Fontane colpevoli

Si lagnava che l’erba cresciuta tra gli interstizi dei ciottoli del sagrato fosse calpestata da parrocchiani rozzi e grossolani o che la cera delle candele s’incrostasse sulla tovaglia dell’altare, benché, a proteggerla, aveva ordinato al sagrista di piallare, ad ogni fine celebrazione, le sculture della lavatura di cera. Quei disegni contrastavano il suo ordine del mondo.
Alle parrocchiane che avevano commesso adulterio impediva pure che potessero pronunciare quella parola, adulterio.
Famulo dei sofisti, imponeva, durante le confessioni, di usare la frase “ho scivolato nei pressi della fontana” e confessore e rea si sarebbero capiti.
Quasi tutte le donne del villaggio scivolavano e, prima della domenica, a inginocchiarsi, già mezze sgravate dall’entra ed esci altrui grazie alla trovata del parroco.
Le confessioni presero, invece, un’altra piega quando giunse il nuovo arciprete.
Pazientemente spiegava alle donne che era una perdita di tempo confessare di avere scivolato nei pressi della fontana e, per accontentarle, dispensava l’assoluzione.
Una mattina, sbottò proprio col sindaco, quando anche la moglie di questi vomitò nel confessionale di avere scivolato.
L’arciprete, però, dovette appurare, stando alle spalle allargate del sindaco, che non solo la fontana non aveva perdite, ma che lo sterrato era in perfette condizioni.                                             ScannedImage-4
Corse furibondo a casa, non prima di farsi approvare dal consiglio comunale un’ordinanza con cui si demoliva la fontana.
Dopo quel giorno nessuno confessò più il peccato.
 

18 pensieri su “Fontane colpevoli

  1. perlomeno la reazione dell’arciprete è stata democratica, altrimenti il precedente avrebbe mosso la gerarchia della scala sociale, e i meno coinvolti costretti, loro malgrado, a matenere ben asciutto il sagrato… per non scivolare loro 🙂

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  2. Questo spaccato di vita, che trovo colorito e intrigante mi ha fornito una conferma del termine genovese:”lèppego” che tradotto vuol dire.
    viscidume, viscosità, piaccichiccio delle vie che fa scivolare. Il popolo lo usa per definire l’amoreggiamento.
    Questa mattina sei riuscito a farmi sorridere!!!!!!!!!!!!
    Grazie
    Angela

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  3. Ma è bellissimo questo racconto. Mi ha fatto pensare a De André, sai, sembra proprio una tipica vicenda di quelle che lui narrava nelle sue canzoni: eliminiamo la fontana, le donne smetteranno di scivolare.
    ot: bellissimo i titoli che hai dato alle fotine, grazie 🙂

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  4. Pensate, l’aneddoto me l’ha raccontato un uomo straordinario, un africano, con la sua voce calda e convincente, a tratti un po’ dura. Dopo averlo rimuginato dentro per due settimane, essendo ricco di spunti, l’ho voluto trascrivere, aggiungendo una patina di letterarietà, che tradisce la nudità del racconto fattomi.
    Recuperare la semplicità dell’espressione è uno degli obiettivi che mi posi, quando aprii il blog. Non ci riesco facilmente, ma non mollo. La semplicità, anche compassata, è anche un modo per reagire a certe mode che fanno più fighetti se le segui. preferisco infighettarmi in altre occasioni, poco nella scrittura.

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  5. Pensate, l’aneddoto me l’ha raccontato un uomo straordinario, un africano, con la sua voce calda e convincente, a tratti un po’ dura. Dopo averlo rimuginato dentro per due settimane, essendo ricco di spunti, l’ho voluto trascrivere, aggiungendo una patina di letterarietà, che tradisce la nudità del racconto fattomi.
    Recuperare la semplicità dell’espressione è uno degli obiettivi che mi posi, quando aprii il blog. Non ci riesco facilmente, ma non mollo. La semplicità, anche compassata, è anche un modo per reagire a certe mode che fanno più fighetti se le segui. preferisco infighettarmi in altre occasioni, poco nella scrittura.

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