Il predicativo

Il riordino dei licei con lo spezzatino delle materie letterarie(anche tre docenti!) può sollevare seri problemi didattici e contenutistici.
 
Mi ha raggiunto nella stanza dei comandi Amazzone Seconda, come una giumenta galoppante.
Lei insegna italiano, io latino, chiaramente nella stessa classe.
-«Ho scoperto che il libro di grammatica italiana in adozione considera predicato nominale con verbo copulativo il verbo sembrare, quindi nella frase “Tu sembri buono”, l’aggettivo è classificato non come complemento predicativo del soggetto, ma come parte nominale, vorrei sapere come lo consideri, perché rischiamo di far confondere i ragazzi».
 
Intanto l’ho invitata alla calma.
 
«Puoi stare tranquilla, cara Amazzone Seconda, di predicato nominale ce n’è uno e tutti gli altri son nessuno; “buono” concordato con “tu sembri” è complemento predicativo del soggetto, infatti il verbo non è “essere”, ma “sembrare”. Fai così: di’ ai ragazzi di aprire il libro e di strappare la pagina, come ho già fatto io l’anno scorso».
 
«Ah, bene, mi sento sollevata, temevo che anche tu la pensassi come l’autore del libro di testo, ok, ti saluto, ma la pagina no, non gliela faccio strappare».
 
Quando si dice… vivere con coscienza il proprio ruolo professionale e agire collegialmente fra colleghi.
 
A parte la pagina da strappare, che è mero accidente. 

14 pensieri su “Il predicativo

  1. Beh, dai povna ! C' era anche in "Dead Poet 's Society" !

    Anonimo SQ

    PS non ricordo il titolo italiano. Quando mi portarono a vedere il fil e lessi il titolo originale mi si accesero delle lucine: dopo due minuti di film, mi ricordavo più o meno la storia. Da che libro (e di chi ?) era tratto ?

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  2. Correggere i libri di testo di chimica è altrettanta soddisfazione; peccato che in genere gli errori non sono dell'originale, ma delle spesso pessime discutibili traduzioni.
    La Zanichelli (!!!) è maestra di queste mostruosità, e anche sulle illustrazioni lascia a desiderare…
    Poi tanto non ti ascoltano…

    Anonimo SQ

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  3. @AnonimoSQ: Dead Poets' Society è un film melenso in cui un professore idiota affetto da sindrome da Peter Pan strappa una pagina del libro perché cerca di insegnare come analizzare un testo senza dire cazzate del tipo: "questa poesie mi è piaciuta molto perché è tanto profonda". Quello che ha fatto fare Mel direi che è, spanna più, spanna meno, l'esatto opposto…

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  4. io invece sto vedendo la giumenta galoppante.
    la sto proprio vedendo arrivare.
    anzi devo averla vista oggi, sembrava predicativa del suo soggetto, brrrrrr

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  5. Invece non mi pare peregrina l’ipotesi di predicato nominale. Per quanto, a dirla tutta, l’analisi logica mi pare inutile (nella migliore delle ipotesi) retaggio di un passato intramontabile, per il fatto che è rimasta sostanzialmente immune alla linguistica (nelle varianti socio- e psico-), alla semiotica, alla Logica stessa (qualsiasi branca), alla filosofia del linguaggio. Un po’ come la matematica e mille altre cose che si insegnano a scuola: il convincimento sotterraneo che bisogna semplificare l’insegnamento impedisce agli “allievi” e agli “insegnanti” di sviluppare una visione multidimensionale dei problemi, e quindi di superare qualitivamente le strutture imposte dalla Società dei Mezzi, il cui agevole rimpiazzo da parte di macchine appena evolute renderà nel breve periodo più che evidente il fallimento di una scuola per operai del buonsenso.

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    • Anonimo, sarebbe costruttivo conoscere l’argomentazione in base a cui ventili la possibilità che si tratti di un predicato nominale.
      L’analisi logica classica non mi pare inutile, perché nei licei è di ausilio alle lingue antiche, sebbene con i dovuti “distinguo”, poiché si tratta di sistemi differenti, ma apparentati per “figliolanza” di trasmissione linguistico-culturale. Sicuramente l’analisi logica è difettosa e deficitaria, perché, come ben dici, per molto tempo, e ancora oggi purtroppo, rimane un po’ isolata da quegli apporti(semiotica, filosofia del linguaggio… etc) che la renderebbero “più corroborante” sotto il profilo della formazione degli allievi. Tuttavia nella mia prassi didattica succede che si vada oltre il dato eminentemente grammaticale e lo si fa al triennio, quando l’urgenza della strumentalità linguistica si fa meno pressante.
      Mi sembra però che l’intenzione comunicativa sottesa al tuo intervento sia di screditare, come avviene sempre più spesso da più parti, il ruolo della scuola nella formazione dei giovani. Personalmente sono molto critico verso l’attuale sistema, ma devo anche riconoscere il “meglio” che si può salvare e su cui puntare. Operai del buon senso a volte può andar bene, altre volte bisogna rischiare.

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