La neve sotto gli ulivi

scansione0014Sotto un cielo notturno senza luna, ma puntellato di miriadi di stelle, si è celebrato anche quest’anno il natale di Marianeve, che è stata in moto perpetuo per quindici giorni per organizzare al meglio la festa. Durante la quindicina preparatoria Marianeve non s’è fatta sfuggire alcun particolare: dopo aver richiesto a vari locali, in ogni anfratto della costa siciliana settentrionale, dei preventivi di spesa, ha riscelto la stessa location dell’anno scorso, ma per intercessione non so di quale nume ha risparmiato a tutti il caldo soffocante degli interni e il frastuono della musica latino-partenopeo-americana.

Così, la diva di neve e i suoi followers di ventura si sono accomodati giulivi su comode poltroncine di rattan sotto i rami frondosi degli ulivi, ingaggiando, di tanto in tanto, battaglie aeree con piccole falene e moscerini e quella, più impegnativa delle prime, con la genitrice della festeggiata in preda a un parossismo verboso patologico indirizzato alla figlia degenere, ossia Marianeve, rea di non essersi ancora sposata(per questo è intenzione della genitrice vendere il corredo o bruciarlo), di scialacquare lo stipendio in abiti, scarpe e stole termiche e, infine, di prediligere agli affetti familiari gli estranei(amantazza ri stranii è l’appellativo tipico con cui Marianeve viene apostrofata).

Manco a dirlo, dopo dieci minuti dall’arrivo, l’ipotermica Marianeve si è avvoltolata in una stola di seta e, un’ora dopo, ha tirato fuori uno scialle, con sconcertata meraviglia degli invitati quasi in orgasmo tattile per la piacevolezza del venticello notturno. Lo show vero e proprio si è consumato durante la cena, infatti la diva di neve, dopo estenuanti torture cui sottopose il gestore del locale nei giorni precedenti, dopo avere scelto un menu assai variegato(arancinette e chips con aperitivo meno che analcolico, cubetti di maiale arrosto affogati in salsa di verdure di un ocra vivo, il cui colore ricorda gli escrementi dei bambini dopo il primo latte, involtini di melanzane nuotanti in un mare di salsa di pomodoro, timballini di riso farciti di zucchini genovesi, peperoni rossi e carote e, infine, come dolce, una torta-gelato dal gusto caffè-fragola-nocciola), più che a mangiare/festeggiare/gioire ha trascorso il tempo a verificare che ci fosse corrispondenza tra quanto ordinato e quanto presentato al desco, a lanciare occhiate di rimprovero ai camerieri, perché fossero lesti nel servizio, e rimbrotti al gestore del locale per ipotetiche lacune nelle portate. La festeggiata si è nutrita come un uccellino, vuoi per i piatti, gustosi, anzi troppo gustosi per le sue papille gustative, vuoi per gli attacchi della genitrice che, con gesti, parole e metafore ardite, ha funestato frequentemente la consumazione del pasto.

Il peggio, però, sarebbe avvenuto il mattino seguente. Alle 7,30 degli squilli telefonici mi lanciavano un’allerta di intossicazione, invocando il mio ausilio: Marianeve giaceva a letto smorta e pallida in preda a nausea, dolore addominale, spossatezza ed…enterite. Le ho prestato il mio soccorso preparandole un infuso di acqua, scorza di limone, foglie di lauro e bicarbonato e al resto ha provveduto poi il medico di base. Ha trascorso due giorni a letto in convalescenza, ma, ripresasi, com’è nel suo stile, ha tempestato di chiamate telefoniche tutti gli invitati alla festa, onde acquisire informazioni utili a stabilire se il malessere fosse stato causato dal cibo della festa di compleanno o da una sua temporanea indisposizione. 

L’indagine, però, ha avuto esito negativo. Soltanto lei è stata male. E per questo ha sofferto ancora di più, potendo accusare soltanto se stessa e nessun altro.

18 pensieri su “La neve sotto gli ulivi

  1. Mamma mia, Mel: dalla descrizione pare stato più un supplizio che altro, eccezion fatta per il venticello, mi pare di capire…Io ultimamente quanto pavento una festa noiosa mi sottraggo, devo dire, magari passando per gli auguri ma altrettanto velocemente dileguandomi verso altri lidi.

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  2. A mio parere la causa del malessere di Marianeve è stata la presenza della madre ai festeggiamenti. Meglio sarà che il prossimo anno si assuma una badante temporanea che la tenga “a bada”e ben lontana dalla festeggiata. E tanti auguri alla tua amica, che spero ristabilita e in ottima forma per godersi i regali ricevuti.

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  3. …indipendentemente dal problema gastrico sul finale il racconto è spassosissimo, organizzazioni “filiniane” che si auto ritorcono verso chi le ha ideate quasi per contrappasso, ma tutto si giustifica, negli “effetti collaterali ” che si possono proporre ad ogni incalzante reazione verso chi vorrebbe sull’altare ciò che è già sull’altare del coinvolgimento generale di chi la segue, diletto garantito .. impegno pure … qualcosa bisogna pur renderle.) – Davvero ben descritto 🙂 (mi diverto spesso quando incrocio le vicissitudini della signora Maria Neve 🙂 )
    Buone giornate grande Prof.!
    Ray

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  4. @Povna, un semi-supplizio. Mi sono anche divertito osservando la follia umana.

    @Ornella, rari sono i casi, almeno in Sicilia, di assoldamento di badanti per anziani, non rientra nella nostra cultura generalmente. E poi la madre di Marianeve la “farebbe fuori” nel giro di cinque minuti. E’ molto aggressiva.

    @Sì, Ray, scritto per divertire e divertirmi.

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  5. Mah! Talvolta una bella badante Ucraina o Moldava…. sono le discendenti delle donne guerriere che le hanno suonate alle legioni romane. Puranche Marianeve ha diritto di respirare ogni tanto.

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      • Non so se vedrei bene Maria Neve in Middlemarch, o nel Mulino sulla Floss. Ma ti consiglio toto corde, viceversa, la lettura dei romanzi di quella che secondo me è una delle più grandi autrici di tutti i tempi, e non parlo sono in nome della mia anglofilia/anglomania.

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      • Be’, secondo me “Middlemarch” è da leggere e lì vedrei bene Marianeve. Della Eliot apprezzo molto non solo la finezza nel descrivere i personaggi ma anche l’ironia e l’acume da sociologa con cui descrive la vita di provincia ma senza chiudersi nei ritrattini di provincia.

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  6. Lessi “Il mulino sulla Floss”molti decenni fa e, forse perché troppo giovane e impreparata, compresi molto poco delle istanze sociali e simboliche del romanzo, peraltro poderoso.
    Non oso disconoscere in alcun modo i meriti e la bravura di George Eliot, ma quel che rammento è la profonda depressione che mi prese per tutto il tempo in cui perseverai nella lettura e che faticosamente riuscii a dissipare malgrado l’età garrula…. Con tutto il cuore auguro all’amica Marianeve un destino migliore di quello della povera Maggie.

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  7. Anch’io come tanti qua faccio parte del Marianeve Fan Club, e sono sempre contenta di leggere le sue avventure. Disapprovo però che l’enterite, dopo tutta quella fatica, l’abbia avuta lei e non sua madre. Certe volte la vita è davvero ingiusta.

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