Già dall’alba di stamani mi son messo di buona lena a tessere le fila del lavoro scolastico di gennaio. Ho ultimato la correzione di un pacco di compiti sulla Divina Commedia e sto approfondendo una poesia di Cavalcanti, che sarà oggetto di una delle prove quadrimestrali. Per le versioni dal latino sto già sfogliando i miei vecchi libri. Pur possedendo una miriade di guide e prove, come un mulo mi ostino ad elaborare i compiti da me medesmo meco soprattutto se si tratta di italiano. Penso che ogni classe abbia una fisionomia che le è propria e perciò i compiti devono essere calibrati su misura; nella fattispecie la classe da sottoporre alla prova è di quelle sveglie, perciò assegnerò un testo così arduo che non vorrei trovarmi al posto degli alunni il giorno del compito. Dopo aver costruito lo scheletro dei quesiti sulla poesia, m’è balenata in mente una sintesi balzana e folle della ballata cavalcantiana(di cui non menziono il titolo per ovvie ragioni di riservatezza): scrostando con il Rio Azzurro dell’estro il materiale calcareo dei manuali scolastici e delle pagine critiche, sono giunto, ancora una volta, alla conclusione che i poeti sono uomini e donne come tutti noi: nella ballata si inscena una tipica situazione sentimentale ed erotica, che suole essere denominata chiodo schiaccia chiodo. Y* si innamora di X, ma nel frattempo, in attesa che X corrisponda amorosamente alle mire espansionistiche, Y se la gode eroticamente con T e Z. Anzi, prima del momento lussurioso, Y rivela a T e Z di essere innamorato di X e chiede loro consigli per la conquista amorosa. Siamo nel Trecento e pare oggi. Quale sarebbe la reazione degli alunni se il quadrilatero YXZT fosse rappresentato proprio così nella cruda verosimiglianza realistica? Ma queste son idee mattutine, che evaporano ai primi tiepidi caldi invernali.
*Ho usato lettere alfabetiche al posto di nomi per il semplice fatto che non ho voluto colorare al maschile o al femminile eventuali responsabilità di natura libidinosa.