Gli insegnanti di religione del mio liceo si stanno mobilitando in vista della beatificazione di don Pino Puglisi, infatti hanno chiesto al DS l’autorizzazione a condurre almeno due classi allo stadio di Palermo, perché possano partecipare il 25 maggio alla cerimonia religiosa. Me ne parlava stamattina il collega-organizzatore e mi ha stupito assai che il secondo docente accompagnatore non sia tra quelli impegnati 365/365 nella lotta antimafia; anzi tali colleghi sembrano ignorare appositamente l’evento. Per questi ultimi Pino Puglisi rimane sempre e soltanto “un prete”. Che sia stato assassinato dalla mafia per loro conta assai poco. Perciò andranno allo stadio l’organizzatore(insegnante di religione) e una collega pensionanda, che ha conosciuto padre Puglisi personalmente.
L’ennesima riprova dell’Italietta miope che siamo.
Italietta, già. Troppo spesso. Ahimé (non parliamo, in questi giorni, di miopia, sigh).
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è difficile considerarli allora impegnati contro la mafia, forse lo pensano solo loro … e magari ci credono pure.
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In questi giorni, esempi di miopia non ne mancano. E anche di occasioni perse.
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@Capisco, Murasaki e Povna, a cosa alludete e concordo.
@Billy, può essere. Autoreferenziali.
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Che triste cosa. Quando cambierà questo Paese non lo so. Tra questo post e i recenti fatti nazionali dire che sono avvilita è ben poco. Mah, teniamo duro, anche leggere i tuoi post sempre così civili è una piccola oasi di sollievo.
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Grazie, Ilaria!
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io credo che Don Puglisi sia stato un grande esempio di senso civico e lotta alla mafia. però la causa di beatificazione è cosa religiosa, e per quanto la morte di Don Puglisi sia stata riconosciuta il “martirio per fede”, la beatificazione avviene solo in presenza di un miracolo. e il miracolo è oggetto di fede e non d’altro. quindi, posso capire la perplessità di alcuni tuoi colleghi nel mescolare i due piani, quello religioso e quello civile.
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@Lanoisette, io non li capisco invece. Può anche succedere che civile e religioso s’incontrino. Ma ciascuno tira acqua al proprio mulino.
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