Ieri sera, per la seconda volta nella mia vita, sono entrato in una sala Bingo. La prima volta fu dodici anni fa nientemeno che a Caltanissetta, in occasione di una festa di compleanno, che si concluse con un passaggio al Bingo. Cosa strana fu che proprio il festeggiato di quella sera vinse una ridicola sommetta. La prima volta non colsi il senso di alienazione che si prova stando lì, seduto ad un tavolo con la tua cartella davanti, mentre mani rapaci ritirano soldi, ignari delle più elementari regole di buona educazione. Ieri sera, le amiche-taralle hanno fatto guerra e tutti ci siamo lasciati convincere. “Dai, una sola cartella-ha proposto una-e poi si va via!“. Da una a tre. Pochi minuti sono stati sufficienti per rendermi conto dell’alienazione da sé e dagli altri che si prova. Domina sovrana la velocità. Occhio e orecchio devono essere coordinati, altrimenti si rischia di non segnare uno dei numeri sorteggiati. Infatti, preso inizialmente dalla mia attitudine a osservare gli altri, m’è sfuggito un 54, che tanto nulla avrebbe eventualmente aggiunto alle mie tasche. Al tavolo non si può comunicare, né parlare, perché il vortice del gioco non lascia spazio. Tutti i tavoli erano impegnati. Tutti. Ci siamo sistemati in uno occupato da una sola persona, una donna di circa sessant’anni, visibilmente ludopatica, che ha posizionato la somma(penso circa sessanta euro e qualche spicciolo) da giocare proprio sul tavolo, davanti a tutti. Sebbene si sia ritrovata con un pugno di estranei, ha accolto la compagnia serenamente, anzi ci ha raccomandato di stare vigili e di gridare immediatamente “cinquina” o “bingo”, altrimenti non vale la vincita. Concluso il nostro gioco, siamo usciti. Io frastornatissimo. Le luci del teatro, i gabbiani volteggianti su una fetta di cielo e dei ragazzi che ballavano sincroni in piazza mi hanno ridato il gusto della serata. E una sensazione anche: aver visitato un tempio del terzo millennio, dove gli dei danno i numeri e spacciano estasi momentanee.
Che poi, a pensarci, il tombolone popolare è sempre esistito. Ma coi fagioli per segnare e il prosciutto come premio era molto molto meglio, mi sa!
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Bel ritratto inquietante. Ma il mondo del gioco è inquietante, e anche se di natura sono antiproibizionista vorrei tanto che lo Stato smettesse di incentivare tutta quella roba.
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ehilà (come suona retrò!) buon inizio di settimana!!! ❤
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@Non c’è dubbio, Povna!
@Lo Stato ha una parte di responsabilità, non è l’unico però, Murasaki.
@Elisabetta, ricambio l’augurio, sebbene non comprenda la relazione tra il saluto e il mio post.
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io ci sono andata mille anni fa quando avevano aperto le prime sale … odio questi giochi… mi paice la cara vecchia tombola familiare
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@Rose, tra persone affiatate la tombola è fonte di sana ilarità, altrimenti è noiosa.
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Quello del gioco d’azzardo è uno dei pochi vizi che non ho, e ringrazio il cielo di starne fuori. Gli dei del terzo millennio si raccomandano di “giocare il giusto” – ma citando Brignano in un suo monologo: “quant’è questo giusto?” – sarà che ho tanti amici o conoscenti completamente fulminati dalle slot e videopoker … e ho visto tante mogli e compagne affrante piangere amaramente senza trovare soluzioni di sorta… che ho un astio completo verso chi sponsorizza la fortuna che non esiste.
Poi, se vogliamo giocarci una bottiglia a Natale o ad una festa comandata con una tombola … allora convengo che si tratti di altro diletto. Però … che io ricordi, al lotto o al totocalcio si giocava al massimo una volta a settimana, santa miseria … siamo arrivati al punto di scommettere se vogliamo on line l’intero ammontare del nostro conto corrente. E’ forse questo accettabile in un paese normale ?
(scusa lo sfogo, ma a parità di stravizio mi tengo le mie “bionde”)
Billy Ray
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@Ray, qualche problema del genere s’è verificato anche a scuola, come padri che polverizzano lo stipendio giocando. Triste.
Lo Stato è colpevole, non c’è dubbio.
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Penso che là dentro mi sarei sentita esattamente come te. Detesto queste forme di “gioco”. Da tempo boicotto (a malincuore perché ha delle brioches buonissime) il bar sotto casa perché ospita un’intera porzione piena di slot machine mangiasoldi. Non riuscivo fisicamente a fare colazione guardando vecchiette (molte le donne! Credevo fosse una mania “da uomini”) dilapidare le loro pensioni. Ho detto alla barista del mio “boicottaggio” ma lei ha detto che ci guadagna troppo, con quelle macchinette. E anche lo stato guadagna sui gratta e vinci e su tutte queste trovate infernali. Non è proprio giusto.
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Raccapricciante. Pensa a quanti disgraziati si bruciano i loro sudati stipendi/risparmi e alle pubblicità non tanto occulte del lotto e di simili imbrogli, anche online. Una vergogna per un paese civile.
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Ogni sera in tv, come ben sapete, viene “servita” la filosofia del “pacco”, quindi che vogliamo di più? Effetti devastanti, giustamente.
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Condivido tutto quello scritto da te e dagli altri commentatori. Mi fanno pena quelli che si affidano a questi mezzi per divertirsi, sperando in modo più o meno sotterraneo di risolvere i loro problemi economici. Purtroppo la crisi sta producendo queste false illusioni. Anche il mio tabaccaio ha aperto una sala slot!
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Non ci sono mai entrata, in un sala bingo. Guardo spuntare come funghi le sale slot, anche in paesini piccoli, qui, da me. Vicino a scuole. Guardo e sto male.
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Caro Prof… tutto bene … ?
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Carissimo, potrebbe andar meglio. Sono impegnato in famiglia, ma nulla di grave. Di “camurriuso” sì, invece. Grazie, sei davvero molto gentile. 🙂
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