Curvi nell'estasi

A scuola si è parlato di “dipendenze”.
Ho anche aderito ad un progetto, con scopo puramente informativo e formativo secondario, da realizzare insieme ai miei alunni.
Sono coinvolti il SERT, psichiatri e psicologi.
Sono coinvolto io come docente… ed essere umano.
Magari deciderò di smettere di fumare. Da tempo mi frulla nella testa e non solo per eventuali danni alla salute. Si dipende dal fumo, inutile nascondersi dietro i paraventi argomentativi del suo aspetto epicureo e ludico.
Sempre più mi convinco con le viscere che la sigaretta-dipendenza abbia radici nella nostra psiche, levigata da una dipendenza di fondo.
Essa dovrebbe essere curata.
Si può dipendere dal fumo, da un’idea fissa, da una teoria, da un amore, dall’Amore, dalla politica… dal blog… dal cibo… dal sesso.
L’elenco potrebbe seguire all’infinito.
Il rischio maggiore è di vivere una vita inautentica, come quella di Andromaca, che trae linfa da un falso Simoenta, da una tomba in cui nessun Ettore è sepolto, da un amore materno infranto(mi riferisco alla morte di Astianatte).
Ma, se anche eliminassimo le dipendenze, sarebbe garantito un vivere autentico?
Probabilmente sono solo aggettivi… autentico e inautentico.
 boucher_francois leda-cigno 1741
Riporto alcuni versi del poemetto “Il cigno” di Baudelaire.
I
Andromaca, è a te che penso! Quel fiume,
misero e triste specchio ove un tempo brillò
l’immensa maestà della tua pena di vedova,
quel falso Simoenta che il tuo pianto ingrossò,
 
d’un tratto ha fecondato la mia memoria ferace,
mentre attraversavo il nuovo Carrousel.
La vecchia Parigi è scomparsa (ahimè, più veloce
d’un cuore cambia l’aspetto d’una città);
vidi un cigno fuggito dalla sua gabbia;
sfregando con i piedi palmati l’arido selciato,
trascinava le bianche piume sul suolo accidentato.
Presso un secco rivolo la bestia, aprendo il becco,
 
bagnava nervosamente le ali nella polvere,
e diceva, il cuore colmo del suo bel lago natale:
«Acqua, quando scenderai? Quando tuonerai, folgore?»
Rivedo quell’infelice, mito strano e fatale,
 
tendere la sua testa sul collo agitato,
talvolta verso il cielo, come l’uomo d’Ovidio,
verso il cielo ironico, d’un azzurro spietato,
come a rivolgere il suo rimprovero a Dio!
 
 
II
Parigi cambia! Ma niente nella mia malinconia
s’è mosso! blocchi, impalcature, nuovi palazzi,
vecchi sobborghi, tutto per me diventa allegoria,
e i miei cari ricordi son più grevi dei macigni.
 
Così davanti a questo Louvre una visione m’opprime:
penso al mio grande cigno, ai suoi folli gesti,
che, come un esule, lo rendeva ridicolo, sublime,
divorato da un desiderio eterno! e penso a te,
 
Andromaca, come vile animale strappata
a un grande sposo e piegata al superbo Pirro,
curva nell’estasi sopra una tomba vuota;
vedova d’Ettore, ahimè! e moglie d’Eleno!

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14 pensieri su “Curvi nell'estasi

  1. non credo nelle certezze di qualsiasi natura.
    l’essere è autentico quanto più è svincolato dalle abitudini, dalle emozioni, dalle convenzioni, dall’interpretazione solita che siamo abituati a dare al quotidiano, ed altro ancora.
    da quell’elenco che hai fatto farei un’eccezione per l’Amore… mi viene difficile pensare a qualsiasi forma di dipendenza che debba essere curata.
    Bel giorno

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  2. Penso che ci sia una netta differenza tra la dipendenza da nicotina (ed altre sostanze ) rispetto a quella che si prova per l’amore di un figlio. Io non fumo ma mi rendo conto che sono drogata quando mi trovo vicino a mia figlia e mi specchio nei suoi occhi. Che pace!

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  3. @1 pensiero, ci sono “dipendenze” terrifiche e mortali, mi pare. La cura non è assicurata e , se può esserci, uno è libero di scegliere se farla o no.

    @Certamente, Lamaratoneta, ma la dipendenza, anche da chi amiamo, può degenerare in follia in alcuni casi.
    La mitologia è colma di tali esempi…
    Mi viene in mente Saturno e il suo comportamento con Giove. L’uccisione dei figli come possibilità di salvaguardare la propria autorità. E vari sono i modi con cui genitori possono uccidere i figli. Senza armi. Così come la storia e le cronache attuali. Il mio riferimento è ai casi patologici chiaramente, non al “regolare” rapporto madre-figlio.
    Nè mi riferisco ad una sorta di apatia.
    Ho letto di un caso clinico di Jung, il quale testimonia che un giovane guarì della sua psicosi dopo la morte della madre.
    🙂

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  4. Credo che tutti in qualche modo siamo dipendenti da qualcosa,anche qualcuno perchè no.Ed è molto difficile diciamo disintossicarsi pur sapendo che le dipendenze possono farci male.Ci vuole una profonda introspezione e una grande forza di volontà..infondo non siamo mai veramente liberi e le dipendenze cambiano col le varie età.Con le esperienze probabilmente ne siamo più coscienti e forse possiamo provare ad affrontarle,capirle,eliminarle qualora fossero negative per la nostra vera Crescita individuale.

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  5. Leggo e rileggo il tuo post, soprattutto la domanda finale, e continua a venirmi in mente che se è vero che siamo dipendenti da tante cose è anche vero che ci sono diverse “gradazioni” di dipendenza. E forse solo le più forti, quelle che degenerano in psicosi, portano ad una mancanza di autenticità.
    L’esercizio può sicuramente liberarci da quelle che non dipendono da una “malattia mentale” ma anche così, non cadremmo in una diversa dipendenza? Quella della ricerca continua della indipendenza? E poi: saremmo forse diversamente autentici se privati ad esempio dell’insana abitudine al fumo? Non lo credo sai… Tutto sommato non lo credo proprio.
    Ti abbraccio.
    P.S. anche io fumo e non ci penso proprio a smettere, probabilmente hai ragione tu a dire che siamo “dipendenti” dalla nicotina però mi sono resa conto diverse volte di poter quanto meno ridurre al minimo e in certe occasioni addirittura smettere per necessità di convivenza, posso dirti che cmq fumo perché mi piace, perché è una delle cose che nella vita mi concedo senza starci tanto a pensare, proprio, forse, per essere autentica.

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  6. Occorre stabilire modalità della dipendenza. Di cosa stiamo parlando quando parliamo di “dipendenza da” qualcosa? Di solito il “dipendere da” implica un rapporto formale di un certo tipo che dal punto di vista materiale, empirico, come sottolinei tu può essere riempito in tanti modi (il sesso, la sigaretta,ecc.). Quando è inconsapevole la dipendenza è problematica, pericolosa. Io sono per una dipendenza consapevole (o conseziente) e condivisa. Lì è la soglia. Nel caso dell’amore io dipendo da te ma anche tu dipendi da me. Niente di morboso, quindi, ma un aver bisogno l’uno dell’altro, una reciprocità (come diceva Musil, l’amore è una fuga in due).
    ot: eh il problema di fondo è sempre quello: nella fattispecie, nel caso della Mannoia, se vuoi che il tuo messaggio circoli, che arrivi al maggior numero di persone possibili, devi per forza fare i conti con la distribuzione, devi saperti vendere. Oppure se non ti va, resti a fare l’artista di nicchia, per pochi intimi, la tua voce circola solo nei canali alternativi, che peraltro sono quelli frequentati dalle persone che già in anticipo la pensano come te – e si crea un circolo vizioso. Sono scelte che si fanno, ecco.

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  7. Anch’io fumo e non intendo smettere, perchè mi piace farlo. Cerco di moderarmi, perchè non sono d’accordo sul fatto che moderarsi non è possibile, che o fumi quaranta sigarette o smetti del tutto.

    Personalmente non sopporto chi si dichiara con orgoglio esente da vizi, o dipendenze come tu le definisci. Sono piccoli piaceri, che come dice LettriceM, diventano preoccupanti solo quando degenerano in psicosi. Come dice Oscar Wilde e come ho già scritto altre volte, tutti i piaceri repressi restano nel fondo dell’anima e la avvelenano. Di un veleno, forse, peggiore di quello di un po’ di nicotina.

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  8. Condivisibili le posizioni lette, bei contributi. A me rimane dentro il verme del dubbio: e se fumassi accanitamente perchè non del tutto autonomo interiormente?
    Lo vorrei scoprire, ma senza drammi e paturnie, s’intende.
    Sono già sufficienti le problematiche quotidiane.
    🙂

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  9. Mel, una soluzione c’è, provare a diminuire drasticamente. Ogni tanto, e senza paturnie, è anche un buon esercizio per la propria forza di volontà. Una sorta di “esercizio spirituale” 😉 Buona domenica. 🙂

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