Addio a Zanzotto

«Ora il sereno è ritornato le campane suonano per il vespero ed io le ascolto con grande dolcezza. Gli ucelli cantano festosi nel cielo perché? Tra poco e primavera i prati meteranno il suo manto verde, ed io come un fiore appasito guardo tutte queste meraviglie.»
SCRITTO SU UN MURO IN CAMPAGNA

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Per il deluso autunno,
per gli scolorenti
boschi vado apparendo, per la calma
profusa, lungi dal lavoro
e dal sudato male.
Teneramente
sento la dalia e il crisantemo
fruttificanti ovunque sulle spalle
del muschio, sul palpito sommerso
d'acque deboli e dolci.
Improbabile esistere di ora
in ora allinea me e le siepi
all'ultimo tremore
della diletta luna,
vocali foglie emana
l'intimo lume della valle. E tu
in un marzo perpetuo le campane
dei Vesperi, la meraviglia
delle gemme e dei selvosi uccelli
e del languore, nel ripido muro
nella strofe scalfita ansimando m'accenni;
nel muro aperto da piogge e da vermi
il fortunato marzo
mi spieghi tu con umili
lontanissimi errori, a me nel vivo
d'ottobre altrimenti annientato
ad altri affanni attento.
Sola sarai, calce sfinita e segno,
sola sarai fin che duri il letargo
o s'ecciti la vita.
Io come un fiore appassito
guardo tutte queste meraviglie
E marzo quasi verde quasi
meriggio acceso di domenica
marzo senza misteri
inebetì nel muro.
 (Andrea Zanzotto, da “Vocativo”, 1957)

5 pensieri su “Addio a Zanzotto

  1. E' una grande ed inevitabile (purtroppo) perdita, per quel Veneto dolce che ha espresso in molte sue cose.

    Vi prego, voi del sud a tinte forti, considerate che esiste anche questo Veneto, esistono ancora luoghi e persone cosi qui da noi, e non c'é  solo quello che finisce sui giornali per i suoi tristi personaggi.

    RIP, e che la terra ti sia lieve e dolce.

    Anonimo SQ

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  2. Grazie Melchisedec. Ho visto l'intervista a Zanzotto il giorno del suo novantesimo compleanno. Fragile, ma ancora lucido ed acuto. Magari tutti noi… 

    Ignorante come sono , mi interrogo sul legame tra la poesia  e lo scritto su un muro di campagna. 

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  3. Se mai ti capiterà di visitare i luoghi nei quali viveva, vedrai ancora qualche squarcio di veneto "dolce".
    Anche nella tua terra madre, temo, sia rimasto poco della Sicilia di 50/70 anni fa.

    Una buona testimonianza di quella vita la trovi anche in "Libera nos a malo", che forse già conosci.

    D'altra parte, oggi la sola provincia di Treviso esporta quanto tutta la Grecia, in € : c'è un prezzo da pagare, per questo (anche i veneti sono familisti come i siciliani, vedessi che disastri, accanto magari a cose da fantascienza).

    Anonimo SQ

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