Silfidi in agguato


Il mio giorno libero è il giovedì. Per la seconda volta consecutiva anche oggi una parte della giornata dovrebbe essere dedicata a un impegno scolastico particolare. Un giovane di belle speranze, già laureato, sta per concludere un master non ho capito in quale città italiana e gli abbisogna di intervistarmi, cosa che m’imbarazza non poco. Se è fama acclarata che sono gentile e cortese, i più non sanno che sono profondamente orso nelle relazioni umane e inoltre popolano la mia mente fantasmi di pensieri non proprio nobili, che tra breve esporrò dopo avere ricostruito l’antefatto.
Un anno fa mi sono impelagato in un progetto esterno, realizzato da un’associazione autorevole, che m’ha visto protagonista come referente interno al liceo e come tutor di due alunni; ora si tratta di portare a termine la seconda annualità e con tutte le perplessità del caso non posso certo sottrarmi all’impegno, anche perché, diciamolo pure, dovrei rinunciare a una sostanziosa sommetta di euro. All’inizio del progetto ero molto entusiasta, poi l’interesse è via via scemato per la mole di carte che ho dovuto riempire e per le frequenti riunioni del comitato, come se già non bastassero quelle scolastiche. Quindi il pregio delle attività svolte è stato mortificato dalla solita burocrazia e dal dispendio di tempo prezioso.
A denti stretti ho perseverato e continuo a farlo.
Qualche giorno fa ho saputo che il giovane di belle speranze di cui sopra, esterno al liceo e all’associazione, ha monitorato e analizzato il progetto allo scopo di usare ogni elemento a sua disposizione per la ricerca che sta realizzando.
Detta ricerca prevede che s’intervisti il referente, qualora questi voglia prestarsi.
Io mi sono prestato, ma non c’è modo di incontrarci, soprattutto a causa del caos a scuola: docenti e bidelli non ancora nominati, orario scolastico in continua revisione, caldo soffocante e altro; inoltre essere intervistato a scuola non è proprio l’ideale. Se non sono in classe, le ore-buco sono occupate da altri impegni: sostituire i colleghi assenti con i disponibili(a pagamento e non), accogliere i supplenti che arrivano a scuola e illustrare in pillole l’organizzazione, e mille e mille richieste di alunni, genitori, colleghi, personale.
Così il giovanotto m’ha proposto per l’intervista un luogo tranquillo: sedersi all’ombra di un bar-giardino tra bibite e parole per non più di un’ora.
Il diavolo s’è messo di mezzo: giovedì, ché domattina deve partire e stare lontano un mese.
Giovedì, il mio giorno libero.
A pranzo concorderemo, ma non ho ancora deciso.
Da una parte per i motivi esposti prima, poi c’è che sono sospettoso.
Il solito diavoletto mi suggerisce che le promotrici dell’intervista sono le silfidi referenti dell’associazione che vogliono appurare cosa io pensi veramente del progetto.
Pertanto, durante l’intervista, che non metto in dubbio essere destinata alla ricerca, non so se mentire spudoratamente, fare il gesuita ipocrita o spiattellare al giovanotto ciò che penso davvero.
Lingua mia frenati!

13 pensieri su “Silfidi in agguato

  1. Frenati , frenati , Mel!!! Tienti saldo e porta pazienza, ché dire chiaramente ciò che si pensa di un progetto scolastico…. ahimè, prevede che tu immediatamente te ne dissoci, con tutte le conseguenze del caso.

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  2. Vado fuori dal coro: direi la verità. Con compostezza, senza polemica, ma la verità. Se il progetto è buono, ma soffocato dalla burocrazia, dire la verità servirà a migliorarlo. Se il progetto è solo cattivo, dire la verità servirà a cancellarlo. Se no molto di ciò che facciamo non ha senso, non pensi?!

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  3. In effetti nemmeno io vedo il motivo di frenarti. Se dici quel che pensi del progetto ti tolgono i soldi? Ti degradano sul campo? Ti coprono prima di catrame e poi di piume? Se secondo te la cosa non è stata organizzata bene, è giusto dirlo, IMHO.

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  4. Rispondo con un unico commento.
    Solitamente non temo di dire la “verità” sempre nel rispetto degli interlocutori, a meno che non si perda la pazienza. Se alle silfidi passasse soltanto il sospetto di un segmento del progetto non andato a buon fine o percepito come naufragio, sarebbero capaci di organizzare altre ore di formazione, perché il progetto continua fino a marzo. Sinceramente non ho l’energia per affrontare altre ore di “scassamento” di m…
    Direi la verità, se già ne fossi fuori; il progetto in sé è valido, ma non per un liceo.
    In parte io e i colleghi qualche flash critico l’abbiamo scattato.

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  5. Quoto ‘povan: la verità, sempre, magari non brutalmente, ma credo che la sincerità paghi, sempre, magari non subito, ma sul tempo lungo di sicuro.

    Anonimo SQ

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  6. Però… se “devi” far parte di un progetto che non ti piace (al punto che non vorresti neanche fare formazione per migliorarlo), più che dire o non dire la verità forse il punto è se vuoi starci o meno. Ok, hai preso l’impegno, ok ti pagano ma forse se non ti ci senti dentro fino a questo punto, anzi fin dall’inizio, per come da subito hai descritto le “silfidi” (me lo ricordo quel post!) forse puoi valutare se lasciarlo o meno (lo dico solo perché dai tuoi commenti e anche dal post mi sembra di percepire proprio una tua repulsione ormai).

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