Non solo quote

Una giornata densa oggi, campale, ricca di riflessioni e di scoperte. Chiudo la giornata con lo stesso passo con cui l’ho aperta nel corso di un seminario. A scrivere è Plutarco, il brano da Questioni conviviali 719 a-b. In sintesi i pensatori greci non ritenevano che la giustizia sociale fosse il risultato di una ripartizione aritmetica, come invece si è abituati superficialmente a ritenere, ma geometrica. E qui c’entra il merito. Incommensurabile.

18 pensieri su “Non solo quote

  1. Per commentare, bisognerebbe motivare “ponendo mano a cielo e terra”.
    Non ne ho il tempo e la forza.
    Comunque la mettiamo, da occidentali sappiamo dal nostro intimo che una società più è disuguale meno è giusta. A meno che non siamo dalla parte del privilegio, ed allora faremo di tutto per giustificarne l’esistenza, da buoni italiani.
    Libertè, egalitè, fraternitè, dopo 222 anni resta la più valida base di convivenza di una società democratica. Che avrà tutti i difetti del mondo, ma tutte le altre sono peggio, diceva Churchill (bono quello !).

    Anonimo SQ

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  2. Queste operazioni (prendere brani di migliaia di anni fa e leggerli come se fossero tranquillamente adattabili all’oggi) sono divertenti, a volte stimolanti, ma di base mi lasciano perplessa. Inoltre considerando anche i primi due commenti, che dire? Che chi li fa si ritiene chiaramente dalla parte dei giusti e dei meritevoli. Concordo più con Anonimo SQ!

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    • Ilaria, chiamata in causa, non posso che rispondere. Mi sono trovata dalla parte dei “giusti e dei meritevoli” (come tu, non io, dici) e da quella opposta. Ma ho sempre cercato di capire come mai prima di gridare al complotto. Che mi pare male del nostro secolo tanto quanto l’ingiustizia. E in molti casi ho scoperto che era giusto che la proporzione geometrica avesse privilegiato altri e non me. La democrazia è una forma imperfetta come molte altre, certo come ricorda AnonimoSQ la migliore che abbiamo.
      Ma nello stesso tempo anche la famosa triade della rivoluzione francese parla di diritti come di dovere. E forse basterebbe ragionare in questi termini (senza andare troppo e polemicamente lontano rispetto a un commento) per pensare in termini ‘geometrici’ (è giusto, per esempio che chi non contribuisce alla civitas ne goda i diritti? Questo volevo dire, per esempio, Ilaria – mica grandi cose…)

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      • ‘povna, mi riferivo più che altro al commento di Pensierini sul voto (che tu condividevi), non al resto. Di solito chi fa quell’affermazione la fa pensando che gli altri – solo perché votano diverso da lui/lei – votino “male” in quanto ignoranti ecc. Sulla meritocrazia invece sono d’accordo, e anche sui diritti e doveri. Però ci sarebbero così tanti distinguo da fare (non a caso la filosofia politica esiste da millenni e continuerà così) che i commenti a un post non possono certo esaurire il discorso! 🙂

        @Mel: penso che su alcuni punti ti troveresti molto d’accordo con don Milani! Anch’io ho tentennato a leggerlo proprio perché è sempre citato, ma vedrai che ti interesserà. Poi “Lettera a una professoressa” si legge in un’ora, al limite non avrai perso troppo tempo 😉

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        • Per quanto mi riguarda, penso di poter pensare alla democrazia come forma altamente imperfetta senza necessariamente ridurre all’ignoranza chi vota diverso da me (il problema non è chi vota diverso da me, ma se ha coscienza di civitas, patto sociale, e tante altre cose chi vota tout court). E, detto con molta pacatezza, non vedo perché presumere nella mia condivisione al commento quel “di solito chi vota […] lo fa etc”, visto che io non lo avevo esplicitato.
          Per come conosco Pensierini, penso che anche lei lo intendesse appunto come boutade nel senso dell’educazione civica e non del consenso personale di un cittadino al suo libero pensiero individuale. Ma ovviamente su questo non mi permetto di sovrapporre nessuna ipotesi al suo pensiero, e lascio doverosamente la parola, se avrà voglia, a lei.

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          • Ok, ti chiedo scusa, ho tratto un’inferenza errata a partire dalla tua condivisione di un commento. Però ti posso dire che quel mio commento non era minimamente polemico; cioè anche se la mia inferenza fosse stata corretta e quindi tu e/o Pensierini vi riteneste superiori a qualcuno, la cosa non mi darebbe il benché minimo fastidio. Quindi non intendevo criticare nessuno ma solo esprimere un’opinione diversa da quella che frettolosamente ho pensato fosse stata espressa da pensierini. Passando oltre, anch’io penso che la democrazia sia rispetto agli altri il meno peggio ma non certo la perfezione. Penso come te che anziché rimpiangere le oligarchie o i suffragi limitati, in una società democratica si debba mettere al centro l’educazione proprio perché cittadini incompetenti, ignoranti e con scarso spirito critico non hanno gli strumenti per poter esprimere un voto veramente libero e informato (Socrate amaramente docet, tanto per tornare alla cultura classica da cui eravamo partiti 😉 ).

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            • Cara Ilaria, come spesso accade (e anche qui il metodo del dialogo ci aiuta!), da un fraintendimento iniziale è nato un bel dibattito. Sì, il senso era proprio quello: cioè se il ‘mito’ [non negativo, però mito, non realtà] dell’uguaglianza aritmetica ci rende uguali al ribasso, allora la democrazia stessa (imperfetta come tutto) ne sarà svalutata al ribasso. E dunque ci sarà uguaglianza (e diritto, di voto come di altro) assai fittizia. (E da questo punto di vista mi viene in mente, del resto, che sul concetto di uguaglianza geometrica si erano espressi con dovizia sia Gesù Cristo sia lo zio Marx! 😉 )

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      • Appunto. E grazie, mille grazie, alla ‘povna che ha espresso come meglio non si potrebbe anche il mio pensiero. Figurarsi se non credo nell’uguaglianza dei diritti (e dei doveri). Piuttosto si potrebbe aggiungere, in pieno spirito milaniano, che forse a troppe persone non è oggettivamente permesso di scegliere in piena libertà e consapevolezza, dato che ad alcuni conviene che restino soggette a pressanti condizionamenti mediatici e ambientali.

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        • E’ vero, ragazze, da un fraintendimento iniziale è nato un bel dibattito e abbiamo pure scoperto che stavamo pensando tutte e tre la stessa cosa… è per questo che mi piacciono i blog! 😉 Grazie, anche a Mel e a Plutarco per l’opportunità 😛

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  3. Ho riportato il brano di Plutarco non con la finalità di esprimere la mia posizione politica o, peggio ancora, di esaltare il valore delle oligarchie aristocratiche della Grecia arcaica a discapito delle democrazie della stessa, ma per evidenziare che il problema della partecipazione democratica era fortemente sentito dagli antichi. Nessuno di noi credo sia così folle e dissennato da riproporre modelli politici “morti”, permane però per noi postmoderni/sti l’importanza della riflessione politica antica, in fondo pessimistica: la proporzione aritmetica permette di realizzare un’uguaglianza a tappeto, ma ciò che è uguale permette sempre e in ogni caso la realizzazione pratica dell’equità? D’altra parte, l’uguaglianza secondo la proporzione geometrica, che ritiene uguale soltanto ciò che è giusto e distinguerebbe tra virtuosi e malvagi, assegnando ai primi il governo della polis, sembrerebbe profilarsi come la soluzione migliore sul piano del logos, del ragionamento filosofico. Su quale base, però, si stabilisce ciò che è giusto e secondo ragione?
    Qui lo scontro.
    Ieri come oggi.
    ***
    Se si vuole azzardare un confronto con il presente, la scelta del primo ministro Monti di assegnare ad alcune donne posti-chiave nella gestione della “cosa” pubblica è dipesa dalla volontà di ripartire numericamente quote azzurre e quote rosa o dalle capacità delle stesse?

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  4. Don Milani diceva che nulla è più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali.
    Questo in “Lettera a una professoressa”, mi pare. Il concetto era che distribuire parti uguali di una torta e darne la stessa quantità a chi è affamato e a chi è già sazio… chiaramente non funziona.
    Probabilmente la mia interpretazione è semplicistica, e la soluzione al problema è alquanto complicata. Ci tocca mettercela via e concludere che Giustizia in questo mondo non se ne vede. Nel frattempo dobbiamo accontentarci dei migliori surrogati possibili. Come Ilaria non posso che concordare con Anonimo SQ, non fosse altro che per solidarietà familiare.

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  5. OK, se volessimo allargare : qual’è la retribuzione giusta per un lavoro, ammettendo che sia svolto sempre con coscienza e professionalità ?
    Che dire del rappresentante di prodotti per l’igiene alberghiera (saponi, carta igienica, detersivi lavaggio per le lavanderie e cucine e quant’altro), sentito con le mie orecchie che si lamentava di avere perso introiti con la crisi rispetto ai soliti 15000 €/mese, con tre auto di lusso etc ?
    Basta i criterio del più forte come potere ricattatorio (magari anche mediato da “sindacati” o lobby), che è quello dei liberali e liberisti alla Giannino (se te li danno, vuol dire che te li meriti) o deve esserci un criterio morale (e quale) ? E ad un cardiochirurgo, quanto diamo ? Ed a un’insegnante ?
    Domanda da un milione di dollari, lo so.

    Anonimo SQ

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  6. Certo che nel momento in cui una società si sviluppa, e sviluppa i propri figli, inbase al censo ed all’individualismo, c’è poco da sperare. Quando si parla di “ascensore sociale”, tutti gli indici socioeconomici dimostrano che , ancor più che fermo, è proprio guasto. Questo provoca riflessioni interminabili, compresa quella un po’ malavagia che faccio quando sono al seggio, e mi chiedo se veramente tutti tutti quelli che vengono a votare siano pienamente consapevoli di ciò che votano. Ed idem per quelli che a votare non ci vengono proprio. Un conto è avere i mezzi per informarsi, leggere, studiare, ben altra consapevolezza maturi se ti rimbambiscono gli orribili servizi dei tg o certi titoli di giornali che valgono meno della carta che si spreca per pubblicarli.

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  7. @Produttività, coscienza professionale, rendicontazione soggettiva e oggettiva, tempi di produzione/erogazione di un servizio, tassazione diretta…
    Sono parametri generali.
    Non ho una formula, Anonimo SQ.

    @Ornella, non ho mai letto Don Milani. Lo ammetto. Ne ho sempre sentito parlare troppo e quindi paradossalmente me ne sono tenuto lontano, ma uno di questi giorni…

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  8. @ mel :

    anch’io non ho una formula, il mio contributo voleva esprimere anche l’imbarazzo di non averla. Certo che sinora, in questo paese, come mi aveva insegnato un vecchio e saggio dentista, la cosa che vale sempre è la Legge del Menga, il che mi sembra un po’ poco.
    Non so se il modello di capitalismo sociale d’impresa alla tedesca sarebbe adatto a noi italiani. Lì funziona : basta inquadrarsi nel sistema, stare al proprio posto con disciplina, ed alla fine il tuo impegno non ti farà mancare nè il necessario nè anche un po’ di sovrappiù.
    Peccato che noi, come dicevo altrove, siamo 60 milioni di italianuzzi, non di tedeschi, e tendiamo a risolvere i ns problemi semplicemente fregando gli altri (vedi supra). Servi per secoli, pensiamo + a rubare per noi da ns padroni che a costruire per tutti.

    Anonimo SQ

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