Di cherubico fascino

Uno dei simulacri più affascinanti della mia parrocchia, San Vincenzo Ferrer, così dolce nella sua predicazione da essere assimilato ad un cherubino. Manca però la fiamma 🔥 sopra il capo. Vincenzo si immedesimava a tal punto nella propria missione, da autodefinirsi nelle sue prediche “l’angelo dell’Apocalisse”. La fattura di questo santo già da bambino mi rasserenava, compensando la paura che provavo, invece, osservando il teschio posto sulla mano di Santa Rosalia, altro grande must del martirologio siculo. Il 5 aprile ricorre la sua festa.

“La linea”

Ebbene sì, non essendo abbastanza sufficienti le difficoltà legate al Covid, si son pure aggiunte le disastrate strade interne della sicula terra; da mesi la provinciale che mi consentiva di giungere a scuola in 30 minuti è stata interdetta al transito per la caduta di massi sulla galleria paramassi. Già da qualche anno la montagna dà segni di cedimento, infatti soltanto per un caso fortuito non si è celebrato qualche funerale in più nel mio centro perché nessun automobilista è rimasto schiacciato da uno dei tanti massi, che una tantum piomba sul manto stradale per dirci che la montagna è viva e vegeta, pur senza vegetazione. La chiusura del transito ha comportato la ricerca di vie alternative e perciò per qualche mese, per raggiungere la scuola nel capoluogo, ho dovuto percorrere due provinciali, una statale e, ciliegina sulla torta, finanche l’autostrada, dove un giorno sì e pure l’altro si verifica un tamponamento con conseguente coda chilometrica. Sordo ai consigli di alcuni miei compaesani, mi sono ostinato a raddoppiare il percorso, rifiutandomi di percorrere una per me sconosciuta strada di montagna, che mi avrebbe consentito di arrivare a scuola in mezz’ora, evitando il traffico. L’ostinazione però si è scontrata con la realtà, quando un venerdì pomeriggio non riuscivo in nessun modo a raggiungere l’autostrada per un congestionamento infernale del traffico. Prostrato e scoraggiato, ho detto a me stesso “o la va o la spacca” e così dopo un brevissimo percorso per un’altra statale mi sono inerpicato tra le montagne, seguendo i consigli dei miei saggi paesanelli. Ebbene sì. In 30 minuti, pur avendo imboccato delle straduzze fuori mano, con il cuore in bocca per l’ansia dell’ ignoto ho raggiunto la mia casetta. E da quel giorno mi sono letteralmente innamorato di questo percorso, lungo il quale respiro aria pura e ammiro il paesaggio montano. Certo le temperature non sono miti, siamo fra 2 e 4 gradi, ma in compagnia del sole e della luce piena tutto si colora di poesia. Qualche mattina ho anche ammirato gli aghetti di ghiaccio sull’erba e sui cespugli ancora spogli di ginestre, ma con il passare dei giorni il tepore ha dato spazio alla fioritura dei cigli delle strade, che sfoderano fiori selvatici azzurrognoli, violetti e gialli. Anche il rosmarino è in rigoglio e mostra la sua folta capigliatura odorosa. Per le ginestre invece è ancora presto. Ma il fascino di questa strada sta nelle due gallerie, che bisogna oltrepassare. Strettissime, strettissime. Due automobili non possono incrociarsi, pertanto prima di imboccarle è necessario accertarsi che la via sia libera. Si entra con estrema lentezza e cautela e poi si procede spediti. Il motivo è ben presto detto: si tratta di gallerie ferroviarie destinate a un unico binario; a quanto pare furono in uso nell’era del fascio e, dopo la dismissione della linea, la ferrovia è diventata strada. Ma queste sono dicerie. Purtroppo ad oggi non sono riuscito a trovare una fonte storica certa sull’uso di questa ferrovia, ma conto di riuscire nell’intento. Intanto mi godo il paesaggio e la natura. Chissà quale meraviglia provavano gli antichi viaggiatori su questa linea! E se ciò non è mai avvenuto, è bastevole il sognarlo a patinarlo di poesia.

Sletargo

L’editorlllllllLl

L’editor

L’editor di WordPress si va sempre più complicando, perciò è inimmaginabile il tempo che ho impiegato per postare queste foto, che sono il sunto di un’intera settimana dedicata alle visite guidate. Musei, orti e ville le mete privilegiate, mentre incombevano nel pomeriggio gli scrutini del I quadrimestre. Ma, come si suol dire dalle mie parti, le “uscite” mattutine mi hanno donato cent’anni di vita e una rigenerazione di energia, che ha quasi spazzato via le ragnatele del letargo sociale. Gli studenti sono stati meravigliosi, sia come attenti uditori che come simpatici compagni di itinerari storico-naturalistici. Questa mattina mi hanno sorpreso, perché ad un certo punto avevano tutti un fiore di acetosella gialla in bocca, da cui suggevano la linfa acidula. In tutte le occasioni mi sono improvvisato a guida “turistica” e ho fornito agli studenti materiale di studio per i compiti di restituzione delle esperienze. Sono molto soddisfatto.

Le foto ritraggono scorci dell’Orto botanico di Palermo.

Il fauno di Nunzio Morello
Ficus macrophylla con radici aeree
Banano
Bambù
Aloe
Il cuscino della suocera
Acanto celebrato dai poeti laureati
Dracena
Gymnasium neoclassico

Fiore di bauhinia

Vintage natalizio

Ecco il mio albero 2021! Di fatto da qualche anno è sempre lo stesso. Stile anni ‘70-‘80 kitsch con catene luminose vintage o fintamente tali: pignette, palline, roselline. Quelle a led sono molto più luminose e appariscenti, ma non hanno anima. So che esistono catene luminose gestibili tramite un’app installata sullo smartphone, ma non credo che mi spingerò fino a tanto. Resto antico e rimpiango i vecchi pisellini luminosi con campanelle, tamburi, stelle, slitte e aghi ghiacciati che alla prima accensione per la prova-funzionamento erano in grado, come minimo, di provocare un corto circuito. 😀
Puntale luminoso a pile più adatto per un presepe che per un albero…

Palla fintamente innevata che illuminata fa il suo effetto.

Corona, senza virus

Corona d’avvento 2021
Corona d’avvento 2021