Prima del rave

scansione0003Punire un essere umano per un reato, si sa, non è mai risolutivo. 
Il crescere della civiltà umana ci ha educato ormai antropologicamente a contestualizzare l’ambito, entro il quale il colpevole ha commesso un’infrazione alla legge, a ricostruirne le radici storico-economiche, a indagarne le intime, seppure razionalmente inaccettabili, cause sociali e psicologiche; in questo la cultura occidentale è sicuramente figlia dei padri dell’Illuminismo e nessuno, tranne ben pochi eletti spiriti, sognerebbe un ritorno alla legge del taglione e alla faida barbarica.
Da qui, però, ad eleggere l’impunità, e con essa la certezza, spalleggiata dalla medesima legge, di sottrarsi in qualche modo al tributo con cui il colpevole deve risarcire la società per il danno arrecato, ne passa: la garanzia è degenerata in garantismo, la ricostruzione del quadro, in cui il colpevole ha infranto la legge, in giustificazionismo, la vergogna, che conseguirebbe al danno, in teatralizzazione compiaciuta del gesto compiuto.
Questo è il paradigma che i nostri giovani hanno davanti ai loro occhi, ma la sensazione è che imparino a coniugarlo già a scuola; non ho dati certi, perciò posso affidarmi soltanto a due episodi, fra i tanti, che ho vissuto indirettamente nel corso della mia carriera scolastica.
Un alunno che, di fronte ad un due in matematica, ha dato platealmente della “puttana” alla professoressa.
Un’alunna che, infastidita dal richiamo del professore di inglese, era terminato infatti l’intervallo, gli risponde che farebbe bene a ficcarsi nel culo la penna con cui il collega stava per annotare sul registro di classe l’entrata in ritardo.
Per non parlare degli episodi di violenza, a vario titolo, tra alunni.
La tendenza, soprattutto dei dirigenti scolastici, è quella di insabbiare l’accaduto.
Per prestigio e immagine.
 
Quale è stato, e quale è, il protocollo?
Nota sul registro, convocazione del consiglio di classe con annessi genitori, discussione pomeridiana ad oltranza, cazziatone del dirigente ai docenti, accusati di riflesso per non aver saputo cogliere i punti deboli nella socializzazione, ricerca,  fino a rasentare il ridicolo, delle pezze di appoggio per giustificare l’accusato. Poi, solitamente, quando il clima diventa eccessivamente sfavorevole per il reo, poiché magari si prospetta una sospensione, insorgono le Terese di Calcutta della situazione con una frase che conosco a memoria: “Occorre una punizione che riabiliti l’alunno! Non possiamo sospenderlo, privandolo del diritto allo studio”.
Di solito, pronunciata la frase magica, il volto del dirigente si illumina, i cuori precedentemente inaspriti cominciano ad assaporare la dolcezza del perdono pietistico.
Il colpevole diventa vittima, la vittima colpevole.
Verdetto… assoluzione.
O al limite una punizione esemplare: prestare servizio in biblioteca.
???

17 pensieri su “Prima del rave

  1. Che ci vuoi fare, Melchisedec, essere severi è diventato riprovevole. 

    Fuori ambito scolastico.
    La scorsa primavera, alle tre del pomeriggio, sotto casa mia, un giovanotto alla guida di una Golf (in realtà non ricordo bene , poteva anche essere una Fiat!)  ebbe un colpo di sonno. Uscito di strada, mancò per puro caso un palo della luce, abbattè due alberelli che finalmente cominciavano ad attecchire, fracassò il muso di tre automobili posteggiate…. Per fortuna sua rimase illeso. Io chiamai i vigili. Intanto arrivarono i padroni delle automobili, chiaramente molto preoccupati… Dopo circa due ore , tanto ci volle per concludere la faccenda, mentre uscivo per le mie faccende, incrociai il gruppetto con le carte in mano e sentii uno dei danneggiati che diceva : "Si, mi dispiace tanto per il ragazzo…" con l'aria compiaciuta. Allora non ho saputo tacere e sono sbottata: "E per gli alberi, no , non le dispiace? Perché le automobili si riparano, ma gli alberi nessuno li recupera… E se in quel momento fosse passato qualcuno , sul marciapiede "?
    Il signore in questione mi ha detto che sono crudele. Magari è vero . 

    Dimenticavo: gli alberi sono rimasi là ripiegati su se stessi per un mese, poi sono venuti a estirparli, e non sono stati sostituiti. Il giovanotto in questione, per la cronaca, risultò essere figlio o nipote di un pezzo grosso in Comune… Sic transit. 

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  2. Che ci vuoi fare, Melchisedec, essere severi è diventato riprovevole. 

    Fuori ambito scolastico.
    La scorsa primavera, alle tre del pomeriggio, sotto casa mia, un giovanotto alla guida di una Golf (in realtà non ricordo bene , poteva anche essere una Fiat!)  ebbe un colpo di sonno. Uscito di strada, mancò per puro caso un palo della luce, abbattè due alberelli che finalmente cominciavano ad attecchire, fracassò il muso di tre automobili posteggiate…. Per fortuna sua rimase illeso. Io chiamai i vigili. Intanto arrivarono i padroni delle automobili, chiaramente molto preoccupati… Dopo circa due ore , tanto ci volle per concludere la faccenda, mentre uscivo per le mie faccende, incrociai il gruppetto con le carte in mano e sentii uno dei danneggiati che diceva : "Si, mi dispiace tanto per il ragazzo…" con l'aria compiaciuta. Allora non ho saputo tacere e sono sbottata: "E per gli alberi, no , non le dispiace? Perché le automobili si riparano, ma gli alberi nessuno li recupera… E se in quel momento fosse passato qualcuno , sul marciapiede "?
    Il signore in questione mi ha detto che sono crudele. Magari è vero . 

    Dimenticavo: gli alberi sono rimasi là ripiegati su se stessi per un mese, poi sono venuti a estirparli, e non sono stati sostituiti. Il giovanotto in questione, per la cronaca, risultò essere figlio o nipote di un pezzo grosso in Comune… Sic transit. 

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  3. Sto leggendo in questi giorni un libro molto interessante di Loredana Lipperini dal titolo "Ancora dalla parte delle bambine", che riprende il tema già trattato negli anni 70 da Elena Gianini Belotti nel suo "Dalla parte delle bambine".
    Proprio ieri leggevo un capitolo dedicato al rapporto genitori-scuola, dove si sosteneva come all'asse genitori-insegnanti si stia sempre di più sostituendo l'asse genitori-figli contro gli insegnanti.
    Io tendo ad avere una visione più ampia del problema, che secondo me ormai abbraccia tutte le età della nostra società, e non posso che constatare come adulti ed anziani non siano per nulla esenti da simili comportamenti.
    Ieri mentre ero in servizio col carro attrezzi (con tanto di scritta POLIZIA) per recuperare un mezzo in avaria del reparto scorte, un tale sui 50 che aveva invaso l'incrocio non fermandosi al semaforo giallo, al mio invito di arretrare di quel tanto che mi avrebbe permesso di passare, ha cominciato a sbraitare inveendo contro tutto e tutti. Urlava che era già tanto che si fosse fermato, mentre gli altri passavano anche col rosso, che noi della polizia anzichè stare lì a perdere tempo avremmo dovuto dirigere il traffico etc.etc.
    Eppure non gli avevo che chiesto gentilmente di arretrare di mezzo metro!
    Nel pomeriggio un signore anziano ha letteralmente fermato la macchina in mezzo alla strada per rispondere al cellulare, quando gli ho fatto cenno di spostarsi di lato per farmi passare a cominciato a gesticolare minacciando persino di scendere dalla macchina per prendermi a botte!
    Lasciamo perdere poi l'atteggiamento di alcune "signore" alla fila alla posta o al supermercato.
    Per fortuna c'è in giro anche tanta gente per bene, e l'unica speranza è che anche questa non finisca per adeguarsi alla prepotenza ed all'egoismo dilaganti.

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  4. no, qui da noi abbiamo già passato la fase dell'indulgenza e siamo tornati rigidi come lo eravamo 30 anni fa quando io cominciai ad insegnare e quando  circa il 25% degli alunni non terminava la scuola dell'obbligo e andava a fare i lavoretti a nero. Ora si sta tornando in quel modo e abbiamo ricominciato a dare punizioni esemplari..sospensioni ed esclusioni dalle gite! Io dico la verità, sono disorientata perchè la scuola dell'obbligo non è un liceo e i ragazzi non si possono sbattere fuori con questa facilità. Insomma, noi qui mi sembra che ci stiamo adeguando velocemente agli indirizzi del governo..e non dico altro…
    Buonanotte Mel 

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  5. @Ornella, è un caos, reale e virtuale. 

    @Kappadue, è così, è in atto infatti una "mutazione" antropologica e sociale di proporzioni immani, tanto che gli strumenti di analisi appaiono sempre più inadeguati rispetto alla realtà.

    @Povna, sì, il riferimento è all'attualità.

    @Alidada, in Sicilia siamo un po' duretti a recepire gli adeguamenti richiesti dalle Istituzioni. Quanto alle punizioni, sospendere a tutto spiano non è risolutivo, ma neanche chiudere sempre gli occhi e giustificare ad oltranza.

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  6. concordo con quanto dice Mel sul fatto che non si può sempre giustificare da un lato, anche se dall'altro credo, con Alidada, che non ci possano essere direttive dall'alto e che ogni storia varia risolta caso per caso, come a sé, per meglio comprendere quale è il modo più adeguato perché la punizione sia anche essenziale per aiutare chi ha commesso fatti a crescere bene e per rispettare la funzione della scuola dell'obbligo, ma anche no (che non è quella di espellere gli incerti dal suo tessuto educativo).
    ma più in generale, specie se pensiamo all'attualità recente, credo che non si debba credere ciecamente a ciò che racconta la stampa, perché è così facile dipingere chi commette sbagli come un mostro… 
    e se chi ha commesso atti atroci (per i quali, sia chiaro, non ci sono scusanti) non fosse un mostro, ma una persona viceversa positiva? e se nulla della sua storia lasciasse pensare che sarebbe successa una cosa del genere? riflettiamo anche sul potere alienante della chetamina, sul senso di giustizia male indirizzato, e sulla stevensoniana storia di Jeckyll e Hyde…
    di certo, quando succedono cose così, la colpa è anche della società educativa tutta, ma forse è una colpa che non passa da punizioni (che non ci sarebbe stata occasione di dare), ma da una incapacità cronica di non ascolto di ben più sottili richieste di aiuto…

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  7. Sono pienamente d'accordo, Mel. Io ho smesso di mettere note sul registro, perchè la nota si trasforma all'istante, agli occhi del dirigente ma anche dei colleghi stessi, in atto d'accusa nei confronti dell'insegnante, reo di non essere stato capace di evitare il comportamento che ha causato la nota.

    Una volta, di fronte a un alunno che, dopo un divieto di uscire dall'aula,  ha fatto pipì nel cestino della carta, il commento più frequente dei colleghi è stato: "Chi c'era in cattedra? Ah, il collega di fisica, quello là….per forza…con me non sarebbe mai successo!"

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  8. L'accenno di Gipsy alla pipì mi ha fatto ricordare quella volta che , esasperata dalle continue richieste di uscite igieniche proprio nell'ora successiva all'intervallo, per una settimana ho fatto provare, ai miei alunni di quarta elementare, l'intervallo stile  anni '60. Tutti in fila, maschi di qua, femmine di là, prima si va al  bagno e poi  si fa merenda. Ho suscitato parecchia ilarità, suppongo, perfino tra il personale ausiliario. Dopo non potevano dire che gli scappava. 
    Però c'è sempre la possibilità di una emergenza… proibire l'uscita al bagno talora ti può inguaiare seriamente… oramai le patologie, anche e soprattutto nei bambini piccoli si sprecano, e noi siamo come al fronte. Nel mio ultimo anno di insegnamento non ricordo una giornata in cui non sia stata costretta a chiamare genitori  di alunni sofferenti: mal di pancia, mal di testa, febbre, nausee varie, necessità di cambiare le mutande, mal d'orecchie.  Per non parlare degli infortuni : cadono come peri  dondolandosi sulle sedie, si tagliano mentre facciamo collage, si scontrano con lo spigolo del banco quando li chiami alla lavagna… 
    Su quanto  afferma Povna ( le  sottili richieste di aiuto ) sono anche d'accordo, ma diciamo che gran parte di noi ( e mi ci metto pure io, sia chiaro ) non siamo "grandi anime". Magari siamo persone  volenterose di guadagnarsi il pane, ma non particolarmente dotate a livello di comprensione umana! 
    Sono comunque convinta che manca a questi tempi il concetto di    responsabilità individuale: ciascuno di noi  invoca le attenuanti, appena viene colto in fallo. Ma la colpa ( parola troppo forte ? ) esiste, anche se  nessuno sembra disposto ad assumersela, vogliamo solo condividerla. E magari nemmeno questo… 

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  9. @Sante parole, Gipsy!

    @Ornella, solitamente chiedo, privatamente, agli allievi se hanno particolari patologie, talvolta è necessario che esibiscano una dichiarazione medica. A me non interessa sapere di che soffrano, ma appurare che hanno necessità di recarsi spesso al bagno.

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  10. sul recarsi in bagno, anche io ho adottato la strategia di Mel, e devo dire che tutto sommato funziona. Tra l'altro, io sono stata alle elementari una di quelle bambine che doveva recarsi in bagno assai più del normale, causa cistite (ma la mia mamma portò regolare richiesta medica alla maestra – cosa che poi mi ha ispirato nella condotta simmetrica quando sono passata dall'altra parte della cattedra!).
    sul resto: la responsabilità individuale non si tocca, tanto è vero che io rifuggo sempre, nel mio piccolo, da 'difendere' colleghi in nome del fatto che sono colleghi, oppure 'accusare' genitori o dire le solite estreme banalità sui giovani solo perché sono appunto rispettivamente genitori e alunni. resta il fatto che molto spesso succede che grandi catastrofi, oppure episodi che rovinano molte vite, commessi magari da giovani non sono preceduti, checché ne dica la stampa, la vox communis o la fama dalle penne colorate, da niente che possa 'fare scuola'. I ragazzi che le compiono, insomma, non sono stati dei Franti, magari non dei Derossi, ma spesso tanti, normali, "Enrico Bottini" (o dei Muratorini, o dei Corelli). Ed è su questo piano più ampio, che non riguarda un fatto singolo, ma una più generale visione del sistema educativo e sociale, che dovrebbe scattare un bell'esame di coscienza collettivo, secondo me (cosa che mi pare dica, partendo da esempi diversi, anche Mel). E proprio per questo parlavo dalla costitutiva incapacità della società tutta, scuola in primis, di ascoltare richieste di aiuto più sottili, che spesso sono ultrasuoni che si perdono in un rumore bianco.

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  11. Vorrei precisare che la mia osservazione sul bagno non era certo un appunto sullo stile educativo di Mel o della Povna, che giustamente mi hanno voluto rispondere sull'argomento. Non voglio fare una lezione sull'educazione igienico sanitaria dei nostri più giovani… si andrebbe lontano.
    Da quanto ho letto sia sul blog di Melchisedec  che su quello di Povna non sono certo persone che si tirano indietro quando si tratta di educare alla responsabilità ( ricordo un certo episodio in particolare) o affrontare situazioni spinose salvaguardando il bene di tutti .
    Certo che insegnando alle scuole superiori affrontate ben più pesanti situazioni. In prima elementare si deve partire da cose minime, che un tempo si davano per scontate, e questo è un segno dei tempi. Quando mai ai miei/nostri tempi le maestre dovevano scrivere decaloghi come questi qua sotto, da tenere in vista e richiamare all'occorrenza? 

    – Salutare quando si entra in classe
    – chiedere il permesso prima di usare le matite o colori del compagno
    – gettare la carta della merenda nel cestino
    – rispettare l'ordine ( = non spingere i compagni) quando si esce / entra nell'aula
    – Coprire la bocca con la mano quando si sbadiglia
    – Usare il fazzoletto per soffiare il naso….

    Potrei continuare. E adesso non vorrei fare la parte di quella che denigra i colleghi, ma la differenza tra le classi in cui queste piccole cose vengono evidenziate e fatte rispettare e quelle in cui nemmeno se ne parla, generalizzando al solito "vogliamoci bene / siamo tutti amici" , la differenza si vede, e come  se si vede… 

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  12. @Sì, Povna, visione del generale e del particolare. Grazie per i contributi! 

    @Ornella, a volta il tuo decalogo è valido anche per gli allievi del primo anno; non tutti chiaramente. E quindi che si fa? Prove tecniche di convivenza.

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