Non siam mica qui…

hover_thumb_john-torrioIl mio mese di febbraio, soprattutto l’ultima parte, ha schiacciato e mortificato il desiderio di scrivere qui sul blog. E marzo non è poi così diverso dal precedente. Gli impegni scolastici di natura organizzativa mi hanno del tutto fagocitato e ho dovuto affrontare, da solo, il carico di 33 classi da gestire; adesso i capitani siamo nuovamente due, perciò tiro un respiro di sollievo. Sono però subentrati i compiti da svolgere in classe, pertanto da preparare e poi correggere. Molto saggiamente la maggior parte dei colleghi fa uso delle guide dei libri di testo o di altri che hanno accumulato nel tempo mercè la prodigalità delle case editrici, perciò, quando si tratta di assegnare un compito in classe, è sufficiente scegliere le tracce o le versioni e provvedere in tempo utile alla fotocopiatura dei testi. A me le guide con le tracce confezionate non piacciono. E non per snobismo o per elevato tasso di egocentrismo professionale. In esse c’è sempre un di più o un di meno che m’impedisce di correggere serenamente e onestamente i compiti; poi si verifica pure che le consegne siano opinabili e ambigue, com’è il caso dei quesiti a risposta multipla che, per i testi letterari, costituiscono la morte dell’interpretazione e della libertà creativa e immaginifica dei ragazzi. Talvolta cado nella trappola, come sto sperimentando nella correzione di un’analisi del testo strutturata da altri e che mi sta facendo letteralmente impazzire(dove ogni cosa può essere tutto e il contrario di tutto). Quindi procedo come una lumaca. Intanto la pila dei fogli cresce di giorno in giorno.

C’è però un altro motivo che mi ha congelato la lingua. Io mi sono in qualche modo tradito. O meglio ho tradito lo scopo principale per cui nel 2005 avevo deciso di scrivere qui sul blog: scrivere per diletto, per il piacere della parola a prescindere dalla serietà e leggerezza dei contenuti. Scrivere per sperimentare le mie capacità. Scrivere per esercitarmi. Ed esercitandomi, migliorarmi(o tentare di farlo)per fornire un aiuto ai miei allievi. Invece mi sono lasciato prendere la mano dalla mania della pubblicazione del post a scapito, talvolta, del valore della scrittura. Insomma mi sento colpevole nei confronti della scrittura, quando è stata calpestata dalla realtà vissuta e pensata o quando m’è sfuggita di mano come il mercurio dai vecchi termometri.

A proposito di lingua e scrittura, da un mese e più Radiotre ha inaugurato una nuova e interessante trasmissione, “La lingua batte“, condotta dal professore Giuseppe Antonelli. Si discute, il sabato pomeriggio, di lingua e fenomeni linguistici. Prendo spunto da una simpaticissima discussione FB intorno alla lingua usata da Bersani, che ha stupito molti per l’uso del verbo “strologare“, per lanciare qui metafore strutturate sulla famigerata “NON SIAM MICA QUI[inserire azione assurda a piacere]…

La mia, dal sapore locale, è : NON SIAM MICA QUI A LUCIDARE L’ARGENTERIA E GLI ORI DI SANTA ROSALIA.

12 pensieri su “Non siam mica qui…

  1. io ho usato più volte, ma cum grano salis le prove prestrutturate di alcuni libri, il che significava leggerle tutte per benino e poi modificare/aggiungere/togliere quesiti per adattarle a ciò che avevo fatto concretamente in classe.

    la mia nonna usava “stroliga” per indicare una donna vestita in modo stravagante e zingaresco, con tessuti colorati e gioielli vistosi.

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  2. Vado in traccia di una zingara
    che mi sappia astrologar.
    Che mi dica in confidenza
    se col tempo e la pazienza
    il cervello di mia moglie
    potrò giungere a sanar.

    (Don Geronio, aria di esordio nel Turco in Italia di Rossini)

    Ignoravo che Bersani usasse cotal verbo, ma saperlo accresce la già cospicua stima che ho per lui 🙂

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  3. Lumaca a rapporto. Solo produzione propria, tanto più che spesso infilo roba che sui libri non c’è neanche. Pensati apposta per quelle classi lì, e scritti per benino con gli editor di equazioni, il che richiede sempre un po’ di tempo. In più, in questo periodo, una marea di verifiche di recupero. E di recupero del recupero per gli studenti che hanno pensato bene di darsi malati invece di venire a scuola e recuperare. Doppie, o anche quadruple file. Compiti individuali. E i tempi per la preparazione e la correzione divergono…

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  4. @Mi piace Stroliga, Lanoisette!

    @Un Bersani coloritamente letterario, Murasaki.

    @E siamo in due, Ellegio. PS: Non è possibile l’accesso al tuo blog, che succede? 😯

    @Gentilissima Rose! 🙂

    @Kappadue caro, come va? Saluti a te!

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  5. Tradito è una parola grossa, capisco quel che vuoi dire ma a me piacciono i tuoi post spontanei, mi piace come si è evoluto nel tempo il tuo blog. Bersani se è per questo è quello che usa il termine “palingenesi”, da un lato è apprezzabile il suo lessico raffinato, peccato che forse contribuisca a renderlo poco comprensibile o farlo percepire lontano da tanti.

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  6. Le prove già fatte le uso pochissimo, praticamente mai. Specie in italiano, le trovo raccapriccianti – praticamente tutte. Ogni tanto uso, variandoli, le domande a risposta chiusa del repertorio StoriaPbm, ma anche quelle parecchio reinterpretate.
    Anche perché ogni classe è una storia a sé, verifiche incluse!

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  7. Le prove “preconfezionate” di lingua straniera sarebbero utilissime, perchè dovrebbero riproporre, nel lessico e nelle strutture, tutto ciò che è stato proposto nell’unità. Peccato che ad ogni nuova edizione siano sempre più facili, fino ad arrivare a livelli ridicoli. E quel che più mi infastidisce sono le ambiguità, che disorientano gli studenti. Quando non le costruisco da sola utilizzo un libro mio del 1999, lì il livello di difficoltà è perfetto.

    Il verbo “strologare” nel senso di “arrovellarsi il cervello e farne scaturire una soluzione improbabile” è usatissimo in Emilia. Mia nonna diceva “strolgare”.

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