L’incredibile Hulk

Ho strappato, e quindi annullato, ben dodici compiti di latino, causa ritardo nella consegna. Se si concedono due ore, il tempo va rispettato. Inconcepibile che, scaduto il tempo, si continui a cercare sul dizionario o, peggio ancora, mi si dica “non ho ancora copiato”.
A ricreazione, come tutti, ho il diritto di urinare, bere un caffè e fumare una sigaretta.
O vogliamo annullare anche le pause?

Bene, domani si rifà il compito.
E quindi mi tocca di nuovo, oggi pomeriggio, preparare le versioni.

Per la serie “volersi bene”.

13 pensieri su “L’incredibile Hulk

  1. Invece è giusto così: io sono e sarò eternamente grato alla mia prof di greco che ci insegnò, con iniziative simili alla tua, a rispettare il tempo. E con esso, anche chi si prodigava a farcelo investire proficuamente.

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  2. Io ci ho perso un anno per aver consegnato in ritardo l’ultimo lavoro di disegno tecnico (invece che il mercoledì alle 13.30 consegnai il giovedì mattina alle 8.00 con l’autorizzazione del prof di laboratorio) stessa sorte ai 7 che erano con me.
    Ho ripetuto l’anno e imparato l’unica lezione importante di tutte le superiori, ben al di là delle nozioni tecniche!

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  3. Allora, confesso la mia invidia per quella tua ultima frase, visto che a ricreazione noi facciamo sorveglianza e quindi no, non abbiamo diritto né alla pisciata né alla sigaretta (il caffè solo se ce lo porta un alunno compiacente).

    Quanto ai tempi, ricordo ancora il mio professore di Storia Contemporanea a Hogwarts, quando facevi il seminario: 45 minuti netti. A 30 secondi ti sciorinava l’orologio davanti al naso, a 46 ti toglieva la parola!

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  4. Avevamo un professore di topografia ci contava persino i secondi … non scherzava davvero … batteva la sua matita sulla cattedra sempre più forte e allo scadere dovevi lasciar tutto, anche se avevi il risultato già in testa e non scritto.
    Ci spiegò un giorno la motivazione, e più o meno disse questo: se nella professione dovrete adempiere a degli incarichi precisi, non potrete mai permettervi, per deontologia, più tempo di quello che avrete già chiesto.
    Duro da digerire … ma assai nutriente.

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    • Sono d’accordo, ma, per favore, che siano due ore, per favore, almeno per i compiti a “risposte aperte”, come si usa dire ora.

      Far fare, che so, un compito di italiano, o, come succede spesso a mio figlio, un compito di matematica in un’ ora (magari di 55 o 50 minuti) toglie la tranquillità di ragionamento che sarebbe secondo me necessaria.

      Il risultato, se poi si concretizza (sempre esperienza di mio figlio) nella consegna di un foglio con scritti i risultati di 5 esercizi (o tre a domande multilple) senza il tempo materiale per copiare il procedimento, di fatto crea una cesura troppo netta (secondo me) tra chi (forse) fa esatto, chi compie un malaugurato errore di calcolo (magari all’ultimo passaggio), e chi non ci azzecca nulla, e non sa neppure impostare i problemi.

      Certo, così è + comodo per l’insegnante (e deresponsabilizzante) : se così facessi alla mia università (e alcuni colleghi fanno normalmente anche di peggio, vedi sotto), molti meno studenti supererebbero i miei esami.

      Altro discorso ancora (ma l’abbiamo già fatto) è quello sulla linea di sufficienza : al 60% delle risposte (o dei punti x esercizio), oppure al 70, oppure all’ 80 ? Oppure, stabiliamo in anticipo (come certi miei colleghi) la % di ammessi, così non ci sovraccarichiamo di lavoro a fare orali ?

      Anonimo SQ

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      • Anonimo SQ, il problema affrontato dal post non è relativo alla quantità di tempo utilizzabile per un compito scritto; i tempi variano in base al tipo di verifica. Per le versioni bastano due ore, ma se il testo è breve anche un’ora. Mi è capitato anche di dare tre ore per versioni complesse. Ciò che conta è rispettare i tempi.
        Quanto alla tipologia, penso che i ragazzi debbano essere abituati a tutto: tema, saggio, trattazione breve, prove strutturate…etc…

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      • Quoto Mel in toto. Le verifiche scolastiche (che, lo dico per esperienza settimanale e diretta, nulla c’entrano con quelle universitarie) sono diverse e diversamente calibrate sui tempi. Per vedere se la classe ha studiato la paginetta, mi basta una domandina.
        Io ho fatto compiti di matematica e fisica in 50 minuti per cinque anni. E, siccome avevamo un prof. ottimo, non sono mai morta per questo.
        Imparare a svolgere un compito x in un delta t definito come adatto fa parte delle competenze che diamo alla scuola superiore. E non è questione di quanto tempo, ma di rapporto tra le due variabili. E di non essere presi in giro.

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        • Certo, é esattamente questione di rapporto tra le due variabili.
          Se il primo pensiero dello studente é: visto che non ce la farò a far tutti gli esercizi (o che comunque non avrò tempo che di farli in fretta in brutta, copiare il solo risultato, passare al successivo senza riverificare nulla etc), quale sarà quello/i che mi darà + punti % per cominciare da quello/i, allora penso che ci sia qualcosa di sbagliato.
          Non volere il procedimento (per non correggere, ma assegnare solo punti e formare il voto finale) é sbagliato didatticamente, secondo me: se come docente non indico allo studente dove sbaglia, come fa a capire cosa deve rivedere/rafforzare ?
          Io insegno all’università, ma gli scritti li do solo sufficienti / non sufficienti, ricevo gli studenti e gli mostro gli errori. Non ditemi che in una classe di superiori di 22 ragazzi non c’é il tempo per far questo: lo facevano i nostri docenti ai tempi (ed eravamo in + di 30/32) e lo fanno docenti di varie materie anche oggi.
          Tutto qui. Tanto più importante quando in un “periodo” (quadrimestre etc) di compiti se ne fanno al più tre, sul programma di un mese abbondante.

          Anonimo SQ

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          • Io agli scritti do tutti i voti dal 3 al 30 (e lode: altro mondo) e dall’1 al 10 (senza lode, alle superiori non usa: scuola).
            E chi ha detto che non correggiamo gli errori? Se ci sono delle cose per le quali ci sono prassi uguali per tutti i docenti che amano il loro mestiere (come il nostro ospite), sono queste: un giorno dai il compito, la volta successiva fai comunque la correzione senza consegnare i voti perché se no guardano solo quelli e poi la volta successiva ancora consegni i compiti spiegano singolarmente e collettivamente errore per errore. Totale: circa dalle 3 alle 6 ore complessive di programmazione per un compito.
            Quanto alla brutta, dipende dal compito: in storia, geografia, scienze, chimica nessuno fa la brutta. In matematica e fisica dipende, ma più spesso no che sì e nelle prove semi e strutturate nemmeno. Ma nemmeno ai miei tempi, eh!

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  5. Per me la puntualità, in ogni campo, è un principio fondamentale di correttezza e convivenza. Ma mi rendo anche conto che per alcuni tipi caratteriali essere in ritardo va al di là della propria volontà!

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