Be… be… be…Bertie

Non sono affetto da esterofilia, che attualmente va tanto di moda, ma bisogna riconoscere che per potere scovare un film incisivo, che si inserti stabilmente nella memoria etica ed estetica, è necessario scavalcare le Alpi e mirare ciò che lì avviene.
L’attuale cinema italiano, ne sono testimonianza i film di Bisio, Zalone, Albanese e Genovese(Immaturi), che per il momento rifiuto di vedere, soffre di un ipermimetismo realistico che, se facilita la risata, riproduce esattamente il sistema del reale così com’è, impedendo, a mio parere, quel movere interiore che innesca fiducia nel cambiamento, nella possibilità che un futuro migliore possa esserci in Italia.
Un messaggio di fiducia sugli uomini, sulle loro possibilità di fare i conti con i limiti del reale, e al contempo di superarli, di farne addirittura prezioso strumento di miglioramento, viene offerto da quello che personalmente saluto come capolavoro da inserire negli annali del cinema, Il discorso del re di Tom Hooper, uscito nelle sale il 28 gennaio.imm
Vi si narra la storia del timido, complessato e perciò balbuziente Bertie, vittima di quegli orribili meccanismi familiari, di cui artefici sono il fratello maggiore David, futuro, anche se per poco, re d’Inghilterra con il nome di Edoardo VIII, la nutrice dei due fratelli, che apertamente predilige il maggior a tal punto da sottoalimentare il piccolo Be-Be-Bertie, e l’iracondo re Giorgio V. Le complesse relazioni familiari(un padre onnipotente, un fratello narciso incapace di regnare), aggravate da un contesto storico europeo che vede la scalata dei totalitarismi, spingono Bertie, felicemente sposato con lady Lyon e padre affettuosissimo di Elisabetta II e Margaret, a cercare in ogni modo di superare il problema della balbuzie, anzi sarà proprio la consorte, dopo numerosi e grotteschi tentativi di soluzione, a permettergli di conoscere il logopedista Lionel Logue, i cui metodi, apertamente stridenti con l’etichetta britannica, consentiranno al fragile Bertie/Giorgio VI di acquistare fiducia in se stesso.
Numerosi sono gli spunti di riflessione che offre il film, superbamente incastonati in una gemma di recitazione ad alto livello, priva di effetti speciali, se non quelli di azionare cuore e cervello dello spettatore:
-Il primo bollino stigmatizzante, di cui non è facile liberarsi e che può segnare un essere umano per tutta la vita, ce lo incolla propria la famiglia, ergo cade quell’argomentazione tanto diffusa, secondo cui la formazione di un bambino è assicurata solo e soltanto se in presenza di figure genitoriali rette, marcate da un utero e un pene. Il padre di Bertie è assolutamente anaffettivo, repressivo(gli nega il gioco preferito, ricostruire i modellini d’aereo), e irascibile.
Gli fa da prolunga il figlio maggiore, David/Edoardo VIII; in una scena del film, proprio per sottolineare la presunta inferiorità di Bertie, lo canzona imitando la balbuzie.
-La fiducia tra logopedista/insegnante e balbuziente/allievo come antidoto all’insuccesso nell’apprendimento, alla disistima di sé, alla sconfitta personale e sociale.
-L’amore, inteso come cura amorevole dell’altro; ne sono esempi la coppia lady Lyon-Bertie, Lionel-Bertie.
-Il ruolo della radio, e della voce, nella comunicazione di massa degli anni ’30; è la voce che permette alla massa di ricostruire il profilo politico di un re, di un imperatore, di un dittatore.
A dire il vero, il regista insiste sull’antitesi tra la propaganda nazista, che sottolinea il corpo-gesto-voce del dittatore, e la propaganda britannica che, invece, inverte i tre elementi, ordinandoli in voce-corpo-gesto.
-Ultimo, ma non ultimo per importanza, il tema del logos/discorso/parola come res e al contempo simulacrum dell’essere umano, fattuale e virtuale, reiterato Prometeo tra le catene dell’essere e dell’apparire.

Qualche Oscar spetterebbe al film.
Di diritto.  

14 pensieri su “Be… be… be…Bertie

  1. lo vedrò sicuramente… anche perché sicuramente io invece sono affetta, oltre tutto (anche se forse giustificata dalla biografia personale) dal male di una radicata e incurabile anglofilia…
    grazie per la recensione! 🙂

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  2. Finalmente l'ho visto, Mel, molto bello, commovente, splendidamente recitato. Non ho altro da aggiungere a ciò che hai scritto. Fortunatamente un cinema della mia città sta proponendo i film in programmazione in lingua originale sottotitolati. Questo film è da vedere in originale.

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  3. Recuperato per il rotto della cuffia questo gran bel film. Concordo sulle tue osservazioni. Pregevole narrazione e ottime prove attoriali. E poi, non da sottovalutare, il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa.

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