
Anche se con notevole, e per me salutare, ritardo la moda dei pub con musica assordante fino a notte inoltrata ha toccato anche il mio piccolo centro di provincia e quasi tutte le sere i gestori organizzano delle serate a tema musicale o degli spettacoli di cabaret. Da quest’anno il frastuono, misto al vocio degli avventori, specie dei giovanissimi, diminuisce notevolmente d’intensità man mano che si avvicinano le una di notte; sul calmieramento della baraonda musicale e umana hanno inciso le lamentele dei cittadini e in particolare dei vecchietti ospitati da una casa di riposo posta nei paraggi. Ci sono serate in cui il tema musicale scelto è gradevole, altre in cui si vorrebbe espatriare.
Ieri sera gli organizzatori hanno pensato bene di invitare dei musicisti, che hanno ri-arrangiato alla latino-americana dei brani musicali degli anni ’70, tra cui Daddy Cool del ’76, un autentico tormentone che gira e rigira viene rispolverato e riproposto o in nuove versioni o a corredo dei post dei tiktoker, un tormentone che personalmente si lega ai miei ricordi di fanciullo in occasione della festa del santo patrono celebrato fra agosto e settembre e al tormento delle monache, che non riuscivano a dormire per gran parte della notte, ritenendo che il demonio fosse diventato un vicino di casa, o meglio di convento.
Era, infatti, tradizione, forte come quella religiosa, ospitare durante la festa del patrono l’ottava meraviglia del mondo, ossia la giostra a seggiolini volanti, presso la quale fanciulli e giovani stazionavano per pomeriggi e serate, non prima delle supplichevoli raccomandazioni da parte dei genitori sulla pericolosità dei seggiolini e dei giostrai, intorno alle cui figure si addensava una nuvola di pregiudizi, come derubare i bambini o rapirli per poi venderseli, lusingare per fini sessuali le ragazzine, diffondere malattie a causa delle precarie condizioni igieniche delle loro roulotte.
Nell’immaginario collettivo la conferma dei pregiudizi sui giostrai si ebbe quando Ritangela, una mia compaesana, amoreggiò con uno di loro a tal punto da invaghirsene. Dapprima l’amorazzo fu tenuto nascosto, ma presto i di lei genitori a causa delle malelingue scoprirono la tresca e reclusero Ritangela a casa, vietandole perciò qualsiasi contatto con il giostraio.
Terminate le festività paesane, i giostrai smontarono tutto il loro caravanserraglio di seggiolini e roulotte e insieme a loro anche la pace domestica della famiglia di Ritangela, la quale fuggì via proprio con il giostraio. Per mesi della fuggitiva innamorata non si seppe nulla, addirittura i genitori dichiaravano pubblicamente di non avere più una figlia e di averla cancellata dalla famiglia; di fatto si sbagliavano clamorosamente, perché a quasi un anno dalla fuga padre e madre del giostraio si presentarono a casa di Ritangela, chiedendola in sposa per il figlio. Fu un matrimonio “riparatorio” celebrato al municipio.
E ancora oggi resiste. Franco, il giostraio, dopo il matrimonio cambiò lavoro stabilendosi in paese e oggi è un pacioso pensionato; Ritangela la incontro spesso per le vie del centro e lei non sa che la sua storia d’amore ha per me la musica di Daddy Cool e il volto di Boney M.

Carinissima memoria, mirabilmente narrata, che ha risvegliato analoghi ricordi in ordine ad avvertenze e proibizioni a frequentare luna park dei genitori. Non ricordo canzoni particolari, ma la musica era una componente importante anche ai tempi della mia infanzia.
La storia di Franco e Ritangela mi ha rammentato un racconto di Guareschi che vede protagonisti, a ruoli invertiti, un’avvenente fanciulla di un tirasegno e il più giovane di una numerosa famiglia di contadini della Bassa….. padre e fratelli inseguono i fuggitivi, ma quando li ritrovano il padre, scorgendo nel volto del figlio una determinazione virile a seguire il destino scelto, dà ordine di non intervenire e lascia liberi gli innamorati . Guareschi è grande narratore, ma pure tu, se solo ne avessi tempo e serenità d’animo……🙂
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Grazie, troppo buona con me. Non conosco il racconto, comunque la storia degli innamorati contrastati è un topos della letteratura. 😀
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…… al contrario, rileggendo il commento, mi sono resa conto di aver scritto in maniera indecente. Sarà colpa del caldo e dell’alzataccia mattutina?
Speriamo sia così.
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Ma che meraviglia di storia soprattutto per la felicità di tanti anni, e quei genitori che hanno fatto del loro meglio per rovinare tutto!
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Ma amor vincit… 😀
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Ma che bella storia!
Ho avuto anch’io un’amica che ha avuto una piccola storia con un giostraio – diciamo una botta di vita. Erano appunto i tempi di Daddy cool.
Divertentissima però la storia del paese sconvolto dalla musica disco – forse non troppo divertente per i poveretti, ma vabbè.
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Pensa che le monache si facevano il segno della croce, quando uscivano nel pomeriggio per recarsi in parrocchia! Le sventurate erano doppiamente penalizzate, dalla giostra e dal diktat del parroco, che nei giorni di festa non celebrava messa nella loro cappella. 😀 Volenti o nolenti, dovevano uscire fuori dal convento.
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