Cronaca dell’imperizia digitale

I miei due cellulari sono ormai defunti.
Da un anno manifestavano segni di cedimento.
Uno di essi, sabato scorso, ha ceduto del tutto: il display è diventato una distesa di neve.
Impossibile verificare cosa uno avesse digitato, chi chiamasse o cercare un numero sulla rubrica.
L’altro poteva tirare: pur mancando la mascherina posteriore, quella che protegge la batteria, tuttavia a intervalli funzionava.
Perciò, dopo una ricerca sulla rete, ho proceduto all’acquisto di un unico cellulare con dual sim.
L’apparecchio va bene, anche se il touchscreen un po’ dai gangheri mi fa uscire; il display ha la stessa sensibilità delle antenne di una lumaca.
Eppure, dopo l’acquisto, ero già pentito e mi sentivo anche gabbato, poiché il cellulare non accettava i pin delle schede.
Più volte ho dubitato della mia memoria, più volte ho digitato con calma le quattro cifre.
Niente.
Soltanto chiamate d’emergenza.
Il dato che avrebbe dovuto farmi sospettare è che, inserite le cifre, non mi si restituiva il messaggio “pin errato”, perciò ho subito ipotizzato un difetto di fabbrica del cellulare.
Avevo un diavolo per capello.
Neanche il tempo di acquistare un prodotto ed è già fuori uso.
La stessa mattina dell’acquisto me ne vado a scuola con le ali cadute, intenzionato nel pomeriggio a rivolgermi all’assistenza.
Non ce ne stato bisogno.
A ricreazione i miei allievi di prima mi hanno offerto il loro aiuto.
Nessun pin errato, nessun difetto.
«Ma, professore, dopo avere inserito il pin, non deve premere il tasto verde, che serve per le chiamate, ma il rettangolino che appare sul display; è un touchscreen».
Ora come non chiamarli nativi digitali?

12 pensieri su “Cronaca dell’imperizia digitale

  1. E’ esattamente questo, che ti colpisce: in dieci minuti, e senza neppure aprire il manuale di istruzioni, sanno già cavr fuori da ogni aggeggio elettronico qualunque diavoleria. Poi, magari, non sanno usare uno schiaccianoci…diciamo che nel loro humus ci sguazzano alla grande?

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  2. ahahaha mel è davvero divertente! a me è successo di trovarmi in treno, con l’urgenza di mandare un SMS, e di ritrovarmi col cellulare misteriosamente BLOCCATO (senza che avessi dato io l’ordine di bloccarsi!) Sapendo come vanno le cose oggi, mi sono messa a percorrere il corridoio guardando negli scompartimenti: appena ho visto un bambino sui dodici anni, gli ho chiesto: sei capace di sbloccarmi il cellulare? e lui: ma certo, mi dia qua! e in men che non si dica me lo ha sbloccato… A parte ciò, sono passata per chiederti una cosa: tu che sei il blogger più colto che conosco, e hai un seguito di lettori coltissimi, sai – sapete – dirmi quand’è che è iniziata l’abitudine di danzare ai ricevimenti? cioè: sono certa che già ai tempi delle Crociate si ballava, uomini e donne insieme, ma gli antichi romani non lo facevano, vero? e nemmeno gli antichi greci? avete idea di quando è cominciata questa piacevole e forse ultramillenaria abitudine? (è una scommessa tra me e un’altra persona).

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  3. Secondo me la questione è complessa.
    Parto dalla fine. Loro saranno nativi digitali, ma in questo momento a mio avviso (come dicevamo con Corto Maltese l’altro giorno), sanno usare le loro competenze ancora da far crescere molto meno di chi di noi con l’elettronica ci aggeggia senza problemi. Quando avranno la nostra età ne sapranno più di noi, se cultura digitale ed evoluzione li avranno portati lì): adesso certamente no (sempre rispetto ai noi aggeggiatori, ovviamente).
    Sul touch screen, anche gli stessi nativi digitali, pur usandolo, sono scettici (cioè, per capirci: io sul nokia digito gli sms a velocità pazzesca, mentre faccio altro e anche a occhi chiusi, tanto quanto i miei alunni, né più né meno; ho avuto un touch per qualche giorno e ho pensato di essere molto più lenta di loro. Beh, no. Lo detestano anche loro).
    Sulla sim: questione di poca attenzione in quel momento, a mio avviso. E, ecco, forse la vera cosa che qui segna la differenza è che un nativo digitale non metterebbe il pin! 😉

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  4. Intanto complimenti a gestire due numeri, io ne uscirei pazza; secondo, tranquillo, il touchscreen fa impazzire tutti per i primi mesi..io ero tentata di lanciare il cellulare fuori dalla finestra per tutta la prima estate, poi con calma ci ho fatto il callo e mi hanno assicurato che quando poi torni ai tasti (stile blackberry per intenderci) ti sembra di rientrare in paradiso..forse il touch e` un modo per capire quanto belli e comodi sono i tasti!

    Seya

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  5. @E sono anche tenerissimi nel loro candore, Masso.

    @Viv, ne combinerò anch’io di belle.

    @Albaplena, nel mondo antico il ballo ha un valore magico-rituale; nel Medioevo, invece, comincia ad assumere forme più vicine alle nostre, poi dal Rinascimento/mediceo) si verifica l’exploit.

    @Povna, i ragazzi arrivano per intuito a ciò che io ho raggiunto studiando. Un abisso.

    @Seya, i due numeri gestibili, è il cellulare ingestibile.

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    • Consolati Mel, io ho dovuto farmi beccare col telefonino a guidare (154 sudate Eure !) per tornare a casa e sentimi dire dai figli: hai il cellulare nuovo, col viva voce, ma sei scemo a non usarlo papà.
      Mi sono fatto mostrare dove stava:. Mezz’ora troppo tardi.

      Anonimo SQ

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    • I ragazzini ini ini ci arrivano intuitivamente, forse. I nostri alunni – quando messi alla prova – alla fine devono ammettere di essere molto al di sotto delle loro stesse aspettative, in questo campo, almeno nella mia esperienza.

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  6. già, i nativi digitali hanno sempre una risposat giusta sulla tecnologia
    anche quando sono bambini di dieci anni e tu arranchi con il pc
    loro candidamente ti dicono “ma maestra è facile, basta cliccare qui”
    ed io mi sento così “vecchia” ma così “vecchia” che non ce la posso fare ancora per dieci anni…

    😦

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  7. Ho comprato l’estate scorsa un touchscreen. per digitare un messaggio impiego mezz’ora, e molte delle altre funzioni non riesco a usarle. Più volte ho avuto la tentazione di gettarlo dalla finestra e comprarmene uno di quelli basic, che non fanno uscire pazzi.

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