Concorsone

Non ho avuto la sfortuna di fare il vigilante per il concorsone degli aspiranti proff, ma alcuni colleghi sono stati “beccati” e mi hanno raccontato quanto hanno letto negli occhi dei candidati: speranza, disillusione, lacrime, rabbia, rassegnazione. Procedura assolutamente da condannare, trattandosi di una selezione che rasenta un’offesa alla dignità della professione-docente. Quando più di un decennio fa affrontai il concorso a cattedra, ricordo che mi presentai sereno fidando sulla mia preparazione; nessuno mi avrebbe assicurato che quel giorno(anzi quei giorni)avrei superato gli scritti. Fu una pietra buttata in uno stagno. Uscii dalla scuola, sede dello scritto, sfinito, ma in cuor mio pacificato, convinto di avere fatto del mio meglio e soprattutto di essere stato “saggiato” su ciò che avevo studiato a scuola e all’università, quindi sapevo che gran parte della responsabilità era mia. Oggi, come allora, mi ritengo un privilegiato e solidarizzo con quanti, pur avendo tutte le carte in regola per insegnare, ieri e oggi non ce l’hanno fatta.

13 pensieri su “Concorsone

  1. Mel, anche gli insegnanti di questo concorso saranno saggiati sulle conoscenze. Questa è una preselezione prevista, con buona pace di chi dice il contrario e non ha memoria per le leggi di questo paese, per tutti gli ambiti della pubblica amministrazione (e introdotta, se non mi sbaglio, in maniera generalizzata a partire dal 2006). Di più: è una selezione che oggi, mentre il 100% delle persone che conosco è passato, preparandosi in maniera intelligente e non eccessiva (voglio dire che lo studio e la conoscenza delle domande della preselezione non ha inibito loro la vita sociale, amorosa e professionale in questi due mesi), chi ha visto la prova con occhi sereni ha giudicato “facile e fattibile, molto”.
    Il resto a me sembra la consueta litania di chi vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Se c’è un concorso per il quale mi dicono in maniera chiara su che cosa prepararmi mi preparo. E le persone che così hanno fatto sono oggi concordi nel dire che hanno compreso perché la logica possa servire, e sono contente (torno ora dal festeggiamento insieme a loro) di avere imparato una cosa in più. Io di mio ho fatto poche batterie di test, per aiutare Calvin a prepararsi. E confermo che erano assolutamente fattibili, anche se ovviamente era necessario prenderci la mano.
    Detto questo, come ricorda Noise altrove, possiamo anche poi discutere se fosse la miglior forma possibile di preselezione,ma che a) la preselezione ci voglia; b) non fosse improba; c) non sia stata ingiusta mi pare inizi a non esserci dubbio alcuno.

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  2. Riporto le parole del professor Israel.
    “Da un lato, come negare l’opportunità di premiare il merito, di legare l’immissione in ruolo a un accertamento serio delle capacità di chi occuperà quei posti? D’altra parte, deve trattarsi di un accertamento “serio”. Qui nascono perplessità per il carattere di questa prova che assomiglia a un esame di guida automobilistica dove il comportamento del conducente deve essere standard, a differenza di quello di un buon insegnante. Di fronte a un numero imponente di candidati e inevitabile una selezione di base, ma è poco credibile che si possano accertare con dei quiz le capacità logiche e di comprensione dei testi dei candidati, e stupiscono certe domande in tema di competenze linguistiche e digitali che rischiano di premiare personaggi adatti a trionfare nei “quiz-show” televisivi. Perché mai un requisito per essere un buon insegnante dovrebbe essere sapere a quale linguaggio appartiene il termine “godet” (un taglio di gonna a forma di campana), sapere che il “nome logico LPT1” indica la porta parallela di un computer o conoscere la definizione di “home banking”? Mentre si parla tanto di combattere il nozionismo il ministero dell’istruzione ne propone la peggiore versione, secondo una visione dei test praticata da tempo con esiti pessimi”.(Il Messaggero, 18-12-12)

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    • Non è un requisito per essere insegnanti, ma un prerequisito per essere dei ( moderatamente colti) funzionari di nobiltà di toga. Nella fattispecie dei tuoi esempi, 3 cose che peraltro sapevo, per cultura personale e capacità di leggere letteratura ottocentesca, non essere in balia di sedicenti esperti informatici nella gestione dei propri hardware, essere in grado di comprendere le offerte dei gestori dei propri risparmi. A me sembra che non siano esempi scandalosi, e che non sia affatto male pretendere che gli educatori dell’Italia bambina non siano soggetti al pregiudizio descritto da Snow. Ciò detto, a Israel sfugge che i test erano facili, provare per credere. E che i bravi che ci tenevano moderatamente sono passati.

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  3. Le cose si possono sempre fare meglio ma ritengo che non ci sia da lamentarsi per questa modalità di preselezione (trattandosi appunto di pre-selezione, a cui poi seguirà una selezione mirata su competenze e conoscenze più specifiche e di ampio respiro). Quello che mi turba non sono i quesiti ma quanto è elevata la percentuale di coloro che – pur avendo avuto tra l’altro la possibilità di studiarli e prepararli prima – non sono riusciti a superarli. Questo direi che dovrebbe più farci riflettere e anche allarmarci. Anche lo snobismo con cui la logica viene liquidata da cosiddetti “umanisti” mi dispiace… ma la logica fa parte della filosofia, ci dà le basi per sapere analizzare, ragionare e infine argomentare le nostre opinioni. Senza contare che, avendo io amici che fanno il concorso, conosco i quesiti di cui si parla (per me che non avevo ansie da concorso è stato anche divertente esercitarmi assieme a loro) e, io non sono un genio ma accipicchia, erano FACILI, bastava per lo più ragionare un po’ e avere quel minimo di cultura generale… i miei amici sono passati tutti… nessuno è un particolare genio… solo non son stati a fare polemiche su quiz o non quiz e ci si sono applicati 😉

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  4. Io ho visto passare i motivati, quelli che si sono rimboccati le maniche e si son detti “è la scuola che voglio, mi studio i quizzettoni, anche se ci sarebbero modi migliori”. Mel, io ho passato il concorso traducendo Euripide dal greco al latino, non mi sono sentita meglio, già lavoravo e sapevo in cosa consisteva il mio lavoro. La scuola è anche difficoltà davanti a cose non immediatamente comprensibili. Senza Euripide io sarei una persona di minor cultura ma senza la motivazione e il non arrendermi davanti agli assurdi scolastici (e ne parliamo spesso, qua) sarei una docente peggiore. Ed è la seconda cosa che spendo lavorando.

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  5. Povna e Ilaria, non ho letto i test, quindi non posso esprimere un giudizio fondato; mi pare, però, che il prof. Israel non focalizzi l’attenzione sulla difficoltà dei test, ma sulla incongruenza tra quello cui devo rispondere in quanto candidato a insegnare e quello cui rispondo non del tutto in linea con il “sapere” specifico di un insegnante. Che tipo di gonna sia godet ha qualche connessione con i teoremi di Euclide? O con Euripide, citando G G? A questo punto sarebbero stati più congruenti dei test per area disciplinare. Certo il presupposto è selezionare, verbo che mi provoca qualche brividino.

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    • Mel, lo hanno detto Ilaria e GG meglio di me: quei test erano facili. Molto. E NON servivano per discutere le competenze didattiche, per quelle ci sono le prove DOPO. Servivano per scremare chi lo ha fatto per caso (visto), chi non sa nemmeno mettere in sequenza due bicchieri (visto), chi pensa che il computer prenda un virus in una stanza fredda (visto), chi, chi.
      Partono dal presupposto che qualunque insegnante, in quanto funzionario di stato, ha un insieme di conoscenze, perché no anche un po’ desuete (penso a godet) che sono maggiori e più tonde delle competenze disciplinari specifiche. Così poi quelli di lettere evitando di andare in giro vantandosi di non sapere che cosa sia il delta e quelli di scienze non dicono a quelli di lettere di fare il verbale. In più (ma non abbastanza da non passare lo stesso senza farle) le competenze in quelle due aree per le quali Polis chiede la certificazione delle competenze nel curricolo on line degli insegnanti, id est informatica e lingua. Torno a ripetere: che c’è di male?!

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  6. Quindi l’alta percentuale di bocciati, devo dedurre, si deve a ignoranza crassa. Grave, se è così, Povna.
    Quoto “Così poi quelli di lettere evitando di andare in giro vantandosi di non sapere che cosa sia il delta e quelli di scienze non dicono a quelli di lettere di fare il verbale”.

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    • Evitano, ovviamente, non evitanDo (scusami, scrivevo dal tablet)!

      Per il resto: ignoranza, presenzialismo da concorso, vado e tento, me ne fotto. Queste cose qui. Che però troppe volte in concorsi meno asettici possono passare per un principio sindacale del 6 politico. Il vantaggio di questo è che qui non succede.

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  7. Pingback: 100 per 100 (ovvero: Il dito e la luna) | Slumberland

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