Vecchio e nuovo


Il 2012 è un anno decisivo per le adozioni dei libri di testo, vuoi per il vincolo del sessennio, vuoi perché il quadro normativo è mutato profondamente, per non parlare del periodo storico-culturale attuale, che definire vorticoso è un eufemismo.
Il profilo dei ragazzi, di anno in anno, muta(non c’è alcun giudizio di merito), mutiamo noi docenti.
Sono mutato anch’io per una serie di ragioni interne ed esterne e crollata è la sicumera con cui, negli anni passati, affrontavo la fase delle adozioni.
Il libro più difficile da scegliere è il manuale di letteratura italiana per il triennio; per le altre materie ho le idee chiarissime.
Nei ritagli di tempo sto consultando libri di testo di diverse case editrici, sono quasi tutti libri pregevoli, convinto profondamente che in realtà a conferire loro pregio rimanga sempre il docente, che guida i ragazzi a orientarsi tra le pagine di un manuale. E contestualmente come ignorare le esigenze dei ragazzi sul piano della fruibilità di pagine che comunque devono essere lette, analizzate e studiate da loro medesimi?
La scelta si polarizza intorno a due estremi: la scelta egocentrica del docente che adotta il manuale che gli piace, quella saggia che tiene anche conto delle mutate condizioni storico-culturali in senso ampio.
L’ideale è la via di mezzo, ma a trovarla…
Perché la scelta più problematica riguarda il manuale per il triennio?
Da almeno 15 anni vengono stampati manuali faraonici fino ad otto volumi con appendici varie, di cui il 50% per cento, nel corso del triennio, rimane per lo più intonso; ho scoperto che ai ragazzi(e ai genitori) ciò dà fastidio, dal momento che per l’acquisto spendono somme considerevoli.
Ma anch’io, da qualche tempo, provo un senso di colpa asfissiante, perché io comunque ho adottato i testi e pertanto ne sono, moralmente, il responsabile.
Di assegnare pagine senza avere spiegato almeno il “sugo” non se ne parla neanche, a parte che i ragazzi non le studierebbero.
Si aggiunge poi un’altra variabile: il monte ore annuale, riservato a ciascuna disciplina, viene eroso quotidianamente da una miriade di impegni e fattori perturbanti, che vanno dalla proiezione cinematografica al dibattito(su un tema sociale, letterario, scientifico, etc…), dal progetto mattutino all’orientamento universitario, dalla manifestazione allo sciopero, dai ponti alle assemblee e potrei continuare.
Quindi la questione che mi preme è: riusciranno i ragazzi a studiare serenamente e approfonditamente per un triennio 8 volumi di letteratura?
So che falliranno e, come loro, anch’io.
Pertanto ho deciso, ma aspetto il conforto di qualche collega, di orientarmi verso un manuale in 4 volumi, uno per il terzo, uno per il quarto e due per il quinto anno; ce ne sono tanti e belli e pure i titoli sono accattivanti.
Esso deve contenere un quadro storico sintetico, un ricco discorso su forme, generi e temi, uno spazio adeguato per gli autori, discreta antologia con esigui marchingegni di analisi, mappe concettuali, immagini a iosa e, per obbligo di legge, una parte sul web.

D’altro canto ai miei tempi(anni 80′) ero in possesso soltanto di un manuale di storia letteraria(volume unico) e un testo di antologia per ogni anno del liceo.
Io come tanti altri ragazzi di allora.
Eppure le nostre conoscenze letterarie non erano certo da buttare nella spazzatura.

(Nell’immagine una pagina ingiallita del mitico Pazzaglia)

11 pensieri su “Vecchio e nuovo

  1. Mel, ne accennavo da me, perché ho partecipato a una iniziativa su questo proprio lo scorso mercoledì (http://nemoinslumberland.wordpress.com/2012/03/28/in-trasferta/).
    Se sei interessato, in privato ti posso scrivere i dettagli dei libri in questione.
    Fermo restando che – esattamente per gli stessi motivi che tu hai così ben delineato – se non fosse che hai detto solo quattro volumi, io ti consiglierei il buon vecchio Baldi.

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  2. io sto scegliendo con la stessa cura (o credo) il manuale di letteratura del triennio. Si passa da libri snelli con tutti e dico tutti i brani in italiano (noooo) a libri farraginosi di taglio solo storico. Per italiano chiedo anche io a ‘Povna in pvt. Io sono un’estimatrice del Luperini. Ma otto volumi a parte…hai ragione tu: scelta troppo egocentrica.

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  3. MiZZeca Professor Mel, che m’hai fatto ricordare il mio Giudici Bruni con le critiche di Natalino Sapegno e Momigliano. Anche troppo per noi tecnici “disertori della vanga”, però assimilammo almeno qualcosa :-;

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  4. Ecco, vedo che qualcuno ha nominato Sapegno.
    Io, però, mi riferisco alla figlia, docente da me in Sapienza. Lei e suo marito, Antonelli, hanno curato un’antologia per le scuole superiori che io ho sempre trovato allucinante, piena zeppa di pagine e pagine su tutto: letteratura italiana (materia per cui il volume è pensato), storia dell’arte, musica … e poi la cosa peggiore: i grafici. Ci sono grafici e mappe riassuntive ovunque. E’ allucinante! Sintetizzare qualcosina alla fine del capitolo va benissimo, aiuta, ma lasciate che noi giovani impariamo da soli a condensare – non ne siamo più capaci, ve ne rendete conto?
    E sì: credo che l’uso del web aiuti non poco.

    Al triennio io avevo il vecchio zanichelli: una guida generale, e poi un paio di volumi di antologia per anno. Meraviglioso.

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  5. Io avevo un libro che già all’epoca era antico, stampato su delle orrende pagine patinate di cui ora non ricordo il nome. Non era male di per sé però la struttura proprio fisica del libro (dorso troppo rigido, pagine patinate, copertine di carta velina) rendeva difficoltosa la consultazione (anche se aveva delle belle schede di approfondimento).
    Infatti la mia docente, fiorentina di Firenze e medievalista inside, lo odiava (era stato scelto precedentemente da una commissione scolastica..) e di volta in volta ci rifilava files e fotocopie tratte da qualunque altro testo (specialmente da quella che doveva essere stata la sua antologia viste le note a margine). Come facevamo? Avevamo una tessera delle fotocopie della copisteria vicina che riempivamo metà noi, metà lei e poi la sottoscritta (gli oneri di essere rappresentante di classe) andava a fotocopiare oppure mi passava i files in chiavetta e io li giravo ai miei compagni e ognuno decideva se stampare o meno le copie.
    Alla fine ci siamo riempiti di fogli ma quello che ho imparato in quegli anni in letteratura non lo dimenticherò mai.

    Seya

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  6. Il mitico Pazzaglia: anch’io, anch’io l’ho avuto! 🙂 Sui libri da adottare, naturalmente la questione è molto spinosa anche per le materie scientifiche. Io opto – da sempre e per sempre – per i libri con una ricca dotazione di esercizi e problemi, lasciando quelli più “multimediali” e accattivanti a chi lo desidera. So di andare un po’ controcorrente, ma il taglio che voglio dare al mio insegnamento è di quel tipo; forse per qualcuno sembrerò obsoleta, ma io sono convinta della bontà di questo approccio.

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  7. ah, io al liceo Pazzaglia e Ferroni, l’accoppiata vincente. poi, però, ho molto inviadiato gli otto volumi del Luperini di mia sorella (rimasti, per la metà, intonsi).

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  8. @Povna, il primo Baldi è una bibbia, gli ultimi discretucci.

    @LaGattaG, anch’io adoro Leperini, ma a volte per i ragazzi è problematico capirlo.
    Già adottato in un corso.

    @Ray, citi due grandi; di Monigliano conservo alcune splendide e romantiche pagine critiche, del Sapegno la Divina Commedia e il suo Compendio.

    @Amedeo, il prof. Antonelli che ha condotto Fahre su radiotre e appare talvolta in tv? Non lo sapevo.
    Hai ragione, la dimensione narrativa del manuale è uno dei punti forti, che nessun grafico o slide può eguagliare.

    @Seya, anch’io ricorro alle fotocopie, perché un difetto lo scovo sempre in un manuale.

    @Lanoccioletta, vedi? Ho ragione sugli 8 volumi!

    @Tenebrae, MITICA la Guida di Guglielmini. Ogni tanto una sfogliatina fa bene.

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