Nani e giganti

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Già, di mio, c’è che sono nanerottolo di statura, tanto che, nelle oasi di ilarità con i miei studenti, quando le dita, di gesso munite, cercano disperatamente di sfruttare anche la parte alta della lavagna, per strappare all’ardesia il suo nero cupo e lucido(dipende da quanto è pulita), fallito vergognosamente l’atto di scrittura, apostrofo scherzosamente ed enfaticamente l’amministrazione per il fatto che non dota l’aula di una pedana per nanodocenti. Loro oggi, due giganti, Marco e Piero, dopo avere bussato delicatamente alla porta, me li sono ritrovati in classe, ancora più alti di sette anni fa. Belli e sorridenti. Delicati e deferenti come sempre. Li ho avvinghiati in un lungo abbraccio, fregandome altamente dei secondini interrogati in storia, i cui denti brillavano di contentezza per la morsa inaspettatamente allentata.

Loro, i gigantelli, si sono diplomati sette anni or sono. Oggi sono dei venticinquenni, degli uomini insomma con tanto di lavoro onorevole. Non hanno proseguito gli studi universitari, ma servono lo Stato nelle forze di polizia e nell’esercito. Uno svolge il suo lavoro in Calabria, quanto è dura, prof!, l’altro ha trascorso otto mesi in Afghanistan in missione. Così, i racconti, mi hanno fatto sentire ancora più nano. In circa un anno Gigante Marco ha accumulato un’esperienza di vita che io neanche me la sogno. E l’altro, Gigante Piero, non ne ha di meno. Ai racconti sono seguiti i pubblici ringraziamenti per i cinque anni trascorsi insieme e per le marce in più, bontà loro, che hanno ingranato grazie alla mia didattica tiranna.

Ci siamo salutati promettendoci una pizza insieme. Ma con tutti gli altri compagni, distribuiti in mezza Europa.

Il problema è riunirli tutti insieme. Ma alla provvidenza non c’è limite.

11 pensieri su “Nani e giganti

  1. Che cosa mi fai tornare in mente…….!! 😉

    Quando avevo le “incursioni” degli ex-alunni, anch’io come te, piantavo lì tutto quello che stavo facendo e, naturalmente, la classe di turno gioiva senza nemmeno far finta !! 🙂 🙂 🙂
    Loro, del resto, entravano con piglio sicuro e nessuna bidella osava bloccarli…
    Questo fino a quando io ero in servizio.
    Adesso mi risulta che le cose siano diventate molto più rigide e, con la nuova Preside, c’è una specie di blocco all’entrata.
    Tanto che nemmeno io sono più andata a far visita ai colleghi superstiti…
    Magari, prima di Natale, andrò.

    Comunque immagino come tu ti sia sentito di fronte ad esperienze così intense!
    Io ne ho uno, Daniele, che ho appena incontrato all’Ipercoop. Lui è medico e lavora in una Onlus nel Congo.
    Sarei stata ad ascoltarlo per ore…

    Sì, radunarli per le pizze è sempre un’impresa titanica: dillo a me che ho alunni ormai con mogli e figli..
    Però qualche volta ce la si fa e gli assenti, in proporzione, sono pochi! 🙂

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  2. @Credi, Roce? Io mi ci affido.
    Il web fa brutti scherzi d’immaginazione. 🙂

    @Liac, penso siano le “cose” migliori dell’insegnamento. 🙂

    @MariaChiara, se mi fossi limitato alla foto, non ti avrei riconosciuto. Somigli molto a un’amica cara.
    Che piacere vederti qui! Come sei giunta a queste piagge?
    Sono felice di sentirti e di sapere che ami la scrittura. Ora ti inserisco fra i miei link.
    Ti aspetto. 🙂

    @Uno se lo augura, Dolcezze. 🙂 Buona domenica!

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  3. …è davvero bello soffermarsi a considerare quale soddisfazione si manifesti nel ricevere questi “giganti operanti” con la consapevolezza di esser stati loro guida, e quindi anche parte di ciò che restituiscono. E sicuramente sanno considerare le altezze oltre le unità di misura convenzionali, avendo capito già in tempi non sospetti, e con riconoscenza, che la monumentalità dell’animo (ben)educato è ben altro 🙂
    Un caro saluto Super Prof
    Ray

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  4. Se la Provvidenza serve , la Provvidenza opera. Con un piccolo aiuto di persone decise e mezzi telematici. I miei migliori auguri perché questa serata si realizzi, e quando questo avverrà, sarà epocale! Sono d’accordo con te: sono le cose migliori dell’insegnamento, quando non si ha paura di mettersi in gioco.

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  5. Le gioie del mestiere… Sono rimasta in contatto con la mia prof. di lettere del liceo (classico anche noi) e con la maggior parte dei miei compagni. Facebook ci ha dato una grande mano a ritrovarci e, nonostante anche noi siamo abbastanza sparsi per l’Europa, sembra incredibile ma recentemente siamo anche riusciti a incontrarci tutti insieme per un pranzo (a 20 anni dalla maturità… devo ancora riprendermi dallo shock di questa cifra). Ammetto che ero titubante all’inizio, ma poi dopo pochi minuti insieme abbiamo ritrovato subito la sintonia di un tempo. Tra noi c’è un medico senza frontiere che, tra le altre cose, è stata a curare i malati di Ebola durante l’emergenza. In quanto a esperienza e ricchezza di vita, fa il paio coi tuoi due giganti… Spero davvero riuscirete a ritrovarvi insieme per una pizza!

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