Suggestioni notturne

Dirimpetto alla mia casa, ai piedi della montagna del leone di pietra, molti anni addietro, è stato costruito un immenso edificio a un piano con tanto di tetto a spiovente che, ben presto, è stato adibito a magazzino per stoccaggio e vendita all’ingrosso di materiale edilizio e, nella stagione invernale, a frantoio. Se non ricordo male, dapprima nacque come frantoio, successivamente l’imprenditore s’è assicurato dei proventi annuali, rifornendo il circondario provinciale di materiale edile. E fin qui nulla di strano. C’è però che dietro l’edificio si erge appunto una montagna e si dà il caso che sia buia nelle ore notturne, pertanto gli eventuali malintenzionati potrebbero averla complice nella realizzazione delle loro braverie; nella parte media della montagna corrono, infatti, ai lati, due stradine polverose, che consentirebbero agli eventuali ladri di raggiungere agevolmente l’edificio, aggirando l’ostacolo dell’ingresso principale. L’imprenditore stupido non è, perciò ha munito l’edificio di un buon sistema di allarme e di tre cani straferoci, che di notte vengono sguinzagliati nell’area perimetrale del caseggiato. Tali cani hanno il pregio di non abbaiare, a meno che non annusino sconosciuti o percepiscano rumori a loro ignoti o dei gatti randagi dispettosi non decidano di sfilare in passerella sul piano del muro di cinta. Non contento di ciò, l’imprenditore è ricorso a una tecnica vecchia quanto la camminata a piedi, come si dice dalle mie parti: lascia illuminato il primo piano dell’edificio con tanto di vetrate a giorno, come se una presenza umana popolasse, anche di notte, quello spazio di cemento e laterizi. E una presenza antropomorfa c’è, in effetti. A chi osserva dalla prospettiva della mia casa non può certo sfuggire una sagoma umana immobile, resa pallidamente bianca dalla luce del neon, senza occhi, bocca e naso, quasi la figura abbozzata di un pittore espressionista, che sembra fissare ossessivamente l’osservatore in carne ed ossa. Perciò, di notte, negli intervalli-sigaretta, sporgendomi dalla terrazza e volgendo lo sguardo verso le finestre del casolare, fumo sempre in compagnia di questo silenzioso sconosciuto che, se decide di parlare, si appropria dei miei occhi e anima nella mia testa,  a mo’ di buonanotte,  gli ultimi scampoli dei favoleggiamenti puerili.

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