Quote di moralità

scansione0002Su La repubblica di oggi c’è un pacatissimo e saggio intervento di Giulia Bongiorno in merito alle quota rosa.
La tesi centrale è che, per far fronte al declino morale, sociale e politico del nostro Paese, sia indefferibile rinnovare la classe dirigente; uno dei medicamenti, da stabilire anche con paletti normativi, è costituito da una più massiccia presenza delle donne nella gestione dei poteri e del potere.
Ho appositamente scelto il termine “medicamento”, perché è una delle tante e necessarie vie percorribili, ma non certamente l’unica.
Intanto sarebbe saggio mandare le donne al potere, almeno per sperimentare cosa sappiano fare di diverso, di migliore o di peggiore rispetto a noi colleghi maschietti.
Lavorando nel mondo della scuola, da anni ormai ho sotto i miei occhi numerosi esempi di donne al potere.
Sarebbe alquanto falso affermare che tutto sia andato bene in questi anni, soltanto perché la gestione è al femminile.
Sarebbe altrettanto falso, se affermassi il contrario.
Ho conosciuto dirigenti e responsabili donne, il cui comportamento, e non mi riferisco certamente al bunga bunga, non molto si è discostato e si discosta dalle ritualità, dal linguaggio e dalle movenze del potere, cui è legato, di solito,  il Grande Capo Maschio.
Arroganti come i capi maschi, vendicative come i capi  maschi, con la voce grossa come i maschi, corrotte come i maschi.
Hanno saputo finora le donne trovare un’alternativa alla gestione maschilista del potere?
Non metto in dubbio la legittimità della richiesta delle quote rosa e, da sperimentatore, vorrei che ciò si realizzasse in un fiat, proprio dall’oggi al domani.
Tuttavia mi si concedano alcune considerazioni, che sono anche dubbi.
Ragionando per “quote”, non sarebbe allora ipotizzabile anche una quota gay? E una quota “trans”? E una quota “lesbo”? E così via.
La dignità di un Paese, la sua moralità, il suo progresso dipendono dalla quota di pensiero ormonale presente nel dna di un politico, di un dirigente, di un “capo”?
Lontanamente tutto ciò mi rievoca l’emergere dalla memoria di echi lombrosiani.
Ad essere sincero, a me fa paura non porre al centro del discorso di rinnovamento la Persona.
La Persona con i suoi caratteri distintivi di “humanitas”, non marcati da ciò che si nasconde sotto le mutande.
La Persona con la sua storia, i suoi studi, la sua cultura, il suo lavoro, la sua esperienza.
La Persona con saggezza e buon senso, disponibile a mediare conflitti(mediare, non corrompere!), a cedere il posto a chi sa fare meglio e di più, ad anteporre il bene pubblico a quello privato, a scordarsi dei suoi familiari, dei parenti, delle amanti, dei cugini, dei compagni.
 
E per fare ciò, non occorre essere femmina, maschio, trans, gay, lesbo…
 
Ma Persone.
La verità è che nessuno di noi è in grado di fare un discorso generale, essendo sospesi tra la nostalgia di un “universale” smarrito(e perduto) e la schiavitù del particolarismo individualistico.

9 pensieri su “Quote di moralità

  1. Caro Mel, il tuo discorso è lungimirante, attento, profondamente liberale e scevro da ogni ragionamento per categorie. Non solo te lo ammiro incondizionatamente, ma, da donna (e vorrei sottolineare: da donna), lo sottoscrivo dalla prima all'ultima riga. Nei miei interventi io ho preferito parlare (in omaggio al pensiero laico e liberale che sui diritti di libertà, appunto è sempre stato eoni avanti) di individuo: ma sospetto che se andassimo a definirlo il mio individuo sarebbe così simile alla tua persona da essere fratelli). 
    Poi, che c'entra, siamo tutti consapevoli che delle volte bisogna adottare forse (forse…) dei mezzi estremi per ottenere dei fini nobili: però prima di tutto non bisogna mai perdere di vista il fatto che, anche là dove applicato, il mezzo dovrebbe essere assolutamente temporaneo, e poi il rischio di arroccarsi a difendere posizioni di categoria assolutamente assurde è lì, dietro l'angolo e anzi, per molti (e molte) già attuato.
    La scuola è un ottimo esempio di tutto questo, hai ragione. 
    Grazie!

    ps. l'altro giorno facevo un po' l'idiota spiegando storia, e un mio alunno, arguto e fulminante, mi ha risposto così: credo sia una delle più belle lezioni di individualismo/personalismo che potremmo trovare!

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  2. Caro Mel, il tuo discorso è lungimirante, attento, profondamente liberale e scevro da ogni ragionamento per categorie. Non solo te lo ammiro incondizionatamente, ma, da donna (e vorrei sottolineare: da donna), lo sottoscrivo dalla prima all'ultima riga. Nei miei interventi io ho preferito parlare (in omaggio al pensiero laico e liberale che sui diritti di libertà, appunto è sempre stato eoni avanti) di individuo: ma sospetto che se andassimo a definirlo il mio individuo sarebbe così simile alla tua persona da essere fratelli). 
    Poi, che c'entra, siamo tutti consapevoli che delle volte bisogna adottare forse (forse…) dei mezzi estremi per ottenere dei fini nobili: però prima di tutto non bisogna mai perdere di vista il fatto che, anche là dove applicato, il mezzo dovrebbe essere assolutamente temporaneo, e poi il rischio di arroccarsi a difendere posizioni di categoria assolutamente assurde è lì, dietro l'angolo e anzi, per molti (e molte) già attuato.
    La scuola è un ottimo esempio di tutto questo, hai ragione. 
    Grazie!

    ps. l'altro giorno facevo un po' l'idiota spiegando storia, e un mio alunno, arguto e fulminante, mi ha risposto così: credo sia una delle più belle lezioni di individualismo/personalismo che potremmo trovare!

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  3. Quote di moralità oppure quote di intelligenza? Il problema è che non si potrà mai discutere la qualità della gestione rosa finchè la quantità del rosa risulterà – come risulta nel nostro paese – infinitesimale. La Fallaci, che non stimo tanto, però una volta, quando ancora non sragionava ha scritto una cosa molto bella, che riporto qui testualmente, scusandomi per l'eventuale lungaggine:

    "Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata."

    a me la parte sull'intelligenza che chiede di essere ascoltata è quella che piace di più. Perché, appunto, qui la Fallaci dice intelligenza: non donna, oppure uomo.

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  4. Ottima argomentazione la tua , carissimo Mel. Sottoscrivo e sottoscrivo col sangue ( si dice così ?) . 

    Mi è piaciuta molto anche la citazione della Fallaci inviata da Tendarossa. 
     Grazie!

    Ornella 

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  5. Se molte (non certo tutte) donne di potere rivelano atteggiamenti cosiddetti "maschili" sarà anche perché, essendo poche, si trovano a doversi destreggiare in un orizzonte e in una struttura comunque ancora "maschili" (soprattutto in Italia), hanno ben poca possibilità di essere "diverse". Il senso delle quote rosa non ha a che fare col "vediamo le donne cosa sanno fare" o con "le donne sono meglio degli uomini", come se fossero ontologicamente diverse dagli uomini… mirerebbe soltanto a garantire quell'equità che ancora è ben lontana dall'essere raggiunta, e che in una società civile e democratica sarebbe del tutto necessaria, direi. Neanche a me piace molto, come misura, eppure sono assolutamente favorevole, come soluzione temporanea. Sono favorevole perché valuto il risultato che le quote (per es. relativamente alla percentuale di donne da inserire nei consigli di amministrazione delle aziende) hanno portato per es. in Svezia. All'inizio: mugugni e scontento; poi, si è visto che la cosa funziona, che una buona rappresentanza femminile migliora le cose e ora spontaneamente le aziende si comportano di conseguenza. Si sa che a volte le norme hanno un valore "educativo" e sono necessarie. Comunque sull'argomento segnalo un bel post (l'autrice del blog insegna semiotica all'università di Bologna e, quote rosa a parte, trovo che sia un blog interessante!): http://giovannacosenza.wordpress.com/2011/03/10/le-quote-rosa-un-male-necessario/

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  6. @Flalia, la venatura diciamo polemica del mio post non ha valenze misogine, mi urta la tendenza  alla categorizzazione manichea del nostro attuale sistema culturale: donna vs uomo, meriti vs diritti-doveri, etc… Interessante l'articolo, grazie!

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