Elsa

Elsa è stata mia compagna di liceo.
Un’amicizia di grandi affinità elettive, o per lo meno questo ho creduto per molto tempo.
Anni di studio e di divertimento, di gioie e di dolori.
Elsa era molto complessata, non so se oggi abbia superato il complesso del sentirsi addosso qualche chilo di più.
Ciò aveva un riverbero sulle sue relazioni amorose: lei non si piaceva, ma i ragazzi, i porci per dirla come lei, impazzivano di lussuria per le sue forme, le facevano credere di essere innamorati, ma lo scopo era ben presto rivelato, cioè portarsela a letto.

Già però, l’anno della nostra maturità, Elsa era fidanzata in modo serio con Sebastiano e, qualche anno dopo, sono finiti davanti all’altare.
Con Sebastiano Elsa conobbe il grande amore, sebbene il giovane appartenesse a una classe sociale inferiore a quella di Elsa e avesse una tara patologica, che avrebbe potuto compromettere anche gli eventuali figli.
Cosa che non è avvenuta, infatti dalla coppia, grazie anche alla scienza medica, sono sbocciate due bellissime ragazzine, oggi tredicenni.
Ma Sebastiano è morto.
La tara ha minato lentamente la salute del giovane sposo e padre e lo ha cancellato dalla faccia della terra.
Su Elsa s’è così abbattuta una tragedia immane, ma lei s’è fatta coraggio, per le bambine-diceva-, e un anno dopo ha sposato un altro uomo, ricchissimo.

Da allora di Elsa si sono perse le tracce, anzi proprio dal momento in cui ha incontrato un altro uomo, o meglio un altro padre per le bambine, ha interrotto le relazioni con i vecchi amici.
Quindi non ho mai conosciuto il nuovo marito della mia cara compagna, né ho più rivisto le bambine.
Né so se lei lo ami veramente.
Resta un mistero.
Voglio illudermi che Elsa sia rimasta la donna coraggiosa, che ha sfidato convenzioni sociali e pregiudizi.

Molto sporadicamente l’ho incrociata in città in qualche negozio, ma o io o lei andavamo di fretta e non ci siamo mai soffermati a chiederci di noi, della nostra amicizia.
E poi covavo dentro un forte senso di delusione per essere stato escluso tutto d’un colpo dalla sua vita, quindi perché intrattenermi con lei? Sarebbe stato oltremodo finto.
Dopo il nuovo matrimonio ho provato dapprima comprensione per il dramma e per la scelta, poi il suo silenzio, consolidatosi nel tempo, si è cambiato in delusione cocente e oblio.

A dieci anni circa dall’ultima volta in cui ci siamo intravisti, oggi pomeriggio, nel bel mezzo della digestione, mi ha telefonato Elsa.
Inizialmente ho provato una certa emozione nel risentire la sua voce.
Sempre la stessa.
E ho creduto che la chiamata scaturisse dalla necessità di rivederci e, raccontandoci, colmare i vuoti di tanti anni.
Mi sono sbagliato.
Lo scopo è stato rivelato a fine telefonata.
Reperirle un docente di matematica, che dia lezioni private a domicilio a una delle sue figlie.

Elsa non si smentisce mai.

22 pensieri su “Elsa

  1. Oh, my God !!!!

    Caro Mel, comprendo la tua delusione. Se posso azzardare un parere, mi sembra che Elsa abbia sempre saputo quale fosse il suo obiettivo, e quali fossero i mezzi per raggiungerlo…

    Peccato, però!

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  2. Esito quasi a scriverti di dirmi in pvt quale fosse la “tara patologica”, che purtroppo si capisce bene, per chi sa, per chi ci è passato, dalle tue righe. E se quel mio capire molto bene è corretto, spero di no, Elsa ha ragione a prescindere. Parola di ‘povna, che rabbrividisce, credi a me.

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  3. Chiedo scusa a Melchisedec, ma non sapendo come funziona il pvt di wordpress, sono “costretta” a invadere il suo spazio. Vorrei chiedere a ‘povna: perché Elsa avrebbe ragione a prescindere?
    Come in tutte le famiglie ( pare che nemmeno i potentissimi Agnelli ne fossero esenti) anche nella mia sono presenti storie tristi di persone che hanno dovuto affrontare malattie, invalidità e vedovanze. Non posso che esprimere ammirazione, mettiamoci pure una buona dose di solidarietà femminile, per la determinazione e la fermezza con cui Elsa ha fatto fronte alle sue personali vicende. Il mio parere sarebbe forse diverso se invece che convolare a nozze, dopo un anno, con un uomo ricchissimo ( e non posso fare a meno di chiedermi: ma dove , come avrà fatto a trovarlo!? ) si fosse impiegata da qualche parte, avesse trovato un lavoro per mantenere se stessa e le figliole avute dal grande amore. Così come l’ha raccontata Mel, invece, sembra sì una storia triste, ma pure un esempio di fortunato opportunismo.
    E scusate se sembro troppo cinica. Il romanticismo l’ho seppellito qualche anno fa .

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  4. Il punto dolens, per quanto mi riguarda, è relativo al silenzio di Elsa dopo la morte del primo marito, l’avere tagliato i ponti così bruscamente con il passato. Può darsi che anche il dolore della tragedia l’abbia spinta a un tale comportamento. Però, c’è sempre un però, tant’è che ieri non ha esitato, dopo un lungo giro di contatti, a chiamarmi per chiedermi un favore. Non contesto le scelte personali(secondo matrimonio), ci mancherebbe! Un po’ di opportunismo s’intravede.
    Poi c’è anche un altro elemento che mi urta assai: essere cercato dalle persone soprattutto in qualità di prof., di “esperto” della scuola e dell’insegnamento. Magari la responsabilità è anche mia. Difficile sciogliere questi nodi.

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  5. concordo con l’ultimo commento di Mel: Elsa aveva il diritto di risposarsi con chiunque. Non credo avesse il diritto di sparire così: si vergognava delle sue scelte? Aveva paura che il vecchio giro di amici la tacciasse di opportunismo? Io non posso dirlo. Però una sparizione così lascia spazio a molte domande.
    Mel, avresti potuto fornirle a Elsa il nominativo di un carpentiere (magari anche disonesto), facendolo passare per professore di matematica…Avevi la garanzia di un’altra telefonata…
    t.

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  6. Sì Mel, capisco quel che dici sull’essere cercati da esperti prof. (anche a me urta, sia quando me lo chiedono per scuola, sia quando me lo chiedono all’università). E anche io non so mai che rispondermi, perché il nervoso sale istintivo, e poi arriva la ragione a dire che forse è naturale che sia così.

    Sul resto, Ornella mi scuserà, ma rimango della mia idea senza spiegare.

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  7. Non ho idea di quale possa essere questa tara patologica, il commento di ‘povna mi ha turbata! Comunque a parte questo, è impossibile esprimere giudizi non conoscendo bene né te né Elsa, però pur capendo che ci sei rimasto male sia prima per il suo aver tagliato i ponti sia ora per la sua telefonata puramente strumentale… io in questi casi tendo a essere molto comprensiva. A me per es. è capitato in passato, proprio perché stavo molto male, di isolarmi e tagliare bruscamente (forse anche maleducatamente) i ponti con amici molto cari. Quando sono tornata indietro col capo cosparso di cenere, mi sono sentita estremamente grata nei loro confronti per avermi riaccolta a braccia aperte e senza alcun risentimento che pure sarebbe stato giustificato e legittimo. Lì ho riconosciuto la vera amicizia… Ora non reagirei mai più al dolore tagliando i ponti, ma a volte succede… Il caso della telefonata invece fa un po’ pensare… ma anche qui, possono essere tanti i motivi per cui è andata dritta al punto anziché soffermarsi sulla vostra relazione, come per es. l’imbarazzo. Oppure è semplicemente diventata una persona opportunista, ce ne sono tante! Vabbe’, almeno sappiamo che sta bene…

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    • Mi trovo a condividere del tutto il commento di Ilaria.
      Troppe cose non sappiamo, sono troppi i dettagli che ci mancano per poter dire qualcosa.
      Trovo molto giusto, però, provare, almeno provare, ad essere comprensivi, non giudicanti.
      A me è successo qualcosa di simile. Quella che è stata la mia migliore amica dall’infanzia si è trasferita a Rovigo 5 anni fa. Si è sposata con un uomo che aveva già un figlio, che crescono insieme, e ne hanno avuto un altro insieme. Dopo anni di tentativi da parte mia di raggiungerla, di partecipare alla sua vita, ho rinunciato: lei, in qualche modo, mi chiede di restare indietro di un passetto.
      Delusione e sofferenza le vivo, però è più forte la voglia di capire. Prima o poi, magari, ci faranno capire molti perché. Per ora, ricordiamole e facciamo la vita.

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  8. Ok! Comprensione e generosità per tutti. Del resto, come mi ha fatto notare una carissima amica, verremo giudicati non tanto per noi stessi, ma per il nostro atteggiamento e le nostre azioni verso gli altri. Per cui rispetto il riserbo di ‘povna, e le spiegazioni di Ilaria. Mi ha divertito molto il suggerimento di tenebraetenabrae: da tenere presente!

    Più di tutti capisco Melchisedec, che ringrazio della gentilezza che mi dimostra sempre. Forse perché pure io qualche volta vorrei essere “contattata” come persona/amica/parente e non solo, quando ci sia necessità, per un aiuto scolastico o consigli “professionali”. Pure se tanta fiducia lusinga il mio amor proprio, tutto sommato!

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  9. Non è mica che sulla base del nostro giudizio la sua anima verrò gettata nell’uno o nell’altro degli scomparti dell’aldilà!
    Perciò, forte di questa serena certezza, comprendo perfettamente il disappunto di Mel. E non sapendo il resto della storia non c’è altro da dire se non: possibile che non avesse accanto assolutamente NESSUNO in gradi di indicarle un insegnante di matematica a modino? Prima di scomodare fantasmi di dieci anni indietro, forse un tentativo in proprio lo avrebbe potuto fare…
    Ma insomma è andata così e amen.

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  10. Non so, se un tempo forse è stata una “donna coraggiosa, che ha sfidato convenzioni sociali e pregiudizi” (difficile esprimersi, visto il “non detto” del racconto), mi sembra che le sue scelte attuali (dimenticarsi dei vecchi amici, ritrovarli per opportunismo, martimonio di interesse, posto che sia davvero così) siano piuttosto furbe e convenzionali. Forse è cambiata, forse si è rivelata per quello che in realtà era, in entrambi i casi è stata piuttosto fortunata, compresa la morte del primo marito… Queste le mie impressioni, in base agli elementi che ci fornisci.

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  11. Caro Mel, a differenza di Povna non ho assolutamente capito quale fosse la malattia ereditaria e sono curiosissima… ma ce ne sono così tante! però ho sperimentato io stessa questo “voltare pagina” che fanno certe persone: a me è successo con due amiche, che ho seguito, aiutato, sostenuto e diciamo pure anche finanziato negli anni difficili. Poi, quando le vacche magre sono finite e sono venuti gli anni prosperi (matrimonio di gran censo per una, lavoro brillantissimo e strapagato per l’altra) si sono immediatamente scordate di me e degli altri amici che facevano parte della loro vita di prima. Credo sia solo un modo radicale e inelegante di voler girare pagina, di volersi dimenticare di tutto e tutti, rimuovendo ricordi sgraditi. Allo stesso modo, mi hanno detto che parecchi galeotti quando escono di prigione preferiscono tagliare i ponti con le donne che per anni sono andate a portargli le arance in carcere. Capito tu mi hai? mi dispiace molto per la tua delusione, ma Nietzche ha scritto nella Gaia Scienza: NOI NON AMIAMO I TESTIMONI DEI NOSTRI FALLIMENTI….bellissimo aforisma, amaro e vero.

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