Disimpegno forzato

In questi giorni più volte mi è balenato di ritornare a scrivere sul blog, ma altrettante volte ho desistito per il carico di impegni, che rode sempre più il mio tempo libero. Oggi se n’è presentata l’occasione per un incrocio di circostanze favorevoli, tra cui la nullafacenza del mio stare a scuola in modo improduttivo. Da una settimana la mia scuola celebra la settimana dello studente, che il consesso dei miei colleghi ha approvato a maggioranza. Si tratta di un’iniziativa, radicatasi da qualche anno nelle scuole del territorio palermitano, mirante a stravolgere in qualche modo la normale routine scolastica: studenti e professori progettano insieme dei percorsi didattici, da svolgere in aula o all’esterno(musei, spazi aperti, teatro, cinema, etc…), che amplierebbero l’orizzonte culturale degli uni e degli altri; e in effetti un qualche pregio lo si può ad essi riconoscere, per il fatto che gli studenti conoscono, visitano e valorizzano porzioni culturali della città o approfondiscono segmenti del curricolo scolastico, che parlano più dei libri. Solitamente ho dato il mio contributo all’organizzazione della settimana, ma quest’anno, a causa dei miei impegni personali, ho votato no e mi sono mantenuto all’ombra. Ci sono, però, anche delle ragioni di opposizione all’iniziativa, che a mio parere nasce più dal tacito compromesso tra dirigenza e studenti circa l’inutilità di occupare la scuola(forse ce ne siamo liberati) che dalla volontà di dare voce all’autodeterminazione degli studenti: la durata delle attività supera solitamente quella di servizio, la scuola mette già al centro di tutto lo studente, pertanto non è necessario dedicargli un’intera settimana, il protrarsi dell’idea sessantottina che esista un’opposizione tra professori e studenti, scuola e vita, tale che occorra uno spazio dedicato interamente ai desiderata degli studenti. Il rovescio della medaglia è che si trascorrono delle intere giornate a scuola immersi in un tedioso far nulla in sala docenti, a meno che non si venga precettati per una supplenza in una classe non propria. Egoisticamente ammetto che la settimana, a parte la parentesi dello scrutinio, è scivolata via senza pesantezza; e poi è grazie al mio disimpegno forzato che oggi ho potuto aggiornare il blog.

Mi mancava.

Un pensiero su “Disimpegno forzato

  1. Ciao, bentrovato. Una iniziativa simile era stata messa in atto anche nella mia scuola, nella settimana tra il trimestre e il pentamestre (o i due quadrimestri, ora non ricordo); la si chiamava settimana di sospensione delle lezioni, in cui era proibito fare verifiche, sia scritte che orali e si faceva scuola in modo un po’ nuovo. Avevo tentato di fare qualcosa di simile alla cosiddetta ‘classe rovesciata’, la ‘flipped classroom’, ma con scarso successo, e allora avevo ripiegato su lavoro (esercizi differenziati) a gruppi omogenei. Gli studenti più abbienti, coi genitori più sfottenti, approfittavano di questa settimana di interemezzo per andare a sciare.

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