalia, mi piace questo modo di interagire con i bloggers; rende protagonista, nell’interpretazione-gioco, sia chi scrive, sia chi legge. Certamente il referente “deve” essere stimolante, altrimenti diventa un gioco asfittico, artificioso e inautentico.
    Grazie. 🙂

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  11. Strizzacervelli no.
    Un po’ maga io, della magia dell’attenzione verso coloro ai quali si presta “attenzione autentica”.
    Donnesca è la capacità di decodificare segni prossemici, e questa si estende anche ai segni della scrittura, e va oltre i segni di mera apparenza.
    maria

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