Il bastone

In un commento al post precedente l’amica Angelalamaratoneta mi ha permesso di allargare gli orizzonti rispetto al tema proposto, ossia la capacità dei giovani, e aggiungiamo dei fanciulli, di trasmettere vitalità e voglia di vivere a chi, per età e per esperienza, risulta essere più maturo. E’ abbastanza notorio che i nonni, ad esempio, rinnovino attraverso i nipoti la loro genitorialità e vivano una seconda giovinezza. Solitamente è così che va il mondo, ma può succedere che tra giovani e maturi si inneschi un corto circuito nella relazione umana e ciò si verifica quando uno dei due poli costruisce un muro di incomunicabilità e si arrocca sulla torre del proprio pensiero assolutistico. Talvolta può verificarsi che l’adulto assuma un atteggiamento oppositivo rispetto a un giovane per semplice e pure invidia, intesa come desiderio frustrato di volere essere l’altro. In tali occasioni il mio pensiero plana sulla chiusa finale di una celebre novella di Giovanni Verga, “La roba”, che gran parte dei commentatori giustamente chiosa come celebrazione della sconfitta della capacità di Mazzarò di accumulare ricchezza tramite l’acquisizione, non sempre debita, di terre. Nella parte conclusiva Mazzarò è letteralmente roso dall’invidia nei confronti di un giovane seminudo, carico come un asino, al quale lancia il suo bastone tra le gambe, rammaricandosi del fatto che costui, poveraccio, ha davanti a sé una vita lunga, mentre egli dovrà lasciare tutta la sua roba. In classe con gli studenti mi son sempre soffermato su questa figura del giovane seminudo che, se in modo esplicito allude alla sua povertà, tuttavia in modo implicito evoca l’idea della giovinezza e della vitalità, da cui Mazzarò sarà definitivamente escluso dalla morte.