Uno stile

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Mi sono sorbito quasi tutta la conferenza-stampa su Benedetto XVI tenuta da padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede; mi incuriosisce oltremodo il perfettismo della macchina burocratica vaticana, impegnata, a partire da oggi, a organizzare l’uscita di scena dell’attuale pontefice e l’ingresso del neo-papa, che dovrebbe entrare in servizio circa a metà marzo.Mentre giornali e tv hanno amplificato la notizia, addirittura Formigli ha dedicato a papa Ratzi buona parte della trasmissione su La7, padre Lombardi, com’è nello stile gesuitico, ha rimpicciolito la portata storica della rinuncia papale, svelando qualche particolare, a quanto pare non di rilievo, sulla salute del successore di Pietro e rasserenando tutti in merito al paventato sconvolgimento di impegni e appuntamenti ufficiali, che costelleranno l’ultimo squarcio del pontificato ratzingeriano. Più volte sono stato sul punto di cambiare canale, perché in effetti le cerimonie, i dati tecnici della vacatio pontificis et similia m’importano molto relativamente, eppure qualcosa mi ha tenuto con lo sguardo fisso sullo schermo, ossia l’ipnosi di chi ascolta un comunicatore convincente, ma non per questo necessariamente veritiero. Padre Lombardi ha spiegato il dopo Ratzi e ha risposto ai giornalisti con serenità e dovizia di particolari, non contestando mai apertamente la natura capziosa e morbosa delle domande, né tanto meno il giornalista, ma minandone la consistenza attraverso la netta distinzione tra dimensione della coscienza personale e dimensione ufficiale, che l’opinione pubblica contemporanea e i personaggi di rilievo hanno imparato a miscelare non sempre con esiti dignitosi. Il portavoce ha svelato poi alcuni particolari sulla vita claustrale, che attenderà Benedetto XVI dopo la rinuncia al soglio pontificio; da qualche mese, a quanto pare, sono stati avviati dei lavori di modifica di un monastero intra moenia vaticane e che ordini superiori hanno fatto sloggiare le monache, che finora l’hanno abitato. In tal modo nello Stato Vaticano coabiteranno un ex-monarca assoluto e novello monaco e un nuovo monarca-papa.

Articolo 1 – La rinuncia

Can. 187 – Chiunque è responsabile dei suoi atti può per giusta causa rinunciare all’ufficio ecclesiastico.

Can. 188 – La rinuncia fatta per timore grave, ingiustamente incusso, per dolo o per errore sostanziale oppure con simonia, è nulla per il diritto stesso.

Can. 189 – §1. La rinuncia, perché abbia valore, sia che necessiti di accettazione o no, deve essere fatta all’autorità alla quale appartiene la provvisione dell’ufficio di cui si tratta, e precisamente per iscritto oppure oralmente di fronte a due testimoni.

§2. L’autorità non accetti una rinuncia non fondata su una causa giusta e proporzionata.

§3. La rinuncia che necessita di accettazione, se non sia accettata entro tre mesi, manca di ogni valore; quella che non ha bisogno di accettazione sortisce l’effetto con la comunicazione del rinunciante fatta a norma del diritto.

§4. La rinuncia, fino a quando non abbia sortito l’effetto, può essere revocata da parte del rinunciante; conseguito l’effetto non può essere revocata, ma colui che ha rinunciato può conseguire l’ufficio per altro titolo.

 

7 pensieri su “Uno stile

  1. Il fatto che resti in Vaticano contribuisce a rendere ciò che sta succedendo fortemente irrituale e del tutto hapax. Oggi ho fatto lezione ai miei alunni sulla storia che passa davanti, spiegando loro gli altri 8 papi che possono essere ricondotti a un certo tipo di rinuncia. Il Vaticano è una macchina di retorica perfetta e burocrazia altrettale oliata da due millenni. Ma anche loro sanno bene che sta iniziando una nuova era.

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  2. A me ha colpito il linguaggio del corpo di colui che ha tenuto la conferenza stampa, ieri, la voce era leggermente ansiosa, le mani mai ferme a toccare i fogli in modo disordinato, l’espressione tesa… tutte cose che oggi erano scomparse. Non so non so davvero che pensare, in questo mi aiutate voi, con il vostro modo acuto di affrontare le cose. Ma mi fa molta paura la nuova era della chiesa

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  3. A me di padre Lombardi ha colpito (non molto in positivo) l’atteggiamento eccessivamente didascalico; in pratica ha fatto la “parafrasi” riga per riga del breve discorso di dimissioni del papa, che peraltro era già chiarissimo di per sé. Come la ‘povna e te, osservo anch’io tutta questa situazione con la curiosità e l’interesse di chi sa di trovarsi di fronte a un evento di rilevanza storica (come altri cui abbiamo assistito), come credente inoltre mi sento molto serena e fiduciosa (questo lo divo a Rose).

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  4. al di là di chi ce lo racconta e di tutto quello che i giornalisti dicono in giro, io trovo che sia una buona cosa che Il Papa se ne vada finché può andarsene con le sue gambe. Ricordo Papa Wojtila e il suo martirio quando non riusciva a parlare, era straziante per lui e per tutti. I malati e i moribondi hanno la loro dignità e vanno lasciati in pace- Chiunque non si senta più in grado di portare avanti la sua missione è bene che ceda il passo. Speriamo che stavolta scelgano un Papa buono, giovane ed energico, la chiesa ha bisogno della sua presenza. Io la penso così.

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  5. Wojtyla aveva fatto della corporeità il proprio segno distintivo, esibendo ovunque se stesso, dapprima come viaggiatore, sciatore e camminatore vigoroso, poi debole e soggetto alla malattia e decadenza fisica, come essenza della sua umanità e del suo carisma. Questo papa, al contrario, è profondamente intellettuale, e ha fatto della cultura e del ragionamento il suo contrassegno, pertanto credo che sia perfettamente comprensibile che non desideri esibire in pubblico il suo declino.

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  6. @Povna, un po’ mi piace questo stile. Un po’, però.

    @Ilaria, vedremo che succederà.

    @Rose, anch’io ho notato che Lombardi era visibilmente inquieto e direi tremebondo.

    @Tra i giovani, Alidada, un filippino e un ghanese. Chissà!

    @Un papa teologo reazionario, o meglio nell’alveo della tradizione che non negozia valori, Pensierini.

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    • Posso aggiungere un commento alla tua risposta, peraltro azzeccatissima? Un Papa reazionario e tradizionalista, e pure superbo e arrogante, sempre convinto di essere nel giusto, sordo all’ascolto del suo popolo e refrattario ad ogni esigenza di dialogo e condivisione.

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