Ubicumque

IMG_2701_ridÈ come subire un assedio.

Silente, però, subdolo, ctonio.
Quotidianamente il parabrezza delle automobili viene foderato da volantini pubblicitari.
Per lo più si tratta di offerte di prestiti, a parte le immancabili promozioni di iper e super mercati.
Talvolta li strappo con violenza; spesso li lascio lì, incagliati tra le spazzole, per giorni, a farli disfare dall’aria.
O, preso da un raptus poco ecologico, mentre l’auto è in corsa, aziono i tergicristalli, affinché i fogli possano essere trascinati dal vento rapinoso.
Uccelli di carta, senza vita, senza anima.
Ultimamente anche gli sportelli del bancomat ti impongono promozioni e spot.
Prelevare dei contanti è un rischio.
Alla famigerata lentezza delle macchine caca-soldi si è aggiunto lo stillicidio della pubblicità, valido ausilio per chi delinque.
Si vorrebbe essere, in quel frangente, il pastore Argo con i suoi cento occhi.
Non bastava lo sfiancamento delle compagnie telefoniche durante una ricarica telefonica o una richiesta di chiarimento?
Non bastava sorbirsi le promozioni allettanti, le voci calde e accoglienti delle registrazioni, l’infinita digitazione di numeri labirintici?
A quanto pare no.
La pubblicità te la schiaffano ubicumque.
E anche se sanno che non ascolterai e non leggerai mai, in tutti i casi hanno ottenuto lo scopo: cuocerti i dicotiledoni con il loro esserci.
Sciacalli!
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(Nell’immagine il pastore Argo, Mercurio, Era e la giovenca Io)